Azzurri in Quirinale "tifano" Napolitano

In occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia, la Nazionale di Cesare Prandelli ha fatto visita al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Quirinale nel giorno dell'amichevole con l'Uruguay allo stadio Olimpico di Roma, dedicata proprio alla celebrazione dell'anniversario del paese. Il Capo dello Stato ha ricevuto gli azzurri del calcio, guidati dal ct e dal capitano Buffon, nel Salone degli Specchi. La Nazionale italiana da Napolitano Insieme all'attaccante azzurro Mario Balotelli, nato a Palermo da genitori ghanesi, c'erano anche tanti ragazzi dai nomi sconosciuti, come Hakim, marocchino d'origine e cresciuto a Torino dal Capo dello Stato che ha ricevuto questa mattina al Quirinale i "nuovi cittadini italiani", quei giovani di origine straniera che hanno acquisito la cittadinanza italiana. Tra di loro vi erano anche le ragazze della Nazionale di ginnastica ritmica, che tra le sua fila conta diverse atlete di origine straniera, e il pianista Alexander Romanovsky, nato in Ucraina e trasferitosi in Italia quando aveva 13 anni, tutti seduti accanto alle varie autorità presenti al Quirinale, tra cui il presidente della Camera Gianfranco Fini, il sottosegretario uscente alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e il vice presidente del Senato Emma Bonino. La giornata di Napolitano era però iniziata una mezz'ora prima, quando aveva ricevuto la Nazionale di calcio che questa sera affronterà l'Uruguay in amichevole per le celebrazioni del 150mo anniversario dell'Unità d'Italia. Gigi Buffon ha lanciato un appello a Napolitano: "Questo popolo ha bisogno dell'appoggio di una classe politica coesa e responsabile e di uno Stato presente - ha detto il portiere azzurro -. Noi attendiamo delle risposte per ripartire dopo momenti di grandissima difficoltà". Anche il mondo del calcio mostra la sua preoccupazione per la situazione politica ed economica italiana, attraverso la voce di uno dei campioni più amati e apprezzati. "Lei è un portiere, ma oggi ha segnato un magnifico gol: le sue sono parole sagge e serie", è il ringraziamento di Napolitano. L'appello del calciatore azzurro, nel salone degli Specchi per l'incontro privato che precede un Italia-Uruguay dedicato ai 150 dell'Unità, scuote tutti. "Sono parole che mi venivano dal cuore, non la solita litania", aggiunge Buffon per giustificare la sua emozione. "Erano due o tre cose che avevo in mente da tempo - spiegherà a fine mattinata - Le ho dette a braccio. Coraggio? C'è chi certe cose le pensa e chi le dice. Ma ora non azzardate che devo partecipare alle consultazioni, per quelle mi mancano ancora tante presenza azzurre". Poi l'incontro con i "nuovi cittadini italiani" Tra loro protagoniste le farfalle della ginnastica ritmica che contano due campionesse naturalizzate, da Ucraina e Romania, e gli azzurri come semplici spettatori. "Ma le parole di Napolitano mi hanno toccato profondamente, è la mia storia", dice Mario Balotelli, dopo il richiamo alla sofferenza dei figli di immigrati che si sentono italiani ma devono aspettar tanto per avere la cittadinanza. "Belle parole - aggiunge Osvaldo, un altro dei naturalizzati di Prandelli - Io mi sento italiano non solo perché gioco in nazionale: mia moglie è italiana, i miei figli sono nati qui, ho ben altri motivi per amare questo Paese". "Non sapevamo di questo secondo appuntamento", ha spiegato Prandelli, che ha persino forzato il cerimoniale del Quirinale e fatto saltare il mini-allenamento previsto, pur di non andar via in anticipo dalla sala dei Corazzieri. "Siamo orgogliosi di aver contribuito a far parlare dei nuovi italiani", ha aggiunto il ct, che ha imposto la sua linea di apertura ai naturalizzati anche contro i pregiudizi degli ultrà. Ma ad aver colto nel segno, oggi, è stato anche l'altro messaggio. "Gigi ha fatto un discorso da numero 10", l'elogio di Pirlo. "È stato meraviglioso, parole che venivano dal cuore", il racconto di Prandelli. Perché quando Buffon si è alzato per rivolgere, nel primo incontro, il suo saluto a Napolitano, le mani erano in tasca per l'imbarazzo, la voce rotta, ma le parole chiarissime. "Al cospetto della storia - ha detto l'azzurro - siamo un popolo giovane e inesperto. Forse per questo alla volte cadiamo. Mai come in questo momento abbiamo bisogno dell'appoggio di una classe politica coesa, colta, responsabile. E di uno Stato presente. Lei lo rappresenta, da lei gli italiani vogliono esser rappresentati nella sua figura pulita, trasparente, capace, per riprendersi in questo momento difficile". Riferimenti alla politica "seri e saggi", per Napolitano, che poi ha raccontato il suo tifo speciale. "Vi ringrazio per tutto quel che avete fatto in un anno speciale: mai come per i 150 anni dell'Unità si è affermata l'idea e il sentimento dell'Italia, ci siamo riappropriati della nostra identità e dell'impegno a rimanere uniti. Questo deve valere per tutti, a prescindere dalla normale dialettica. Per voi - la conclusione di Napolitano - l'Italia è sempre stato l'unico riferimento, motivo e ispirazione. All'inizio del mio settennato mi avete regalato un Mondiale, nel 2006, spiace che terminando il mandato nel 2013 non ci sarà occasione del bis: ma continuerò a tifare per voi, finchè ne avrò le forze". Poi Buffon ha presentato uno a uno tecnici e giocatori ("il mitico Pazzini, il corsaro De Sanctis"), Napolitano ha stretto mani e scambiato poche parole con Prandelli e Balotelli. Poi in dono un pallone firmato e la maglia azzurra "Presidente 1" sulle spalle, e in cambio un tricolore dei 150 anni.