Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Non ci siamo.

Esplora:
default_image

  • a
  • a
  • a

Igoverni dei paesi più a rischio dal punto di vista del debito sovrano, Grecia, Spagna e Italia sono cambiati. Un segnale di rinnovamento politico passato sia per le consultazioni popolari sia per quelle più ristrette negli ambiti istituzionali con il conferimento del governo ai tecnici. Per un attimo si è pensato che la crisi finanziaria e gli attacchi speculativi fossero solo un ricordo. Le tensioni sugli spread soprattutto quelli italiani rispetto ai Bund tedeschi si erano infatti stemperate. L'effetto Monti contro la speculazione era un dato oggettivo. Cambia tutto. Bisogna impegnarsi ancora perché i cambi di timone senza le misure non bastano. Alla riapertura dei mercati ieri il segno rosso è stato infatti predominante per tutta la giornata. E il lunedì è stato ancora una volta un lunedì da dimenticare. Le Borse europee sono scivolate pesantemente con cali compresi tra i due e i quattro punti percentuali, Wall Street ha cominicato una settimana molto debole, gli spread tra i titoli di Stato del Vecchio continente hanno continuato a oscillare su valori slegati dai fondamentali economici e comunque in crescita su valori non distanti da quelli registrati nei momenti topici della crisi politica che ha portato alle dimissioni di Silvio Berlusconi. Non era solo la sua presenza a Palazzo Chigi il motore del rialzo dello spread. Sono stati tanti i motivi di tensione che hanno comunque affossato Piazza Affari. E questa volta il governo italiano non sembra entrarci molto. La paura questa volta è arrivata dagliStati Uniti: la supercommissione anti-deficit sarebbe pronta ad annunciare di non aver raggiunto un accordo per tagliare il deficit di 1.200 miliardi di dollari in 10 anni, un fallimento della politica che rischia di riaccendere la tensione sul debito sovrano Usa. Con un risultato immediato: tutte le piazza di contrattazione borsistica europee hanno aperto la seduta in calo, per cadere progressivamente nel corso della giornata e lasciare sul campo valori importanti. Nel complesso l'intera Europa ha bruciato oltre 194 miliardi di euro bruciati. A registrare i ribassi maggiori non sono stati solo i bancari, con Lloyds (-6,67%) Commerzbank (-6,40%) e SocGen (-5,46%) tra i peggiori del vecchio continente. Hanno sofferto infatti gravi perdite anche colossi industriali come ThyssenKrupp (-5,48%) e ArcelorMittal (-6,39%). Il Dax di Francoforte ha ceduto il 3,35% a 5.606,0 punti, il Cac 40 di Parigi ha scivolato del 3,41% a 2.894,94 punti, il Ftse 100 di Londra è arretrato del 2,62% a 5.222,60 punti, l'Ibex di Madrid ha perso il 3,48% a 8.021,0 punti. A indossare la maglia nera è stata però Milano, con il Ftse Mib che ha lasciato sul terreno il 4,74% a 14.509,94 punti. A Piazza Affari è continuato il tracollo di Bpm che, dopo un illusorio recupero iniziale, ha perso il 6,82%.Intesa ha perso il 5,66%, mentre i vertici sembrano stringere i tempi nella ricerca del successore di Passera. Tra gli altri finanziari nuovo ruzzolone di Fonsai con un -6,61%. Al centro dell'attenzione Finmeccanica, coinvolta dagli ultimi sviluppi dell'inchiesta Enav. Il titolo, reduce da una settimana pesante dopo la trimestrale, ha ceduto un altro 6,60%. Anche Fiat è stata molto negativa a -6,84%. Situazione più stabile sul mercato dei cambi, con l'euro debole ma poco mosso sotto quota 1,35 dollari, e dei titoli di stato. Alle piazze finanziarie non ha fatto bene nemmeno il «no» di Berlino agli Eurobond, oltre all'allerta di Moody's sulla Francia. Il governo tedesco a metà giornata ha infatti mosso il suo portavoce per dire che gli Eurobond non rappresentano un rimedio alla crisi. In vista dei prossimi vertici europei i nuovi strumenti di debito sono stati difesi dal presidente della Commissione Ue Barroso, sostenuto dal suo vice italiano: «Dobbiamo guardare anche alla posizione della Germania ma gli Eurobond sono l'antidoto più forte contro la speculazione», ha detto Antonio Tajani. Ma niente da fare, le Borse hanno continuato a scivolare e gli spread dei titoli di Stato dei Paesi sotto attacco hanno ballato per tutta la seduta, con questa chiusura sul mercato ufficiale: il differenziale Btp-Bund ha concluso gli scambi sotto i 480 punti base (474,2) con il rendimento del 10 anni italiano al 6,66% ma forti tensioni sui prodotti «made in Italy» a 2 anni (+15 punti base). Lo spread tra i titoli decennali di Francia e Germania è sostanzialmente stabile a 155,7 punti, mentre quello dei Bonos spagnoli è oltre quota 463, con Madrid che ha registrato i rialzi maggiori (+16 punti base). E non sembra un caso: il sistema bancario spagnolo è definito da diversi analisti come uno dei più a rischio in questa fase di forte tensione e un segnale in questo senso è venuto a mercati ancora aperti. La Banca di Spagna ha infatti commissariato la Banca di Valencia, iniettando 3 miliardi di euro di denaro pubblico, con la sostituzione degli amministratori. L'obiettivo sarebbe quello di ricapitalizzarlo e risanarlo in vista di una successiva vendita, ma intanto il titolo è stato precauzionalmente sospeso dagli scambi di Borsa. Fil. Cal.

Dai blog