La Turchia spegne la luce a Damasco
Ankara pronta a bloccare le forniture e le trivellazioni petrolifere
IlConsiglio di cooperazione del Golfo ha respinto la richiesta di Damasco di convocare un summit di emergenza della Lega araba per discutere delle rivolte politiche in Siria. La decisione è stata annunciata ieri tramite un comunicato ufficiale del gruppo, da cui si apprende che i ministri degli Esteri dei Paesi arabi hanno tenuto colloqui per prepararsi all'incontro di oggi della Lega in Marocco. Dopo il vertice, la Siria sarà ufficialmente sospesa dall'organismo. Ultimo tentativo per bloccare l'espulsione la liberazione, almeno a parole di mille prigionieri politici. Ma è la Turchia, con antichi legami con il regime alawita, a scegliere la linea dura. Ankara aveva cercato di mantenere aperta la porta del dialogo con Damasco, nonostante gli sconfinamenti dei soldati di Assad nell'estate scorsa per fermare l'esodo dei siriani. Erdogan ha cercato di convincere il giovane presidente ad abbandonare la strada della repressione. Falliti tutti i tentativi il governo turco ha aperto alle opposizioni ospitando vertici e dando loro udienza. Ieri, dopo gli assalti alla ambasciata turca a Damasco, il governo Erdogan ha deciso di prendere provvedimenti contro Assad. Misure all'apparenza simboliche, ma che colpiscono al cuore la struttura stessa del regime. Ankara ha così annunciato alcune sanzioni contro Damasco e la sua sanguinosa repressione dei moti di protesta. Le misure prevedono lo stop a trivellazioni petrolifere congiunte, senza escludere un taglio delle forniture elettriche. E il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha avvertito il presidente siriano e suo ex-amico Assad: stai finendo in un «precipizio». Mentre Erdogan reclamava scuse più decise di quelle già balbettate per gli assalti di sabato scorso all'ambasciata turca di Damasco e ai consolati di Aleppo e Latakya, un suo ministro - quello dell'Energia, Taner Yildiz - ha annunciato che la Turchia ha fermato le esplorazioni petrolifere condotte in sei pozzi gestiti dalla compagnia statale turca Tpao con la omologa siriana. Già a inizio ottobre indiscrezioni di stampa avevano anticipato che la Turchia, nell'ambito di sanzioni che Ankara stava mettendo a punto d'accordo con gli Usa, avrebbero colpito il settore bancario e quello energetico siriano, fra l'altro proprio sospendendo i piani di esplorazione di giacimenti di petrolio da parte delle compagnie dei due Paesi: una sanzione saggiamente mirata dato che nel settore, peraltro tanto caro a Cina e Russia, hanno interessi la famiglia Assad e le èlite del regime. Il ministro ha anche evocato la possibilità di rivedere gli accordi stipulati nel 2006 per la fornitura di elettricità alla Siria. Erdogan ha ammonito Assad: «Sei su un sentiero molto pericoloso e stretto, come la lama di un coltello».