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La Lega boccia le «ammucchiate» ma non chiude la porta al Pdl

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Unadecisione che ieri il Senatùr ha comunicato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e che ora pone, a tutti gli effetti, il movimento nordista all'opposizione. La Lega ha quindi mollato gli ormeggi della maggioranza e veleggia sicura verso lidi ben più gratificanti per chi, soprattutto in questi ultimi tempi, è stato costretto ad appoggiare provvedimenti del governo che non sempre venivano accolti con favore dal proprio elettorato. E così, proprio ricalcando le parole pronunciate ieri da Roberto Maroni, l'opposizione diventa un vero e proprio «balsamo» capace di rafforzare e rinsaldare il partito. Anche se, precisano i capigruppo Federico Bricolo e Marco Reguzzoni al Quirinale, sarà un'opposizione «seria e responsabile». E questa responsabilità emerge anche nei toni più morbidi scelti da Umberto Bossi subito dopo l'uscita dal colloquio con il Capo dello Stato. Infatti, pur riconoscendo che il nuovo governo «sarà un'ammucchiata» con una strada tutta in salita davanti, afferma sibillino: «Per adesso abbiamo detto no, poi vedremo il programma...». Perplessità condivise anche dal ministro dell'Interno che, dopo essersi detto «scettico» sul futuro di un governo targato Monti ne prenostica una breve durata: «Non escludo che si arrivi presto a elezioni. Sono piuttosto scettico che questa eterogenea maggioranza possa reggere a provvedimenti, immagino molto duri. Avrà difficoltà ad approvarle le misure decise dai tecnici». Ma è il tema delle future alleanze che sta diventando motivo di discussione all'interno del Carroccio. Infatti, la Lega, ponendosi di fatto all'opposizione anche del Pdl, determina la fine di un accordo che dal 1999 unisce il Cav e Bossi. E in questo caso è lo stesso Maroni a lasciare aperto uno spiraglio: «Si chiude l'epoca» del patto con Silvio Berlusconi, ma «confido in Alfano. Sono ottimista». Parole confermate al Quirinale dal Senatur: «Per ora il governo Berlusconi è finito, in futuro può capitare tutto».

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