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Monti inizia da Roma. Sì ai poteri Capitali

Piazza Venezia

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Mario Monti comincia dalla città eterna. Il primo Consiglio dei ministri della «nuova era» si riunirà questa mattina a palazzo Chigi e darà il via libera a uno schema di decreto legislativo su Roma Capitale. Nessuna preferenza nascosta, sia chiaro. La scelta era pressocché inevitabile: oggi, infatti, scade la delega concessa dal Parlamento al governo e l'iter di approvazione del testo rischiava di andare in fumo senza un nuovo intervento. Questo, però, non ha impedito ai «cugini» padani di approfittare dell'occasione per incendiare gli animi di una base ormai poco affezionata. «Operazione partito antinord», è il titolo scelto ieri da La Padania per attaccare - ormai forza di opposizione - il governo Monti. «Il governo conferma la vocazione centralista emersa con l'istituzione del ministero della Coesione territoriale», esordisce il quotidiano leghista. In realtà, però, quello che a Bossi e compagni fa comodo dimenticare è che un primo decreto per Roma Capitale è già stato attuato dal governo Berlusconi, quando Pdl e Lega sedevano fianco a fianco sui banchi dell'esecutivo. Mentre con il primo provvedimento si disegnavano i contorni di Roma Capitale (il nuovo nome del Consiglio comunale che è diventato assemblea capitolina, il numero di consiglieri e assessori), il secondo dovrà stabilire quali sono i poteri che vengono trasferiti dallo Stato al nuovo ente. Quello che La Padania bolla come «una colata di poteri, competenze e risorse finanziarie da spendere e spandere» altro non è, insomma, che una definizione delle aree di competenza che - dallo Stato - passano a Roma Capitale. In particolare, al Campidoglio dovrebbero andare la valorizzazione dei beni culturali, il commercio, le attività produttive, il turismo e la Protezione civile. In una parola: federalismo. Ma non ditelo ai leghisti che, in un ampio articolo a pagina otto, titolano: «Monti dà l'autonomia. A Roma». A non andare giù al Carroccio, insomma, è che la riforma federalista - che loro hanno tanto voluto - inizi dalla Capitale: «L'Urbe è il punto del pacchetto che alla Lega interessa di meno», spiega il deputato leghista Paolo Grimoldi. Forse, allora, sarebbe bene ricordare ai «cugini» padani - come fa Antonio Gazzellone, vice capogruppo Pdl in Consiglio Comunale - che il territorio della Capitale ha determinate caratteristiche che lo rendono «straordinario». Sono i numeri a dirlo: «È il più esteso Comune di Italia. Contiene 7 volte quello di Milano e circa 11 volte quello di Napoli. Roma è grande anche quanto 4 metropoli mondiali, tra le quali spicca New York, ma è anche più grande della somma del territorio di Mosca e Washington dc». A voler essere proprio cattivi, si potrebbe aggiungere che Roma - semplicemente - esiste, e la Padania no. Ma forse sarebbe troppo. Polemiche a parte, dopo la prima lettura in Consiglio dei ministri, per il secondo decreto su Roma Capitale inizia un iter di 90 giorni per ulteriori correzioni in sede parlamentare. Il Cdm dovrà approvarlo poi in seconda lettura e dopo il decreto entrerà in vigore. È ancora lunga, insomma. E il Carroccio promette di fare «ostruzionismo». Super Mario, comunque, va avanti. E non ci sta a passare per il premier di un «governo antinord». Ha già ricordato «i sussulti identitari di settentrionale, lombardo, varesino», che lo hanno travolto durante i discorsi di chi lo criticava come nemico del Nord. Così come ha spiegato che non c'è contraddizione tra Coesione territoriale e federalismo. Non è bastato. La Lega è tornata «di lotta». Anche se conserva le poltrone che stanno a «Roma Capitale».

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