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La sfida del Professore all'Europa

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Il presidente del Consiglio Mario Monti e la moglie Elsa all'uscita da palazzo Chigi

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Il Consiglio dei ministri di oggi, oltre al provvedimento su Roma Capitale, difficilmente partorirà misure significative. Il premier Mario Monti nel week end ha lavorato per affrontare gli impegni europei che sono la vera priorità del momento. Domani incontrerà i presidenti della Commissione europea Josè Barroso e del Consiglio Ue, Van Rompuy mentre giovedì sarà a Strasburgo per vedere il Cancelliere Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy. Monti nel discorso programmatico ha lascitao intendere che intende riconquistare per l'Italia un ruolo di primo piano nelle decisioni europee. Anche se il taglio del rating pesa come un macigno e lo stress a cui sono sottoposti i titoli del debito hanno posto il Paese in una posizione di debolezza, Monti si propone di costruire con Parigi e Berlino un rapporto paritario. Il che significa non un atteggiamento da Paese commissariato ma capace di svolgere un ruolo di primo piano nell'affrontare la crisi economica dell'Eurozona. Negli incontri europei Monti si presenterà con un pacchetto di proposte forti, che sono quelle già enunciate nel discorso programmatico alle Camere, e non quindi con un semplice rendiconto delle risposte alle sollecitazioni di Bruxelles. Da Palazzo Chigi filtra che in particolare sulle pensioni, Monti dirà chiaro e tondo che il sistema italiano è più avanti di quello francese e tedesco per quanto riguarda l'età di pensionamento per vecchiaia e che le «anomalie» saranno corrette a breve. Il premier darà rassicurazioni sull'intenzione di affrontare di petto il nodo del debito pubblico. L'agenda europea ha un'importanza prioritaria per Monti che vuole così coordinare con la Ue il piano di crescita e di correzione dei conti. A fine settimana dovrebbe incontrare la Confindustria e i sindacati per entrare nel dettaglio delle misure ma avendo già in tasca il consenso europeo. Si prospetta una manovra correttiva da 15-20 miliardi. Messaggi di fiducia già sono arrivati. Dopo le telefonate di Sarkozy e della Merkel a ridosso del voto di fiducia, ieri il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle, incontrando il collega italiano Giulio Terzi ha espresso «pieno apprezzamento». «Sono certo che l'Italia sarà in grado di attuare le misure per stabilizzare i conti e riavviare la crescita» ha detto e ha rimarcato che è «stato convenuto che la stabilità della zona euro deve essere rafforzata migliorando l'efficacia dell'Unione economica e monetaria» anche con «modifiche limitate ai trattati Ue». Monti punta ad avere voce in capitolo sulle due partite degli Eurobond e del ruolo della Bce. Bruxelles ha messo a punto un documento che sarà varato mercoledì prossimo, nel quale rilancia l'idea di un'agenzia europea per la gestione del debito sovrano e stringe i tempi sulla fattibilità di quelli che preferisce chiamare «stability bond». L'obiettivo è definire una roadmap entro la metà di febbraio. Sono tre le opzioni per arrivare all'emissione di Eurobond in parallelo a un nuovo giro di vite sulla vigilanza sui conti pubblici. Il documento della Commissione (un cosiddetto Libro verde) fa parte di un pacchetto di misure anti-crisi che sarà adottato sempre mercoledì e che comprende anche due proposte di regolamento destinate a rafforzare la disciplina di bilancio e i controlli esercitati dalle autorità di vigilanza europee sui conti pubblici nazionali. Nella bozza del Libro verde che oggi sarà al centro di un'ultima riunione tecnica, si legge che anche solo la «prospettiva» di emettere Eurobond (o stability bond che dir si voglia), potrebbe «potenzialmente e velocemente alleviare» l'attuale crisi dei debiti sovrani. Questo perchè, spiega la Commissione, indipendentemente dalle soluzioni tecniche che saranno scelte, se è vero che l'effettiva nascita degli Eurobond richiederà «del tempo», è anche vero che già il solo effetto annuncio potrebbe avere un «impatto immediato sulle aspettative dei mercati» e allentare la pressione sui Paesi attualmente in difficoltà. Affinchè questo scenario si realizzi, avverte comunque Bruxelles, sarà indispensabile che la messa a punto di una roadmap per arrivare agli Eurobond sia accompagnata in parallelo da un «sostanziale rafforzamento della viglianza sui conti pubblici e del coordinamento delle politiche» di bilancio. Solo così si potrà neutralizzare le tentazioni di «azzardi morali» che gli stability bond potrebbero generare tra i governanti dei Paesi con problemi di bilancio. Tre le ipotesi sul tavolo che, secondo alcune analisi contenute nel documento, potrebbero portare i rendimenti degli Eurobond a essere solo di mezzo punto superiori ai Bund tedeschi. La completa sostituzione delle emissioni di titoli pubblici nazionali con Eurobond garantiti da tutti i Paesi di Eurolandia, la sostituzione parziale senza garanzie congiunte e con una responsabilità pro-quota in capo ai singoli Stati. Le prime due soluzioni darebbero maggiori vantaggi, ma richiederebbero modifiche del Trattato e tempi lunghi. Inoltre, si scontrerebbero contro i vincoli imposti al governo tedesco dalla Corte Costituzionale. La terza opzione potrebbe essere realizzata invece in tempi rapidi ma con minori vantaggi.

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