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Bossi liquida il prof: "Lo cacceranno"

Umberto Bossi

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In aula alla Camera c'erano tutti cinquantanove. E tra loro anche Umberto Bossi che è entrato nell'Emiciclo solo per sfilare sotto il banco della presidenza e dire convintamente «no» al governo Monti. Ogni cosa secondo copione. L'obiettivo, dopotutto, era di opporsi a quello che il capogruppo del Carroccio, Marco Reguzzoni, aveva appena definito essere un esecutivo frutto del potere di «quei palazzi romani che hanno posto le condizioni» per formarlo. Così la Lega di «lotta» torna alle origini. Allo spirito del 1992 quando, come ricorda l'ex ministro Roberto Maroni, «noi, assieme all'Msi, eravamo l'unica opposizione». Una sensazione che ha ridato all'esponente leghista «grande entusiasmo» e che permette a Bossi di tornare a cavalcare sipari che, sicuramente, lo divertono di più. E così, libero da responsabilità governative, si sfoga tirando le prime bordate a Monti: «Lo cacceranno quando la gente si incazzerà», sentenzia a Montecitorio con quell'aria tipica di chi la sa lunga e ne ha viste già tante. Poi, con un pizzico di malizia, prosegue: «Durerà fino a quando Casini e Fini formeranno il partito che c'è dietro di lui». La parola d'ordine comunque rimane «opposizione», anche se i Lumbard hanno idee diverse su come comportarsi in questo inedito ruolo. La linea, logicamente, la dettano l'Umberto («faremo opposizione su alcuni punti, ma non andremo in piazza»), Maroni («se ci sarà qualcosa di buono (lo voteremo, ndr) Ma deve essere davvero qualcosa di buono») e Reguzzoni: «La Lega Nord farà un'opposizione pragmatica e intelligente, valutando i provvedimenti di volta in volta. Se il governo praticherà la strada del federalismo fiscale siamo pronti a votarli». Eppure nel movimento non tutti sembrano così tranquilli. E basta che il Pd Franceschini, ora esponente di maggioranza, ipotizzi di riprendere il dibattito sul «diritto di cittadinanza agli immigrati» perché il vicepresidente dei deputati del Carroccio partisse in quarta: «Se così fosse, sappiano fin da ora che noi faremo le barricate e sono certo che la stragrande maggioranza dei cittadini ci sosterrà». E se non bastasse è lo stesso Monti a gettare benzina sul fuoco quando, durante la conferenza stampa annuncia che nel Consiglio dei ministri previsto per lunedì si ragionerà sul decreto legislativo Roma Capitale. «Decreto su Roma Capitale? Si incomincia davvero malissimo. Se il Governo Monti ha deciso di iniziare così, piuttosto che concentrarsi sull'avvio del federalismo fiscale, vuol dire che è intenzionato ad aumentare le tasse». E proprio sul tema imposte è Alberto Torazzi, un'altro leghista, a spiegare come mai non riesce a digerire Monti. «Prima di tutto non è stato eletto dai cittadini. Poi sono certo che aumenteranno le tasse e che di nuovo il Nord verrà stangato. Così come sono certo che siamo in presenza di un enorme conflitto di interessi. A questo punto tanto valeva che lasciassero Berlusconi...».

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