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Torna la Lega di lotta ma non di governo

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Il leghista Roberto Calderoli

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La Lega «non voterà la fiducia» al governo Monti. Farà «un'opposizione seria, attenta e responsabile, ma decisa a difendere gli interessi della nostra terra, del Nord e della Padania». Il Carroccio non ci sta e in aula al Senato mostra in tutti i modi la propria contrarietà all'esecutivo del Professore. Con i gesti lo fa l'ex ministro della Semplificazione Roberto Calderoli che, appena terminata la relazione di Monti, si è rivolto ai banchi dell'esecutivo mostrando entrambi i pollici versi. Ma se le mani non bastano allora è Rosi Mauro, vicepresidente del Senato, a completare il quadretto con il suo sguardo: basta guardarla per leggervi un giudizio a dir poco ostile. Ma se la fisicità non basta allora meglio passare alle parole.   Le più lapidarie arrivano proprio da Calderoli che, senza mezzi termini, trova all'interno dell'intervento di Mario Monti, «numerosi elementi che indicano, purtroppo, macelleria sociale, macelleria istituzionale e macelleria politica». Definizione che la dice lunga sull'attuale collocazione parlamentare della Lega dato che fino ad ora solamente Di Pietro e Vendola avevano osato definire in questo modo la cura anticrisi presentata dall'Italia all'Europa. Ma è proprio rivolgendosi all'Ue che il capogruppo dei Lumbard Federico Bricolo ha aperto il suo intervento in occasione della dichiarazione di voto sulla fiducia al governo. «L'Europa politica non ci sarà mai», «la finanziaria sarà un fax che parte da Bruxelles», «l'Europa sarà dei finanziari e dei banchieri». Tutte frasi che già 13 anni fa aveva pronunciato Bossi e che sono state accolte con applausi dai suoi fedelissimi. Una sorta di sfogo per i nordisti che finalmente, dopo aver tenuto le braccia conserte in segno di disapprovazione ogni qual volta l'Aula batteva le mani a sostegno del nuovo esecutivo, potevano prendersi la rivincita. E per riuscire meglio nella protesta ecco che Bricolo ha voluto gettare ombre sull'esecutivo, formato da «nomi autorevoli e di indubbia professionalità, ma che ci pongono non pochi dubbi: faranno gli interessi delle loro banche o del Paese?». Poi una serie di bacchettate alle dichiarazioni di Monti: «Sui sacrifici poche parole e molta omertà. Una cosa però è chiara a tutti: il Nord non è più disposto a pagare per colpe non sue. Da domani i banchieri detteranno l'agenda del governo». E noi «saremo la voce di milioni di cittadini che non condividono». E a quelle persone la Lega ha intenzione di dare voce organizzando manifestazioni di piazza. Troncata così l'alleanza con il Pdl il Carroccio dalle «mani libere» scalda i motori di partito di «lotta» e mentre a Roma Bricolo annunciava una massiccia mobilitazione di protesta, al Nord c'è chi sta già organizzando, come il presidente del Consiglio regionale lombardo Davide Boni, una grande manifestazione a gennaio, o al massimo nei primi mesi dell'anno, contro il governo Monti. Insomma, la linea leghista è quella dell'opposizione «dura e pura». Certo - ammette l'ex viceministro Castelli - «seguiremo attentamente l'operato del governo, valutando provvedimento per provvedimento, e decidendo se, eventualmente, dare una mano». Ma l'impressione è che di spazio per collaborare ce ne sia davvero poco e una battuta di Calderoli sintetizza bene le aspettative del Carroccio: «Meglio il bunga-bunga che lo sbanca-sbanca di Monti. Ora assisteremo allo sbanca-sbanca dei portafogli degli italiani e delle loro pensioni». Intanto in Aula tutto va come deve andare. Il governo prende la fiducia. Unica forza politica a votare contro è la Lega che al gran completo dice «no». E all'opposizione il Carroccio sembra starci bene. C'è chi come la senatrice Angela Maraventano si prende il lusso di abbandonare l'aula mentre il premier elencava i punti del suo programma. C'è chi, come il senatore Castelli, irride i colleghi delle miniranze etniche che timidamente applaudivano Monti («Ragazzi, più entusiasmo»). Ma chi merita una nota di merito è il senatore Giuseppe Leoni. Per lui la tentazione di immortalare la prima ufficiale del nuovo governo è talmente forte che non ha esitato a estrarre dalla cartella un foglio da disegno e un carboncino per tracciare un ritratto del neo premier. E per vederlo meglio, oltre a sfruttare qualche foto pubblicata dai giornali, ha voluto cambiare anche postazione andando a sedersi vicino al democratico Zanda subito pronto a complimentarsi per la bravura. E così la Lega si prepara alla «lotta». E, a quanto sembra, preferirà alle spade e agli elmi, le più "pacifiche" matite.

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