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Caduto l'alibi dei regressisti

Mario Monti

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Molti si stupiscono della folla che aspettava l'uscita di Silvio Berlusconi da Palazzo Chigi e all'ingresso del Quirinale. Non c'è niente di eccezionale perché il Cavaliere ha rappresentato quasi un ventennio della politica italiana e le sue dimissioni da statista - sue e non di altri - sono un fatto storico con il quale tutti presto faranno i conti. Per primi gli esponenti della sinistra regressista, senza più l'alibi del Caimano e ora alle prese con un club di liberisti bocconiani al governo, poi i professionisti dell'antiberlusconismo che dovranno inventarsi un pensiero (e un fatturato) che sta in piedi senza il Cavaliere, infine quei moderati che hanno vagheggiato la «destra europea» ma fatto carriera con i voti di Silvio. Il quale rappresenta un partito che ha più del venti per cento dei voti, quindi decisivo per la politica del governo. In questo scenario il governo di Mario Monti sta per cominciare la sua navigazione. La crisi dell'economia globale e il nostro debito pubblico ci hanno condotto a una scelta radicale: un governo tecnico sostenuto da partiti che non sono una coalizione, non sono una larga intesa, ma vogliono smarcarsi da riforme impopolari. Sì, è una resa della politica, ma anche una sfida e Monti è la persona giusta per salvare i risparmi degli italiani. So bene che c'è un dibattito sul dispotismo della tecnocrazia e l'impoverimento della democrazia, ma il problema si risolve con la riduzione del debito, il ritorno della politica e l'invito ai mediocri leader di Germania e Francia (responsabili del fallimento europeo) a farsi gli affari propri. Quale politica? Voltare pagina non è dileggiare il nemico - di cui molti si sentono già orfani - ma cambiare sistema di pensiero e accettare un ruolo di concretezza e responsabilità istituzionale. La democrazia non è sospesa e nel 2013 ci sarà una campagna elettorale. Se Monti farà bene, le elezioni saranno vinte da chi lo sosterrà meglio. Alt, voce in sala: «E se farà male?!». Rispondo con una frase usata per l'avventurosa missione spaziale Apollo 13: Failure is Not an Option, il fallimento non è contemplato.  

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