Napolitano a Obama: l'Italia sarà all'altezza
«Sono sicuro che l'Italia sarà all'altezza del compito». All'indomani di una giornata nera per le Borse e insieme decisiva per l'avvio della crisi di governo, Giorgio Napolitano esordisce con una iniezione di fiducia. Il presidente della Repubblica parla di primo mattino all'ambasciata finlandese, ad un convegno su Risorgimento e Stati nazionali in Europa. Il messaggio è che il Paese ce la può fare, ma deve essere consapevole di avere davanti «scelte molto difficili e politicamente ardue» per arrivare al «risanamento finanziario» e rilanciare la crescita economica e sociale. È quanto mai necessario far presto: «L'Europa - sottolinea il capo dello Stato - attende con urgenza segni importanti di piena assunzione di responsabilità da parte di uno degli Stati fondatori». E visto che non bisogna perder tempo, subito dopo il breve saluto a Villa Lante, Napolitano torna al Quirinale per un'altra giornata densa di mosse sullo scacchiere della crisi economica italiana e internazionale. Nel pomeriggio, il capo dello Stato riceve al Colle Mario Monti. Un incontro di cortesia, il professore esprime «vivo ringraziamento» per la nomina a senatore a vita annunciata a sorpresa mercoledì sera dal presidente della Repubblica. Il colloquio dura due ore. Napolitano e Monti si scambiano opinioni sulla crisi economica mondiale e italiana. E, a quanto si apprende, sarebbe stato proprio il presidente della Repubblica a mostrare a Monti la nota con la quale Silvio Berlusconi gli augura buon lavoro per la nomina a senatore a vita. Sembrerebbe che Monti, di ritorno in Italia da Berlino, non ne fosse a conoscenza. Il nome dell'ex commissario Ue è l'unico che ormai circola nelle ipotesi di un governo di larghe intese per il dopo-Berlusconi. Degli ultimi sviluppi della situazione politica italiana, Napolitano ha parlato anche con Barack Obama, in un «cordiale colloquio» telefonico avvenuto in serata. E il presidente degli Stati Uniti avrebbe espressofiducia nella capacità del nostro paese di gestire la crisi del debito.