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Fiat azzera tutti i contratti. Marchionne: più competitivi

Sergio Marchionne

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Fiat azzera gli accordi sindacali in tutti gli stabilimenti. Era una decisione annunciata e di fatto già metabolizzata dai sindacati tant'è che solo la Fiom ha alzato le barricate. Il punto di partenza è l'addio del Gruppo Fiat alla Confindustria e la messa in discussione del contratto nazionale. da quel momento si è messo in moto un meccanismo che dovrebbe portare ala creazione di un contratto auto sull'esempio di quanto accade in Europa dove non sono contemplati contratti nazionali omnicomprensivi. In Germania, per fare un esempio, c'è il contratto della Wolkswaghen. Fiat ha comunicato ai sindacati che la disdetta degli accordi sindacali vigenti, e «ogni altro impegno derivante da prassi collettive in atto» in tutti gli stabilimenti automobilistici italiani, parte da gennaio 2012. L'azienda ha comunque precisato che si rende disponibile «a promuovere incontri per finalizzare e valutare le conseguenze del recesso» e «alla eventuale predisposizione di nuove intese collettive». Il che vuol dire che a breve potrebbero essere convocati tavoli di discussione con i sindacati per definire il nuovo contratto. L'obiettivo di Torino è di estendere a tutti gli stabilimenti il contratto applicato a Pomigliano e Mirafiori. «Entro il 31 dicembre - è il commento di Roberto Di Maulo, segretario generale del sindacato autonomo Fismic - bisogna realizzare il contratto auto. Era già un impegno, ora è urgente e pressante». L'amministratore delegato del Gruppo, Sergio Marchionne, parlando alla conferenza degli industriali britannici, ha ribadito le ragioni di questa strategia. «Fiat ha agito in maniera autonoma, senza chiedere aiuto o altre forme di sostegno, per eliminare le inefficienze nelle nostre linee di produzione in Italia e assicurare loro un futuro». Ma questa operazione, ha sottolineato, ha suscitato «resistenze ideologiche». L'obiettivo, ha detto il manager, è di «fare la nostra parte nello sviluppo dell'economia locale, ovunque operiamo». È per questi motivi, ha detto ancora Marchionne, che Fiat ha deciso di «trasferire la produzione della nuova Panda dalla Polonia, dove il suo predecessore è stato costruito negli ultimi otto anni con grande qualità, al sud Italia». «Questa decisione, difficile da spiegare agli analisti finanziari, non è stata presa in base a logiche puramente razionali o finanziarie, ma perchè capiamo l'importanza che l'industria dell'auto ha per l'economia di una nazione». Poi l'ad è tornato sui motivi che hanno portato all'alleanza con la Chrysler. «Se Fiat avesse continuato a investire da sola in Italia i rischi sarebbero stati enormi: alte spese non condivise, volumi insufficienti e alti costi di produzione. Invece, grazie al legame con Chrysler, Fiat - ha insistito - ha l'opportunità di essere globale una volta di più con l'accesso a mercati extraeuropei». In sostanza l'alleanza con Chrysler «offre l'opportunità per affrontare la situazione negli stabilimenti italiani, dove i livelli di produttività sono stati per anni troppo bassi per essere competitivi». La partnership dà la possibilità di «aggiornare il sistema industriale per raggiungere gli standard necessari per competere a livello internazionale e, di conseguenza, essere capaci produrre per esportare in mercati più esigenti come gli Stati Uniti». E i numeri parlano chiaro: quest'anno Fiat e Chrysler insieme raggiungeranno i 4,2 milioni di vetture vendute e diverranno così il quinto gruppo mondiale. Marchionne ha confermato l'obiettivo dei 6 milioni di unità vendute entro il 2014 ma ha smentito per il 2012 la fusione con Chrysler e l'acquisizione della quota in Chrysler detenuta dal fondo Veba gestito dal sindacato Uaw. Non sono neppure in programma per il prossimo anno «operazioni straordinarie» finalizzate a un aumento di capitale. L'ad ha anche rinnovato il sostegno della Fiat al premier Monti.Intanto, a Piazza Affari la galassia Agnelli è nel mirino delle vendite: Exor cede il 6,25% a 13,88 euro, Fiat arretra del 5,10% a 3,66 euro, Fiat Industrial del 3,60% a 6,02 euro. La holding della famiglia Agnelli ha dichiarato di aver comprato sul mercato delle azioni risparmio. In particolare, è salita al 5,04% del capitale della categoria di Fiat Spa dal precedente 2,9% e al 5,82% di Fiat Industrial, detenendo già il 2,9%. La Fiom continua nella lotta barricadera: «Estendere l'accordo di Pomigliano a tutti i 72mila lavoratori del gruppo Fiat non vuol dire solo estendere un brutto accordo» ha commentato il segretario del sindacato dei metalmeccanici, Maurizio Landini.

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