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Da banchiere a superministro la sfida di Passera alla politica

Corrado Passera, ministro dello Sviluppo economico, infrastrutture e trasporti

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«Di certo sarà un ministro di sistema», commenta a caldo un economista di lungo corso. «Da banchiere di infrastrutture e sviluppo a ministro di sviluppo e infrastrutture», gli ribatte ironico un giornalista finanziario. È il giorno di Corrado Passera. E per favore non scadiamo in banali ironie sul cognome, mala tempora currunt. La partita è terribilmente difficile. Per questo più che sui facili doppi sensi si deve cominciare a ragionare sul ruolo che avrà il superministro (Sviluppo economico + Infrastrutture) nella crescita di questo Paese. Partendo dalle fitte relazioni tessute da questo McKinsey boy negli ultimi trent'anni. Il curriculum è lungo: laurea alla Bocconi e master in Business Administration alla Wharton School di Philadelphia, Passera nel 1980 entra in McKinsey dove rimane per cinque anni. Successivamente intraprende una lunga collaborazione con il gruppo di Carlo De Benedetti che lo vede inizialmente impegnato nella holding Cir, dove ricopre la carica di direttore generale fino al 1990. Nel 1991 diventa direttore generale di Arnoldo Mondadori Editore e, a seguire, del Gruppo Editoriale L'Espresso. Sempre nel corso della collaborazione con l'Ingegnere, è co-amministratore delegato dell'Olivetti, periodo durante il quale l'azienda si espande nelle tlc con Omnitel e Infostrada. Nel '96 viene nominato amministratore delegato e direttore generale del Banco Ambrosiano Veneto, due anni dopo il governo gli affida il rilancio delle Poste Italiane che entrano nei servizi finanziari attraverso la costituzione di Banco Posta. Ma il futuro è in Banca Intesa, nata nel '98 dall'integrazione di Cariplo e Banco Ambrosiano Veneto. Nel 2006 Corrado Passera è tra gli artefici del processo che porterà all'integrazione con il Sanpaolo IMI dando vita a Intesa Sanpaolo dove è rimasto al timone fino a ieri. La banca che, una volta, il Foglio di Giuliano Ferrara aveva ribattezzato «il ministero dell'economia reale». Dal suo ufficio milanese ha infatti curato con fortune alterne tutti i dossier «di sistema» degli ultimi anni. Da Alitalia a Telecom, da Parmalat a Edison (di cui ora, da ministro, dovrà gestire l'ultimo tavolo di negoziazione con la controparte francese). «La vera capacità di Passera è che è bravo. Il problema semmai sono le motivazioni», dicono di lui nella City milanese dove scommettono che il suo obiettivo finale sia prendere il posto di Monti una volta terminata la fase «tecnica» di governo. Già, le motivazioni. Secondo la lucida analisi un banchiere che con Passera ha lavorato ai piani alti di Intesa, «fare il ministro era la sua vera aspirazione, cercava di farlo in banca con la mitica Banca per il Paese. È in grado di fare molto bene, perché conosce i temi dello sviluppo economico ma al tempo stesso deve fare i conti con chi gli contesterà conflitti di interesse a cominciare da quello su BIIS, la banca del gruppo Intesa dedicata al finanziamento infrastrutturale. Ma anche i suoi rapporti con Della Valle e Montezemolo visto che Intesa è azionista dei treni NTV e i due sono molto amici. Intanto questo incarico toglie Passera dalle secche di Intesa al momento giusto». Le erogazioni della principale banca votata al territorio in Italia in poco meno di un anno non si sono mosse. Come tutti gli istituti di credito, anche Intesa Sanpaolo ha sofferto il contagio sui titoli di Stato, segnando una performance del -43% e una capitalizzazione scesa a 18,7 miliardi con un titolo che oggi a Piazza Affari viaggia attorno a 1,23 euro rispetto ai 2,5 del 2002 quando Passera è stato nominato consigliere delegato. Di certo la rete di relazioni coltivate dal più politico dei banchieri potranno servire nei prossimi mesi a questo governo fatto tutto di tecnici. Relazioni e contatti che sono bene evidenziati in un ritratto di Passera dipinto dal giornalista Marco Ferrante. A fianco di De Benedetti Passera combatte e pareggia la battaglia per il controllo della Mondadori contro il suo doppio Berlusconi. «L'ingegnere gli vuole bene e lo guarda da lontano», scrive Ferrante. Ricordando però anche i buoni rapporti con il Cavaliere, tanto da far pensare a un endorsement di Silvio all'incarico conquistato ieri. L'ottimo lavoro fatto alle Poste ha infatti rischiato in passato di legarlo al governo precedente. L'ex ministro del Tesoro, Giulio Tremonti, aveva pensato a lui per un incarico all'Eni e addirittura per la guida di un faraonico progetto di fusione Enel-Eni. Ma Passera aveva risposto picche preferendo passare in Banca Intesa. «Quando va a dirlo a Tremonti, - racconta sempre Ferrante - Giulio lo riceve nel suo ufficio. Passera espone le sue ragioni, Tremonti cerca di trattenerlo, e di fronte alla fermezza del manager si irrigidisce. I due litigano. Il colloquio è concitato e Passera se ne va abbastanza sconvolto. Potrebbe fregarsene, ma non è nella sua mentalità, non ha intenzione di chiudere burrascosamente questa esperienza. Va a trovare il presidente del Consiglio per chiedergli una specie di copertura psicologica e Berlusconi, nemico giurato dei conflitti personali, soprattutto se inutili, gli fa da sponda». Buoni anche i rapporti con l'opposizione, soprattutto con Prodi, Letta e Bersani. Il legame con il leader dell'Idv Antonio Di Pietro, risale invece agli anni più grigi dell'ex pm. Quando tra il 1995 e il 1996 era sotto inchiesta a Brescia, fu resa pubblica l'intercettazione di una telefonata tra lui e Passera in cui insieme ragionavano di politica. «Conosco da qualche tempo Antonio Di Pietro che è una persona che stimo, l'ho incontrato e conto di rivederlo. Di che cosa dovrei vergognarmi?», disse l'allora amministratore delegato dell'Olivetti. Meno distesi i rapporti con la Lega a causa di un'aggressiva campagna de La Padania. Oltre ad amicizie a macchia di leopardo in An e in Forza Italia, vanta una buona conoscenza con Gianfranco Miccichè, il cui fratello maggiore Gaetano è a capo della direzione corporate e finanza strutturata di Intesa. Non solo. Nel governo Monti siederà a fianco di altri colleghi ed ex collaboratori: Gnudi (è nel cda Unicredit), Fornero (vicepresidente del consiglio di sorveglianza di Intesa), Severino (consulente dell'Abi) e Giarda (ex presidente della Banca Popolare Italiana). La sfida raccolta da Passera è ambiziosa. Chissà se ieri se ne è tornato a casa dalla moglie Giovanna e dalla figlia Luce ascoltando Bittersweet Simphony dei Verve, una delle sue canzoni preferite (tanto da averla scelta per uno spot di Intesa). Il testo recita così: «Perché è una sinfonia agrodolce, questa vita. Cercare di sbarcare il lunario. Sei schiavo del denaro e poi muori».

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