Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Partiti al bivio. Ora proposte, non propaganda

L'ex premier Silvio Berlusconi (s) con il neo presidente del Consiglio Mario Monti (di spalle)

  • a
  • a
  • a

Silvio Berlusconi ha benedetto il governo di Mario Monti promettendo lealtà anche nelle decisioni impopolari e spiegando che mentre i supertecnici lavorano, il centrodestra potrà rilanciarsi, ringiovanirsi e rivincere le elezioni. Il piano del Cavaliere non fa una grinza, tranne per un dettaglio: non sappiamo quale Europa e quale mondo avremo da qui ad un anno. E di conseguenza certi calcoli facili sulla carta rischiano di scontrarsi con una situazione perfino peggiore di quella attuale. L'avvio di settimana è stato tra i più drammatici. In poche ore si sono succedute una sfilza di pessime notizie: Moody's minaccia – stavolta senza marce indietro tipo Standard & Poor's – di togliere alla Francia la tripla A; il congresso Usa è di nuovo alle prese con il debito ormai prossimo al 100 per cento del Pil ed al tetto concordato tra democratici e repubblicani appena tre mesi fa; la Bundesbank ha tagliato dall'1,8 allo 0,5 per cento la stima di crescita della Germania, e prevede una recessione globale che non risparmierebbe neppure la Cina. In questa situazione l'eccellenza dell'esecutivo di Mario Monti e l'ottima copertura di Giorgio Napolitano non bastano. Nessuno si salva da solo, ed i partiti non possono illudersi di andare in vacanza mentre c'è chi fa il lavoro sporco al loro posto. Non può illudersi il centrodestra, e ancora meno la sinistra. Che ha un motivo in più di (urgente) riflessione. Questo: in Europa sono saltati molti governi, ultimo quello socialista di Zapatero i cui fuochi d'artificio giovanilisti e laicisti non hanno retto un attimo alla crisi, e se ora in Spagna qualcuno paga di più sono i giovani, le donne, i poveri. Solo in Italia però di fronte all'alternativa delle elezioni, i fatti hanno imposto il supergoverno di tregua nazionale. Al Pd e dintorni non viene il sospetto che alla Bce, ad Angela Merkel e soprattutto a Giorgio Napolitano il rimedio sia sembrato peggiore del male? Non è più tempo di propaganda. Non ci sarà un altro governo Berlusconi, e quindi non può più esserci spazio né per l'antiberlusconismo né per l'iperberlusconismo, ma solo per comportamenti e programmi all'altezza. Tra le decisioni che Monti prenderà ci auguriamo di vedere finalmente i tagli a privilegi e costi della politica, dai vitalizi alle province: ed evidentemente non importa quanto valgano come risparmio assoluto. Ecco un primo esame-finestra della serietà dei partiti. Il Cavaliere ha offerto un endorsement sulla reintroduzione dell'Ici: non facile dal momento che la sua abolizione, nel primo consiglio dei ministri del 2008, fu la bandiera del centrodestra. Ora però i suoi parlamentari devono affiancare il governo nel far sì che la nuova tassazione garantisca non solo soldi al Tesoro e ai comuni (sui quali occorrerà vigilare perché non ne se li mangino), ma anche una prospettiva certa sia alle famiglie sia a un'industria che finora ha garantito quel poco di crescita che c'è, e che non può bloccarsi. Tra Ici, Imu, Res, Iva, rendite catastali, federalismi vari, l'immobile rischia di trasformarsi da quel grande paracadute sociale e patrimoniale che è stato finora in elemento destabilizzante. Questo non è possibile per il bene durevole per definizione. Al tempo stesso non è vero che le tasse sulla casa siano oggi, senza Ici sulla prima abitazione, le più basse d'Europa: cifre Ocse 2010 alla mano, in Germania si paga lo 0,18 per cento del Pil, contro lo 0,54 dell'Italia. Si reintroduca quindi ciò che occorre, ma oltre che nel segno dell'equità e del rigore si agisca anche in quello della stabilità. Questo è il tipico terreno sul quale centrodestra e centrosinistra devono dare un contributo serio. La casa non ha colore politico, non vota. Farne oggetto di propaganda sarebbe imperdonabile. Stessa cosa per le pensioni. Abolire l'anomalia di quelle di anzianità appare logico, ma poi si chiuda la partita. E ancora di più per il mercato del lavoro: non si scherza con il pane quotidiano. Riforme che, come l'austerity, devono essere davvero condivise, non votate oggi con il retropensiero di smontarle dopo il 2013. Su internet impazza il video di Nigel Farage al parlamento europeo: è il leader dello United Kingdom indipendence party che si batte per l'uscita dell'Inghilterra dall'Unione europea. Farage sostiene la nota tesi che Italia e Grecia siano vittime di un golpe ordito da Germania e Francia. Forse Mario Monti pensava anche a lui quando ieri ha ripetuto che il Parlamento dovrà essere centrale nei mesi futuri. Noi ai complotti non crediamo, e come Mario Sechi pensiamo che il premier non deve impantanarsi né in concertazioni né in compromessi al ribasso. Sono i partiti, quelli responsabili, a doversi alzare di livello: o lo fanno ora, o nel 2013 avranno un risveglio molto brusco.

Dai blog