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Berlusconi mette a tacere i dissidenti del Pdl

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«Monti resta fino al 2013, non si ricandiderà». Tende la mano a Casini e apre sull'Ici

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Cisono le recriminazioni di coloro che vorrebbero una caccia al colpevole per la caduta del governo Berlusconi: dicono sia stata colpa della tenuta non stagna del gruppo alla Camera o dei ministri che non ascoltavano i peones. Più generico: è colpa di Tremonti. Ci sono le resistenze per la nascita del governo Monti; ma quelle sono più o meno note. Poi ci sono le proteste per come è stata gestita la crisi politica. Stavolta nel mirino c'è il segretario del Pdl Angelino Alfano, "reo" di aver fatto tutto da solo. Di non aver coinvolto gli altri big del partito che avevano dato mandato al segretario di trattare per "ministri politici" e si son ritrovati un esecutivo tecnico. C'è persino chi giura di aver sentito Denis Verdini protestare contro Alfano perché nelle ore cruciali non gli rispondeva alle telefonate e neppure agli sms. Sarebbe nemesi storica: è l'accusa che facevano tutti al coordinatore. Malumori, scontentezze, dissapori e persino depressioni. Alfano non sembra preoccuparsene troppo: tutto passerà, è il suo pensiero. Berlusconi no. È turbato. E rompe il silenzio con una insolita intervista al Corriere della Sera. Intervista in cui l'ex premier evita battute e rivelazioni, piuttosto cerca di dare un senso alla linea presa. E spiega: il governo Monti «è composto da tecnici di elevata competenza. Questo non significa che avranno carta bianca su tutto». Ci tiene a confermare che il Pdl non darà l'ok «ad eventuali misure recessive» e sosterrà «tutte le iniziative per promuovere lo sviluppo». Poi fissa un paletto importante: il governo Monti «deve arrivare al 2013». E rivela: Mario ha assicurato che non si ricandiderà. «I provvedimenti che deve portare in Aula non sono pochi - dichiara l'ex capo del governo - e con i tempi e le regole vigenti richiedono un periodo non brevissimo. Così si completano i cinque anni e poi ci si rivolge agli elettori. Certo, se Monti prenderà misure in contrasto con la linea dei partiti che lo sostengono, come per noi la patrimoniale, non potrà andare avanti». Più morbido sull'ormai possibile ritorno dell'Ici. «Monti ha fatto intendere che porterà la tassazione degli immobili - sottolinea il Cavaliere - in linea con la media europea, mentre ora è al di sotto. È possibile che questo comporti l'introduzione di un'imposta simile all'Ici, da noi già prevista con il federalismo». E se Berlusconi si mostra freddo sul cambio di legge elettorale, appare più disponibile sulle primarie per scegliere il prossimo candidato premier. Proprio in vista del voto, il Cavaliere pensa anche a nuove alleanze. Considera non chiuso il rapporto con Bossi e fa una netta differenza tra Fini e Casini. Verso il leader di Fli, c'è ancora una ferita aperta. Gli imputa ancora il «peccato originale», ovvero il «deterioramento della maggioranza». Quindi sentenzia: «La fuoriuscita dal Pdl è stata una decisione che resterà scolpita in negativo nella storia politica dell'Italia. E che gli elettori moderati non dimenticheranno mai». Discorso diverso su Casini: a lui «abbiamo offerto infinite volte di recuperare un rapporto, in nome dei valori comuni e della appartenenza al Ppe. Penso - confessa il leader del Pdl - che in un clima politico meno avvelenato sia possibile ritrovare lo spazio per un dialogo che serva a riportare tutti i moderati sotto lo stesso tetto». Ok di Claudio Scajola che chiede un congresso «un congresso, nei prossimi mesi» che sia «aperto alle altre forze moderate». Più sensibile invece è Ignazio La Russa che addirittura rilancia: «Ritengo che da questa intervista si possa trarre, con l'apporto di Angelino Alfano e dell'ufficio di presidenza, un documento su cui dibattere nei congressi provinciali che si terranno a breve in tutte le città italiane. Può essere il nocciolo di un documento congressuale su cui chiamare a raccolta e riscossa tutto il Pdl». Concorda Maurizio Gasparri: «C'è la conferma di una linea di rinnovamento del Pdl fondamentale per un nuovo slancio per tutta l'area alternativa alla sinistra in vista delle prossime elezioni politiche. Ancora una volta il Pdl si conferma una forza politica che vuol servire l'Italia». Guarda avanti Raffaele Fitto: «Ormai il governo Monti c'è, pensiamo a quello che farà. E basta con questo sì a questa tassa no a quella, non siamo a un quiz. Aspettiamo al complesso dei provvedimenti che presenterà e decidiamo».

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