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La leggenda dei poteri forti a Palazzo Chigi

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Poteri forti. Sono nel governo? Bisogna chiederselo nel momento in cui dai partiti si levano voci che dicono: «Questa è bancocrazia ». Perché? «C'è Corrado Passera con il suo conflitto di interessi». E poi? «Quelli di Goldman Sachs». Elementare, Watson. Tutto qui? No, ci sono «gli spezzoni della tecnocrazia a Palazzo Chigi». Altro nel pentolone? «Il governo è frutto di un accordo tra massoneria, Chiesa e lobby». Verrebbe da rispondere, magari lo fosse, ma si leva una voce dalla giuria: «La democrazia è sospesa!». Bene, armiamoci di pazienza e stendiamo su un foglio (pietoso) fatti e misfatti. 1. Corrado Passera. É un manager che ha sostenuto con Silvio Berlusconi la difesa di Alitalia, ha lavorato con Carlo De Benedetti al Gruppo Olivetti, ha rimesso in piedi un'azienda decotta come Poste Italiane, è stato il motore di Banca Intesa. Chi non lo vuole ministro dello Sviluppo dice che non sarà sereno su alcuni dossier industriali. La tesi non sta in piedi. Passera si è dimesso da Intesa e l'addio per lui è coerente con quanto traspariva dalle ultime interviste: è in una fase della vita in cui vuole confrontarsi con il servizio pubblico, la politica. Sul conflitto di interessi, mentre le posizioni di una sinistra minoritaria sono scontate, sorprendono quelle di parte della destra che con quello del Cav - visibile e non discutibile - ha convissuto in tutti questi anni senza problemi. Pistola scarica. 2. Goldman Sachs. Qualsiasi libro sulle teorie cospiratorie vede la banca d'affari americana al centro di ogni trama, in una paranoica visione che scambia i centri finanziari per gestori non dei capitali, ma dei destini universali. Se così fosse, la finanza non avrebbe problemi, ma così non è. Goldman Sachs applica una regola: cerca le migliori risorse sul mercato del sapere e monitora lo stato di salute di un Paese consultando di volta in volta la sua classe dirigente (Gianni Letta e Romano Prodi, per esempio). Goldman e le istituzioni finanziarie scelgono i migliori, la politica da tempo è una fucina inesauribile di peggiori. Pistola ad acqua. 3. I tecnocrati dello Stato. Ho letto varie critiche rivolte ad Antonio Catricalà, andato a ricoprire il posto di Letta a Palazzo Chigi. La sua ascesa all'Antitrust fu frutto di un accordo bipartisan tra destra e sinistra. Entra in un governo appoggiato da Pdl e Pd. Dov'è l'errore? Non c'è. Come non ci dovrebbero essere obiezioni da muovere sui ministri Severino, Cancellieri e altri che per brevità non cito. La loro carriera parla da sola. E anche quella di molti politici che muovono obiezioni. Pistola inceppata. 4. Massoneria, Chiesa e voto. Se la massoneria è quella che ha messo in piedi questo incerto scenario, allora è in crisi nera. Mentre la Chiesa non ha un partito di riferimento da quasi due decenni, i cattolici sono dispersi e il Papa parla di «minoranza creativa». Sottolineo, «minoranza». La realtà è che se i partiti volevano una soluzione diversa rispetto al governo Monti, c'erano altre strade. Prima fra tutte quella delle elezioni. Berlusconi, Bersani e gli altri leader potevano restituire lo scettro al popolo. Ma non c'era accordo sul voto. Figurarsi sulle riforme da fare con un governo di larghe intese. I partiti hanno alzato le mani. Pistola caricata a salve. Poteri forti? Putroppo no, è politica debole.  

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