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La Spagna spegne il mito Zapatero

Spagna, Josè Luis Zapatero

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Finita l'era Zapatero, domenica la Spagna volta pagina. Dopo aver perso due volte contro il socialista Josè Luis Rodriguez Zapatero, il 56enne leader dei Popolari (PP), Mariano Rajoy, si avvia a una vittoria schiacciante alle elezioni anticipate spagnole di domenica prossima contro l'avversario del Psoe, Alfredo Perez Rubalcaba, 60enne ex ministro dell'Interno di Zapatero che lo ha indicato quando ha deciso di non candidarsi per un terzo mandato. È quanto emerge da tempo dai sondaggi sulle intenzioni di voto e stando, all'ultima rilevazione del quotidiano El Mundo, i Popolari potrebbero arrivare al 47,6 per cento dei voti, contro il 29,8 per cento dei Socialisti. L'unica questione ancora aperta sembra essere in che modo il PP intenda sostenere e stimolare l'economia, dopo una campagna elettorale vaga che è apparsa come la richiesta di un assegno in bianco per Rajoy. Resta l'incognita degli «indignados» che sosterranno i partiti minori contro il «bipolarismo». Gli anni dello «Zapaterismo» sono stati segnati da riforme sociali, come matrimoni gay, divorzio veloce, più facile accesso all'aborto e una forte promozione dei diritti delle donne. E per la prima volta è stato affrontato apertamente il tema sensibile della dittatura di Francisco Franco, di cui ricorre il 36/mo anniversario della morte proprio domenica prossima, adottando misure per il riconoscimento dei torti subiti dalle vittime della dittatura franchista. La giunta elettorale centrale di Madrid, però, ha vietato domenica prossima le celebrazioni organizzate ogni anno dai nostalgici del franchismo nell'anniversario della morte del dittatore, 20 novembre 1975, per evitare che possano turbare lo svolgimento della giornata elettorale. José Luis Rodriguez Zapatero avrebbe voluto essere ricordato come il presidente del governo spagnolo capace di imporre la più nutrita agenda di riforme interne dalla fine della dittatura franchista: curiosamente, sia la sua inattesa ascesa al potere che la più che prevista uscita di scena, otto anni dopo, sono state dettate da eventi almeno in parte esterni alla politica spagnola. Il 2004 venne infatti segnato dalla strage della stazione di Atocha a Madrid, perpetrata da un gruppo terroristico islamico a pochi giorni dalle elezioni: il peggiore attentato della storia della Spagna dai tempi della guerra civile, con 191 morti e quasi 2000 feriti. La maldestra gestione della comunicazione del governo uscente di José Maria Aznar, che accusò subito i terroristi baschi dell'Eta, nonostante chiari indizi sulla matrice islamista, fu interpretata da molti elettori come chiara malafede e al fino ad allora semisconosciuto Zapatero la spinta finale per trasformare la rimonta del Psoe preconizzata dai sondaggi in un clamoroso sorpasso. Di converso, la crisi economica globale iniziata nel 2008 ha segnato l'intero secondo mandato di «Zp», condannandolo di fatto alla sconfitta non solo personale, con la rinuncia alla candidatura, ma anche collettiva: sarà difficile che il Psoe sfugga alle conseguenze di una situazione che, pur non potendo migliorare, ha contribuito a peggiorare con una politica economica spesso non convincente. Le riforme di Zapatero gli sono valse aspre critiche da parte della Chiesa cattolica, ma in generale hanno dato alla Spagna un'immagine di paese moderno e progressista. Il secondo mandato del primo ministro socialista è stato segnato dalla crisi finanziaria globale che ha messo a terra il settore chiave delle costruzioni in Spagna e ha fatto salire il tasso di disoccupazione, arrivato ora al 22 per cento. Il tentativo di recupero dell'economia spagnola è rallentata nel terzo trimestre, a causa della flessione delle spese del governo dovuta alle misure di austerity. Il pil spagnolo è rimasto invariato rispetto al trimestre precedente, quando era cresciuto dello 0,2 per cento. Ma l'annunciata vittoria dei Rajoy ha scatenato un'ondata di matrimoni gay nel timore che la probabile vittoria dei conservatori del Partido Popular (Pp) nelle elezioni politiche di domenica possa portare a una revoca della legge in vigore approvata dal governo socialista di José Luis Zapatero nel 2005. Già in agosto si era registrato un aumento consideravole di nozze gay rispetto allo stesso mese del 2010, e nel mese di settembre, nelle grandi città come Madrid, Barcellona o Valencia, gli aumenti sono stati del 40 per cento rispetto al mese precedente. Il faccia a a faccia televisivo tra i due avversari è stato scialbo. Ha vinto di misura il leader conservatore, Mariano Rajoy, ma il dibattito non ha certo suscitato entusiasmi. Rubalcaba ha cercato di costringere Rajoy a compromettersi sul programma del suo governo in materia di tagli al welfare, ma il candidato conservatore ha eluso abbastanza facilmente la trappola ricordando le politiche a volte contraddittorie cui il governo di José Luis Rodriguez Zapatero è stato costretto dalla crisi economica. Rajoy da parte sua ha continuato a offrire l'immagine di moderazione degli ultimi tempi, senza fornire troppi dettagli sul suo programma futuro e lasciando che la crisi lavorasse a suo favore: ha sottolineato la volontà di cercare dialogo e intesa mentre Rubalcaba lo ha accusato di avere un'agenda «occulta» specie per quel che riguarda i servizi sociali.

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