Il terzo polo vuole Monti ma già corteggia Emma

Anche i posti al tavolo nella sala del Mappamondo a Montecitorio sono sistemati con cura: la presidente di Confindustria Emma Marcegaglìa in mezzo. Alla sua destra il leader di Api Francesco Rutelli, a sinistra quello dell'Udc Pierferdinando Casini. Più che un meeting su «Il Futuro della democrazia» sembra l'annuncio di una discesa in campo. Appena Casini si siede non può restare indifferente: «Sembriamo i tuoi angeli custodi», dice, mentre sorride alla Marcegaglia. La mattina ha parlato il presidente del Consiglio nazionale di transizione della Siria, Buran Ghalioun, e altri protagonisti della Primavera araba. Nel pomeriggio, invece, alla tavola rotonda a cui partecipa anche Beppe Fioroni del Pd, va in scena la Primavera del terzo polo. Che guarda a Monti per rimettere le cose a posto. Ma per il dopo potrebbe trovare un'intesa elettorale proprio con la Marcegaglia. A quel punto Casini, Rutelli e Fini potrebbero sparigliare. La Marcegaglia candidata premier neutralizzerebbe anche l'eventuale impegno di Luca Cordero di Montezemolo. Fantapolitica? Può darsi. Ma l'intesa tra il terzo polo e la presidente di Confindustria c'è. La Marcegaglia parla per un quarto d'ora, dopo Rutelli, e per quattro volte ripete: «Come diceva Francesco...». La strada sembra segnata. Dal canto suo il leader di Api, in una sala strapiena di spettatori e di ospiti internazionali, disegna il futuro: «È il momento di assumersi le responsabilità repubblicane per contribuire a salvare l'Italia e non di segnalare pur legittime differenze di partito» esordisce. Poi attacca: «L'Italia ha bisogno di una rivoluzione liberale» e indica tre priorità: «Abbassare il debito, raggiungere il pareggio di bilancio e misure per far crescere l'economia italiana». Rutelli tiene anche a precisare: «Non c'è contraddizione tra rivoluzione liberale e coesione sociale». Ora bisogna andare avanti: «Occorre consolidare il cammino indicato dal Capo dello Stato e contribuire alla soluzione della crisi, aprendo con coraggio una stagione nuova». La Marcegaglia va sulla stessa scia. Avverte che parlerà in termini «economici» e non politici e dispensa ottimismo. L'Italia da alcuni mesi è «nell'epicentro della crisi» perché i mercati hanno avuto la percezione che «non sarebbe stata in grado» di risolvere il problema del deficit e del debito. La responsabilità, ha aggiunto, è «dei veti incrociati dei partiti di governo e della non volontà di fare riforme impopolari». Ora, ha ribadito la leader degli industriali, «deve nascere un nuovo governo, con la più ampia base parlamentare possibile, per fare quelle riforme che ripristinino credibilità e fiducia nel nostro Paese». Cioè «bisogna lavorare per il bene del Paese ed è essenziale che questo governo una volta insediato faccia le cose che servono al Paese». La Marcegaglia non risparmia gli altri membri dell'Ue che devono fare «i compiti a casa». Lo ripete almeno tre volte. «Non ci sono alibi - aggiunge - In un'Europa sempre più integrata, le conseguenze di quello che fanno i singoli Stati ha una ricaduta per tutti gli altri. È quindi fondamentale che ogni Paese dell'Ue risolva i propri problemi». La presidente di Confindustria difende l'euro. «Si dibatte se ha senso creare un euro di serie A e uno di serie B. Ma una scelta di questo tipo è improbabile e comunque avrebbe effetti devastanti. Sarebbero colpiti tutti i Paesi in difficoltà ma anche le economie più forti». Piuttosto «l'euro va salvaguardato e rafforzato». La Marcegaglia non nasconde che «oggi l'Unione europea è debole». Certo, precisa, «in questi anni ha funzionato ma nella crisi questa architettura ha mostrato tutta la sua inconsistenza». Dunque «il governo italiano deve tornare protagonista in Europa. Dobbiamo fare un passo decisivo verso un'integrazione economica, fiscale e politica» ragiona. Poi la presidente degli imprenditori suona la carica: «L'Italia ce la può fare, siamo la settima potenza industriale del mondo e il secondo paese per esportazioni in Europa, il sistema bancario è solido e abbiamo un patrimonio pubblico enorme». E se Fioroni (Pd) non rinuncia alla stoccata al leader Idv Di Pietro - «Non basta solo urlare alla macelleria sociale, è necessario rimboccarsi le maniche perché cose come ripianare il debito non si fanno con le urla ma mettendoci la faccia», dice - Casini esamina la situazione: «In questi giorni non tutto è filato liscio, non tutto è stato chiaro. Qualche speculazione, accanimento, sorriso di troppo nei confronti del nostro Paese c'è stato. E si è utilizzata la difficoltà italiana, la perdita di credibilità che abbiamo avuto per scaricare sull'Italia problemi molto più complessi». Insomma, chiarisce il leader dell'Udc, «forse qualcuno ha avuto piacere che non si guardasse in casa propria perché si guardava all'Italia. Ma la festa è finita. Togliamo l'alibi a quanti hanno pensato che il problema fossimo solo noi, evitando di guardarsi in casa propria» aggiunge Casini, secondo il quale «l'Europa deve fare un grande esame di autocritica: collettiva e individuale. Come dice il Vangelo chi è senza peccato scagli la prima pietra: sono pochissimi in Europa quelli che possono scagliare la prima pietra della virtù». Poi Casini si sofferma su Monti: «Se sarà incaricato, potrà fare il governo che vuole. Se non ci sono politici l'appoggio esterno al governo è da parte di tutti, l'importante è che sia convinto, forte e responsabile, perché non ci sono margini per ambiguità, scherzetti o incertezze. Non complichiamo la vita al manovratore - dice ancora il leader dell'Udc - cerchiamo di semplificargliela». Dunque il terzo polo non ci sta all'ipotesi di fare la stampella a un eventuale nuovo governo di Pdl e Lega con Alfano o Dini premier. Ancora più chiaro il numero due di Fli, Italo Bocchino: «Mentre il mondo intero festeggia l'ipotesi del governo Monti, con telefonate di Obama e Sarkozy e giudizi positivi di Merkel e Cameron, c'è ancora chi gioca allo sfascio senza tener conto di come i mercati hanno positivamente reagito alla notizia che da lunedì l'Italia potrebbe avere un autorevole esecutivo di ricostruzione nazionale. Le notizie secondo cui il Pdl pensa di proporre a Napolitano un governo Alfano e la Lega un governo Dini rischiano di far precipitare l'Italia nel caos».