Pisanu è il nuovo che avanza

Ci sono Pierferdinando Casini, Gianfranco Fini e Francesco Rutelli. Ma il vero protagonista è Giuseppe Pisanu. «Torna a casa!» gli grida subito qualcuno dalla platea. «Sei già idealmente in questa famiglia, che in molti casi è la tua famiglia», ribadisce Fini al senatore del Pdl. Vederli in prima fila uno accanto all'altro, i leader di Udc, Fli e Api, con Pisanu che dispensa sorrisi, è un tuffo nel passato. Ma le parole che usano, e che riscaldano il Salone delle Fontane dell'Eur a Roma, puntano al futuro. Fin dall'inizio, quando il vicepresidente del Lazio Luciano Ciocchetti, esordisce: «Bisogna rifare l'Italia. C'è bisogno di un cambiamento per ridare credibilità al nostro Paese, bisogna mettere insieme tutte le persone migliori di questo Paese per far uscire l'Italia dalla grave crisi economica e sociale e ridare speranza ai giovani, alle famiglie e alle imprese. Questo è il messaggio del terzo polo, un messaggio costruttivo e che sia in grado di poter dare un futuro vero alle generazioni di questo Paese». È Pisanu l'asso nella manica: «Un governo di unità nazionale è una scelta quasi obbligata e doverosa verso gli italiani - spiega il senatore del Pdl - Nessuno può attribuire a Berlusconi l'esclusiva responsabilità della crisi - concede - ma la soluzione è nelle mani del presidende del Consiglio: più si arrocca e più cresceranno le sue responsabiità». Pisanu rimanda al mittente la definizione di «malpancista»: «Al massimo ho il mal di cuore. Noi non siamo dei traditori, semmai ci sentiamo traditi. Continuo a confidare nell'intelligenza di Berlusconi e nella coerenza di tanti colleghi del Pdl che davanti a tutto mettono l'interesse dell'Italia». Dal canto suo Pier Ferdinando Casini, che ha già avvertito che «in tanti sono pronti a passare» dal partito di Berlusconi all'Udc, ha rincarato la dose aprendo anche al centrosinistra perché «non si può fare un governo di risanamento nazionale senza la destra che ha vinto le elezioni», ma allo stesso tempo va tenuto in considerazione che ieri, durante la manifestazione del Pd, «la sinistra ha detto che è pronta ad assumersi la sua parte di responsabilità».   Ma Casini non tiene fuori nessuno. Il leader Udc immagina un governo che comprenda Pd, Pdl e terzo polo ma anche, dice, «una parte della società civile». Afferma di non capire «il timore di governi tecnici», poiché «i governi sono sempre politici, essendo varati con il voto del Parlamento», e aggiunge anche che bisogna fare in fretta perché «l'Italia rischia di fare la fine della Grecia». L'invito è alla «tregua». «Fermiamoci rispetto alle nostre guerre intestine e contrapposizioni. Cerchiamo di far passare scelte impopolari che sono dolorose e necessarie. Oggi non c'è più da dare ricette populiste e demagogiche, lisciando il pelo nella direzione che la gente vuole ma da affrontare una situazione drammatica. Ciascuno proporzionalmente deve fare sacrifici, ma bisogna prendere atto che oggi l'Italia rischia di fare sacrifici inutili se non c'è credibilità». Nega poi che ci siano «complotti contro il nostro Paese», ma sottolinea che «non dobbiamo consentire a nessuno di ridere dell'Italia e degli italiani». E ribadisce: «Non chiediamo posti o ministeri ma chiediamo e offriamo la nostra disponibilità al sacrificio nazionale per riscattare l'onore dell'Italia e degli italiani». Il presidente della Camera Fini, che l'altro ieri a Viterbo ha ammesso di essere «un'anomalia», attacca: «Il presidente del Consiglio è fuori dalla realtà, rimane a palazzo Chigi col pallottoliere e non si rende conto che nel Paese crescono i timori per il futuro». Poi lancia una metafora calcistica: «Chi è al governo faccia un passo di lato, se non vuole farlo indietro. capita anche ai grandi campioni di essere sostituiti se questa è l'esigenza della squadra e ora quello che serve alla squadra Italia è un altro presidente del Consiglio». Il presidente dell'Api, già fondatore del Partito democratico, Francesco Rutelli, guarda avanti: «Il governo potrebbe anche avere i numeri, come potrebbe non averli, ma purtroppo non cambia nulla. Con quei numeri non governano, al massimo possono vivacchiare e sopravvivere». Insomma, «gli italiani sanno benissimo - ha aggiunto Rutelli - che, con le enormi difficoltà che ci sono, un governicchio che sopravvive con uno o due voti è la fonte della crisi di credibilità che ci viene rimproverata in Europa e che sta mandando a picco i mercati». C'è spazio anche per Giorgio La Malfa che dà la sua disponibilità: «Pierferdinando Casini ha detto che è necessario costruire una grande forza moderata. Se queste sono le intenzioni, noi siamo pronti». Anche perché, conclude, «non si è mai vista una situazione economica e sociale così drammatica ed è inaccettabile che il Pdl non voglia collaborare allo sforzo di ricostruzione dell'Italia».