Doppio Berlusconi. Parlamento e piazza
«Alla fine deciderà il Parlamento. State tranquilli». Fa un certo effetto - a chi lo ascolta - sentire Silvio Berlusconi in stile così istituzionalmente corretto. Nel Pdl, inutile nasconderlo, c'è molto malcontento. Ci sono dissapori. C'è persino chi organizza un piccolo gruppo per votare contro la fiducia. C'è chi resta con l'amaro in bocca. Per esempio Maurizio Sacconi ha mal digerito la nomina a suo successore al Welfare di Elsa Fornero, di colei che quest'estate quando si stava per lavorare sulle pensioni parlò di «intervento meschino ed estemporaneo ipotizzato da chi non capisce nulla di sistemi previdenziali». Il Cavaliere lo sa. Sa di queste tensioni tra i suoi. E per prima cosa vuole riprendersi il partito. Il suo partito. Il Pdl. Per questo si presenterà a Montecitorio domani e parlerà a nome del suo gruppo, ribadendo così la centralità di Camera (dove Pdl e Lega mantengono la maggioranza in buone parti delle commissioni) e Senato (sia nelle commissioni che in Aula). Anzi, per dirla tutta l'ex premier sta già lavorando al discorso e ha buttato giù i concetti chiave. Via libera al governo Monti. Ma questo non vorrà dire che il principale partito (almeno in Parlamento) darà l'ok anche «a provvedimenti contrari a quelli che fin qui abbiamo votato»: il riferimento è alla possibile reintroduzione dell'Ici sulla prima casa. Possibile anche un no alla patrimoniale, sebbene si dovrà vedere che tipo di provvedimento metterà sul tappeto Monti. Nulla di personale. Al contrario, Berlusconi parla sempre molto bene del professore bocconiano. In privato ha detto che è un «uomo indiscutibilmente capace», che l'Italia «è in buone mani» e che il «Pdl collaborerà». Se il nuovo governo scantonerà oppure farà scelte che vadano contro i ceti che finora sono stati protetti dalla maggioranza Pdl-Lega allora saran dolori. L'azione di Silvio sarà tuttavia sul doppio binario. Istituzionale in Parlamento, movimentista fuori. Si parla anche di una manifestazione, ma è prematuro. Più probabile gazebo nel week end. Sogna di raddoppiare gli iscritti del Pdl, annuncia che scriverà ad ogni tesserato per chiedergli di portarne uno nuovo. Fa sapere che non molla. Al contrario: «Tornerò a fare l'imprenditore ma del partito». Recupera l'ottimismo ora che è libero dal gravame del governo: «Non dobbiamo mollare, ci sono i margini per recuperare e questo tempo dobbiamo utilizzarlo per riorganizzare il partito e rinsaldare il rapporto con gli elettori». Nell'ufficio di presidenza che si riunisce in serata il Cavaliere cita anche dei sondaggi. Stando a quanto viene raccontato, l'ex presidente del Consiglio avrebbe sostenuto che il Pdl è oltre il 27 per cento, mentre la fiducia nei suoi confronti sarebbe oltre il 35 per cento. Tanto gli basta per affermare che ci sono le condizioni per riacciuffare la vittoria nelle urne quando ci saranno. «Dobbiamo partire - avrebbe detto - dal presupposto che non siamo stati sfiduciati ma abbiamo assunto decisioni per senso di responsabilità e questo gli italiani ce lo riconosceranno». Per il resto le solite promesse di Berlusconi: l'ufficio di presidenza del Pdl si riunirà ogni settimana, il congresso si farà presto... In conclusione è nelle parole di Angelino Alfano che si intuisce la linea. Il segretario del Pdl spiega che il partito terrà un atteggiamento responsabile in Parlamento per contribuire alla ripresa del Paese ma, allo stesso tempo, questa fase segna l'inizio di fatto della campagna elettorale sebbene non ci sia ancora una data per l'apertura delle urne. Alfano esorta tutti a rimboccarsi le maniche, a restare uniti, a evitare personalismi e localismi e cominciare a lavorare avendo presente il voto. Nel frattempo, come sottolinea il Cavaliere, si è già proiettati nella campagna congressuale che sfocerà nell'assise nazionale. Bisognerà attendere qualche giorno per vedere che cosa accadrà. Se il Pdl sarà capace di tenere oppure se dovrà vedere ancora qualcuno dei suoi deputati andare via, in altri lidi. Se riuscirà a tenere unite le sue truppe oppure perderà ancora qualche pezzo. Che questa volta rischia di diventare un'autentica tracimazione.