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Monti: tempi rapidi in Parlamento Da oggi gli incontri con i big europei

Il presidente incaricato del Consiglio Mario Monti a Palazzo Giustiniani

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Con l'Italia che continua ad essere sotto il tiro della speculazione (Piazza Affari è crollata del 4,74%, il peggiore calo in Europa), Monti ha iniziato da subito un lavoro su due livelli: nazionale ed europeo. Ieri il primo Consiglio dei ministri dal quale sono uscite oltre al decreto su Roma Capitale anche le linee guida che il governo intende seguire per affrontare l'emergenza economica. Il premier ha subito mandato due messaggi chiari su come vuole procedere. Ovvero pieno coordinamento delle misure anticrisi con i partner europei, in particolare Germania e Francia, stretta collegialità tra i singoli ministeri e ruolo «decisivo del Parlamento per un rafforzato impegno nazionale in grado di dare risposte certe all'attuale emergenza». Una giornata molto piena, quella del presidente del Consiglio, che oltre al Consiglio dei ministri, ha visto il Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco e ha ricevuto la telefonata del presidente americano Barack Obama che lo ha chiamato - ha spiegato il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney - per esprimergli piena fiducia. Più volte la Casa Bianca ha sottolineato il filo doppio che lega la situazione economica europea a quella degli Stati Uniti e, in questo contesto di vasi comunicanti, un ruolo centrale ce l'ha anche l'Italia che può essere determinante per le sorti dell'Eurozona. In Consiglio dei ministri Monti ha ribadito la volotà di «intervenire nei termini più brevi alla definizione di misure specifiche» per realizzare un'azione anticrisi in linea con il programma presentato in Parlamento. Nel Consiglio dei ministri si è pure affrontato il delicato nodo delle nomine dei sottosegretari, tema su cui si sta giocando un braccio di ferro tra le forze politiche, e sono stati discussi possibili criteri di scelta e di nomina, anche se ancora nulla è trapelato sulle intenzioni del premier. Monti ha passato in rassegna gli impegni internazionali che lo vedranno impegnato in prima linea a partire da oggi. Si comincia con l'incontro con i presidenti della Ue José Barroso e del Consiglio europeo Herman Van Rompuy. Giovedì sarà a Strasburgo per una trilaterale con il Cancelliere Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy. Il 29 e il 30 novembre c'è l'Eurogruppo e l'Ecofin. La grande sfida del neopremier sarà di spiegare, chiarire, convincere e riconquistare all'Italia il ruolo di Paese fondatore dell'Euro e co-protagonista delle decisioni strategiche. La strada è in salita, ma le condizioni in cui Monti comincia ad agire sono favorevoli visto il credito personale che ha in Europa e visto che, a quanto pare, non intende limitarsi alle urgenze italiane, ma vuole pesare fin dall'inizio nelle scelte di fondo sulla gestione della crisi: ruolo del fondo salva Stati, Eurobond e messa in sicurezza del settore bancario. Ci sono tutte le premesse perchè possa farlo, incidendo nelle discussioni in corso soprattutto tra Francia e Germania, il perno insufficiente di un'Eurozona che rischia di essere risucchiata dalla crisi del debito sovrano. Monti ribadirà a Merkel e Sarkozy l'impegno dell'Italia al rispetto degli obiettivi con le due tappe del risanamento dei conti e dell'impostazione delle riforme strutturali per ridurre la spesa improduttiva e impostare la fase dello sviluppo. Ma insisterà anche sul rafforzamento del coordinamento economico nell'Eurozona con una disciplina di bilancio spinta al massimo, condizione necessaria per ipotizzare una condivisione dei rischi del debito. O le cose procedono insieme o i Paesi sotto tiro non ce la faranno con il rischio di mandare in frantumi l'Eurozona. La conferma che la tripla A della Francia è a rischio, segnala che l'area euro sta toccando il limite: la crisi potrebbe impennarsi di nuovo e travolgere le sue deboli difese a cominciare dal fondo salva-Stati che si regge proprio sulle tripla a di 6 Paesi su 17. Monti potrebbe mediare tra Berlino e Parigi ancora lontane su temi cruciali come eurobond, revisione dei trattati e ruolo della Bce, sulle leve cioè della governance di Eurolandia che la Bce di Mario Draghi vuole più robusta. Con la Francia - a capo di una nutrita squadra di Paesi - che punta a una Bce tipo l'americana Fed (che batte moneta per comprare il debito pubblico Usa attraverso i titoli di stato) e la Germania che, più isolata, difende il ruolo anti-inflazione di Francoforte e ne respinge un rafforzamento. E vuole rimettere mano ai trattati in nome di bilanci e governance economica più stringenti, tornando a dire no, anche ieri, agli eurobond. Due blocchi contrapposti in cui l'Italia di Monti può inserirsi: favorevole agli Eurobond (o agli stability bond, come sembra orientata la proposta che Barroso presenterà domani) e contrario, da premier, a cambiare lo status quo della Bce. Sull'Europa è ancora alto il rischio domino che parte dai Paesi più deboli. Ieri dall'Fmi e dalla Ue è arrivata la conferma di una richiesta di aiutò dell'Ungheria. Monti dovrà anche, e forse soprattutto, convincere di essere capace di far uscire l'Italia dall'angolo, sottraendola anche alla speculazione. L.D.P.

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