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E le parole di Giorgio fanno tremare il governo

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con alcuni bambini

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Le reazioni erano previste e prevedibili. Ma le parole di Giorgio Napolitano sulla cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia rischiano addirittura di mettere in discussione la sopravvivenza del governo guidato da Mario Monti. Già perché se nel centrosinistra e nel Terzo Polo si applaude al Capo dello Stato e si chiede di accelerare l'iter di una legge sulla materia, Lega e Pdl non ci stanno e sottolineano che l'immigrazione non può entrare a far parte dell'agenda di un esecutivo nato per affrontare soprattutto l'emergenza economica. Così il clima di unità nazionale vacilla.   La parole più dure arrivano dal Carroccio. «Non vorrei che questa idea - tuona l'ex ministro Roberto Calderoli - altro non sia che il "cavallo di Troia" che, utilizzando l'immagine dei "poveri bambini", punti invece ad arrivare a dare il voto agli immigrati prima del tempo previsto dalla legge». In ogni caso, assicura, la Lega «è pronta a fare le barricate in Parlamento e nelle piazze». Stessa linea per l'ex titolare del dicastero dell'Interno Roberto Maroni: «Il principio dello "ius soli" è uno stravolgimento dei principi contenuti nella Costituzione». Ma anche nel Pdl non mancano voci contrarie. Per il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri «non si possono affrontare le leggi sulla cittadinanza a spallate e con semplificazioni che francamente rischiano di complicare e non di semplificare la vicenda», mentre il suo omologo alla Camera Fabrizio Cicchitto avverte: «La priorità riguarda i temi economici che devono concentrare l'attenzione delle Camere di qui a fine anno. Se si propongono questioni fuori dall'agenda proposta nel suo discorso dal presidente Monti allora potrebbero emergere anche altri temi fra i quali alcuni riguardanti la giustizia». E Ignazio La Russa rincara la dose: «Questa materia è estranea all'emergenza economica per cui nasce il governo Monti ed è invece adatta a farci andare dritti dritti alle urne!» Di tutt'altro tenore, ovviamente, le reazioni nel campo avversario. «Lo condivido pienamente» risponde secco il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini a chi gli chiede un commento sull'appello di Napolitano. Mentre il presidente della Camera Gianfranco Fini non ha dubbi: «In un Paese civile le parole di Napolitano dovrebbero essere sottoscritte da tutti per la loro oggettiva validità. Mi pare un modo originale di porre la questione. Questi sono temi che stanno nell'agenda politica e del Parlamento, spero che il mutato clima che si sta vivendo, renda possibile lavorare su questo».   E se Nichi Vendola loda le parole «di assoluta saggezza e straordinaria modernità» del Capo dello Stato il Pd va in pressing perché si approvi al più presto un provvedimento sulla materia. Dopotutto, intervenendo in Aula per dichiarare il voto di fiducia al governo Monti, Pier Luigi Bersani aveva già sollevato il tema chiedendo che il nuovo esecutivo se ne occupasse. «Le parole, come sempre determinate e sagge, del presidente della Repubblica sul riconoscimento della cittadinanza italiana ai bambini figli di immigrati nati in Italia - sottolinea il presidente dei deputati Democratici Dario Franceschini -, ci spingono a legiferare con urgenza. Noi crediamo che la norma stralcio su cui, ad eccezione della Lega, vi è sempre stata una larga condivisione di tutte le altre forze politiche, potrebbe essere approvata in Aula alla Camera prima di Natale». Contemporaneamente il senatore del Pd Ignazio Marino annuncia di aver depositato un disegno legge firmato da 113 senatori (seconda firma del capogruppo Anna Finocchiaro) che prevede l'attribuzione della cittadinanza ad ogni nato sul territorio italiano indipendentemente da quella dei genitori. A giudicare dalle polemiche scatenate dalle parole di Napolitano, però, l'approvazione non sarà semplice.

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