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Bossi non va a cena ad Arcore

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Silvio Berlusconi (S) e Umberto Bossi

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Forse è presto per parlare di una rottura. Ma una crepa sicuramente lo è. Ieri era lunedì, il primo lunedì sotto il governo Monti. E ad Arcore sarebbero dovute riprendere le cosiddette «cene del lunedì». Le cenette tra Berlusconi e Bossi. E invece ieri il Cavaliere ha atteso per tutto il giorno il Senatùr a villa San Martino. Ha atteso sino alla fine della riunione della segreteria federale della Lega in via Bellerio, al termine della quale ha saputo che Bossi non si sarebbe fatto vedere. È un gesto. Che in politica vale più delle parole. Pure quelle non erano state male. In mattinata Roberto Maroni aveva spedito un bel siluro: «Berlusconi ha ceduto perché Mediaset era crollata in Borsa? Negli ambienti parlamentari gira questa versione. Ma lui ha ceduto anche per le troppe pressioni, interne ed esterne. Però non ho capito perché ha mollato sulle elezioni. In 45 giorni si poteva andare al voto. Il presidente Napolitano, all'inizio, ha chiarito che le strade erano solo due: o un nuovo governo che non fosse un ribaltone, oppure elezioni. Sarebbe bastato che Berlusconi dicesse: ok, questo governo Monti di fatto è un ribaltone, e si andava diritti al voto. Il Cavaliere ha scelto un'altra strada. Rispetto la sua scelta, ma questa è la prima vera separazione tra lui e la Lega negli ultimi tre lustri». Ormai è chiaro nel Pdl che da parte del Carroccio è partito l'assalto. «Hanno deciso che per recuperare i voti persi li devono sottrarre a noi», spiega un big del Pdl. Come se non bastasse a via Bellerio, a metà pomeriggio, si fa vedere anche Giulio Tremonti. Ormai di fatto è un dirigente della Lega anche se il Carroccio rifiuta questa affermazione e lo rispedisce nel campo pidiellino continuando a considerarlo un uomo di Berlusconi. Sembra un paradosso. Nel partito dell'ex premier ci sono ovviamente sensibilità diverse. La parte nordista è preoccupata dall'ipotesi rottura con la Lega. Maurizio Lupi getta acqua sul fuoco e ci tiene a sottolineare che l'appoggio al governo Monti «non è la costruzione di una nuova alleanza», ma questo periodo servirà per costruire un centrodestra più forte e una più salda alleanza con la Lega. «Abbiamo ribadito con forza e l'ho sentito anche dalle parole di Maroni e altri - dice Lupi -: per noi questo tratto di strada che stiamo affrontando insieme a sostegno del governo Monti non è la costruzione di una nuova alleanza». «Crediamo fortemente al bipolarismo e siamo convinti della bontà dell'azione del governo Berlusconi e dell'alleanza con la Lega - proseguee -. Siamo convinti che questo anno che abbiamo davanti ci permetterà di costruire un centrodestra più forte e un'alleanza con la Lega più solida per presentarci alle prossime elezioni e vincere». Aggiunge il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni: il Pdl sta lavorando per presentarsi assieme alla Lega alle prossime scadenze della politica nazionale. Scandisce le sillabe: «Il Pdl e la Lega hanno detto di voler essere fedeli al patto con gli elettori e in Regione continueranno assieme, ma io aggiungo che vogliamo lavorare per essere di nuovo insieme anche negli scenari della politica nazionale nelle prossime scadenze». E chiude al Terzo Polo: «I cittadini hanno ormai fatto proprio lo schema bipolare, non credo che per una terza posizione ci sia una grande possibilità di successo». Insomma, il dibattito è aperto e l'esito è incerto.

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