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Il complotto? No, politica debole

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Il governo di Mario Monti giura al Quirinale

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C'è chi l'ha definita «figlia dei poteri forti», richiamandosi a Goldman Sachs, Trilateral, Bilderberg. Chi l'ha definita la longa manus della tecnocrazia che vuole decidere i destini del mondo con un occhio particolare alla moneta unica. Chi ha parlato persino di golpe, scomodando la massoneria e ipotizzando un improbabile accordo con il Vaticano. La nascita del governo Monti ha scatenato un dibattito serrato, immerso nella dietrologia ma pur sempre con connotati di ragionamento che, anche nelle tesi più ardite, meritano rispetto. Eppure seguendo il filo cronologico degli avvenimenti più che l'onda emozionale della tesi complottista, la spiegazione di ciò che sta accadendo è sotto gli occhi di tutti: la politica, questa politica, non è stata in grado né di presentare un'azione forte di governo utile a superare l'emergenza né di offrire un'alternativa credibile al Paese e ai mercati. Il Tempo - con un editoriale del direttore Mario Sechi - l'ha detto chiaramente, nero su bianco. E il mondo intellettuale italiano si è ritrovato a ragionare su questa posizione. «Non è un esecutivo di tecnici che si contrappongono alla politica», assicura all'Adn Kronos Alessandro Campi, docente di Storia del pensiero politico all'Università di Perugia: «Fin dall'inizio Monti ha tentato di coinvolgere politici nel suo esecutivo per rafforzarlo. È una squadra di governo che non nasce contro la politica di professione o di Palazzo». Lo stesso Monti, parlando in Senato, ha rimarcato che il suo governo lavorerà «non con la supponenza di chi è tecnico rispetto alla politica. Se si guardano i singoli membri del governo - sottolinea il politologo - si può notare come siano tutte persone di grande spessore, e tutte sono riconducibili a un sistema di relazioni che va oltre la loro professione». Per Campi, dunque, «l'etichetta di ministro tecnico è ambigua. Il fatto che non si faccia parte di un partito, non significa che i ministri non abbiano orientamenti politici. È vero invece il contrario. Sarà un governo tecnico-politico». Per l'ex sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, «ha ragione Sechi: la politica in Italia ha fatto crack. È stata del tutto incapace di risolvere i problemi sociali, economici e finanziari». Cacciari prosegue: «La qualità dei ministri non è in discussione, quelli che io conosco sanno che è sempre la politica, ahimè, ad avere poi l'ultima parola». Perciò i ministri sono consapevoli dei limiti del loro mandato, la durata dell'esecutivo dipenderà molto dalla capacità di Monti, ma hanno ottime possibilità di arrivare al 2013. E per qualcuno di loro, a partire dal premier, anche dopo». Per Paolo Armaroli, docente di Diritto pubblico comparato presso la Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Genova, «è un governo del Presidente Napolitano, ma dopo l'approvazione della fiducia alle Camere sarà un governo di tutti (perché appoggiato da tutti) e perciò, pirandellianamente, di nessuno». Contrario alla tesi del complotto anche Veltroni, che in tv dalla Annunziata ha escluso un problema di poteri forti: «Un tema- ha detto Veltroni - che unisce estrema destra ed estrema sinistra, e chi non capisce che i poteri forti ci sono quando la politica si unisce con la mafia non quando tutto avviene alla luce del sole. Non considero Corrado Passera né un pericolo, né un uomo dei 'poteri fortì e delle banche», ma un uomo «che ha trasformato le Poste, che andavano con il calesse, in unafra le più moderne aziende del Paese». L'ipotesi complottista, invece, vede fermo sulle proprie posizioni Nichi Vendola la novità positiva del Governo guidato da Mario Monti è offuscata dall'ombra degli interessi lobbistici, incarnati da alcuni membri del nuovo esecutivo. Intervistato da Fabio Fazio a 'Che tempo che fa', il leader di Sel ha osservato che l'anomalia del governo Berlusconi risiedeva nella «commistione tra pubblico e privato. Creare discontinuità - ha sostenuto - significa mettere una linea di demarcazione netta tra interesse privato e interesse collettivo, e proclamare il primato del bene collettivo, rispetto agli interessi lobbistici. Da questo punto di vista, con tutta la simpatia e il rispetto per Monti, anche nel suo Gabinetto c'è qualche ombra che danza». E Mentana, su Facebook, commenta così: «Hanno appaltato a Monti l'ultimo quarto della legislatura, perché metta mano coi suoi tecnici all'opera di restauro e ristrutturazione dell'azienda Italia, che i partiti non sapevano o non volevano fare. Una supplenza, un commissariamento? La verità è che per evitare la bancarotta del paese i partiti hanno dovuto ammettere la bancarotta della politica».

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