Re Giorgio guida la crisi. Oggi le consultazioni

Giorgio Napolitno a chi ieri sera sotto le «sue» finestre suonava e cantava, con tanto di orchestra e spartito alla mano, l'Alleluja del «Messia» di Handel, non ha badato più di tanto. Niente cori, niente tifo da stadio. Non è di questo che il Paese ha bisogno. Il Capo dallo Stato continua il suo lavoro. Dopo aver promulgato ieri la legge di stabilità e ricevuto le dimissioni di Silvio Berlusconi, «riservandosi di decidere e invitando il governo dimissionario a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti», «Re Giorgio» darà inizio stamattina, in tutta fretta e con il fiato dei mercati che riaprono domani sul collo, la fase due. Il «dopo-Berlusconi». La Costituzione disciplina la formazione del nuovo governo con una formula semplice e concisa: «Il Presidente della Repubblica nomina il presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri». Un atto, che è però preceduto da una fase preparatoria: le consultazioni del Capo dello Stato con i presidenti delle Camere e con i gruppi parlamentari. Napolitano le avvierà oggi. Il via vai iniziarà di buon mattino. Arriveranno prima Renato Schifani (alle nove in punto) e Gianfranco Fini (mezzora dopo), ma solo in versione di presidente della Camera, perché sarà poi Francesco Rutelli a rappresentare il Terzo Polo. Dopo di loro sarà il turno delle minoranze linguistiche e dei gruppi che compongono il Misto a Montecitorio. Alle 11.30 sarà la volta di Di Pietro. Un'ora dopo arriveranno Umberto Bossi e lo stato maggiore del Carroccio, seguiti dal Terzo Polo. Nel pomeriggio a sfilare diretti al Colle saranno i democratici (intorno alle 16), mentre i rappresentanti del Pdl concluderanno le consultazioni alle 17.15. «Nel corso della giornata - aggiunge il comunicato del Quirinale che dà notizia del calendario di ricevimento dei gruppi - saranno consultati i Presidenti Emeriti della Repubblica, Senatori Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi». Gruppi e rappresentanti delle istituzioni dovranno dire la loro su un probabile governo Monti. L'ufficio di presidenza del Pdl ha aperto ieri alla possibilità un esecutivo tecnico guidato dal professore. Pd e Terzo Polo sono d'accordo, da sempre. L'Idv, dopo il netto «no» dei primi tempi, sta valutando l'idea di fare marcia indietro. La Lega si sente già all'opposizione. «Re Giorgio» avrà un bel da fare per assicurare al neo-premier una fiducia ampia, in grado di far approvare al Parlamento le riforme necessarie per far ripartire il Paese. Il conferimento dell'incarico di formare il nuovo esecutivo potrebbe essere «esplorativo» nel caso in cui le consultazioni non fornissero indicazioni significative al Presidente della Repubblica. Nella risoluzione delle crisi di governo, il Capo dello Stato ha come obiettivo quello di individuare una personalità politica in grado di formare un governo che abbia la fiducia del Parlamento. Napolitano ha già il suo candidato. «Re Giorgio» conferirà l'incarico a Monti in forma esclusivamente orale, dopo un breve colloquio. L'ennesimo, tra i due, in questi ultimi giorni. Del conferimento dell'incarico darà notizia (così come fatto ieri per le dimissioni del Cav), il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica. L'incaricato, di norma accetta con riserva. Poi, dopo un breve giro di consultazioni, si reca nuovamente al Quirinale per sciogliere, positivamente o negativamente, la riserva. Il professore - che ha già fatto sapere che sceglierà l'eventuale squadra di governo esclusivamente con il Capo dello Stato - pretende una maggioranza solida. Vuole 500 voti per approvare in modo spedito in Parlamento l'agenda dell'Unione europea. Se così fosse, il passo successivo sarebbe quello della firma e della controfirma dei decreti di nomina del Capo dell'esecutivo e dei ministri: quello di nomina del presidente del Consiglio, controfimato dal premier nominato, per attestare l'accettazione; quello di nomina dei singoli ministri, controfimato dal presidente del Consiglio; quello di accettazione delle dimissioni del governo uscente, controfirmato anch'esso dal presidente del Consiglio nominato. Il tutto nel più breve tempo possibile. Perché la Borsa non dorme mai.