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La Lega "di lotta" riapre il Parlamento padano

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Mario Monti lo convoca per le consultazioni ma lui diserta. Ha altro per la testa. Deve rilanciare la «verginità» del movimento e così preferisce stare a Milano per incontrare i suoi "colonnelli". Un appuntamento che per i Lumbard è una consuetudine ma che, da ieri, ha assunto un significato del tutto diverso. Ora Umberto Bossi è l'unico leader politico all'opposizione del governo tecnico targato Monti e per questo serve un cambio di passo. Qualcosa che certifichi l'inizio di una nuova epoca. Detto, fatto. Ed è lo stesso Bossi a comunicare la decisione: il 4 dicembre si riapre il Parlamento della Padania, l'assise, istituita nel 1997 a Bagnolo San Vito, nel Mantovano, (dal 2007 però si riunisce a Villa Bonin Maistrello a Vicenza) che «rappresenta le popolazioni del Nord». Un richiamo alle origini, alla fase secessionista di "lotta" che segui la prima esperienza di governo con Berlusconi. Così, rievocando l'esperienza scozzese che fondò una sorta di assise parallela a quella nazionale, i leghisti sono pronti a fare le pulci al neogoverno Monti. E proprio leggendo lo statuto del Parlamento si capisce la strategia. Quindi la Lega nell'Aula "secessionista" proporrà leggi e accerterà «che il contenuto delle norme approvate dal Parlamento nazionale corrispondano agli interessi del Nord». Così la Lega riparte dall'opposizione. Si riunirà in assemblea con uno spirito opposto a quello dell'ultima convocazione del 2 marzo 2008 quando Bossi parlò del programma elettorale da sottoporre agli elettori alle Politiche. Da allora tante cose sono cambiate e proprio ieri i partecipanti alla segreteria federale del Carroccio hanno fatto il punto. Un'ora e mezza di vertice per ribadire il «no» alla fiducia all'esecutivo Monti. Decisione che poco prima il Senatùr aveva comunicato al premier in pectore in una telefonata nella quale Bossi ha voluto comunque assicurare la disponibilità a valutare caso per caso i singoli provvedimenti proposti. Poi i "colonnelli" Roberto Maroni e Roberto Calderoli hanno voluto parlare degli scenari futuri di un partito che ora vuole riprendere il contatto col territorio. Quel territorio che insorge proprio mentre Calderoli si attira le ire di Alemanno dopo aver chiesto al governo di mantenere i ministeri al Nord. E così i Lumbard se la prendono con Monti, con l'euro, con le banche, con Giorgio Napolitano e anche con il Pdl e con Silvio Berlusconi, che ora la base della Lega non stenta a definire un traditore. Tutto su Radio Padania dove il ritorno del partito all'opposizione viene accolto dalla base con la parola "magica": «Secessione». Un invito che un parlamentare del Carroccio nega verrà messo all'ordine del giorno ma, aggiunge «è evidente che al Nord senza la Lega non governa nessuno».

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