La politica perde il primato
Primo squillo della giornata, ore 9.08: «Mario, cosa fanno nel Palazzo? Qui crolla tutto». È un trader che opera sulle piazze di Londra e Milano, il suo mestiere è comprare e vendere titoli del debito pubblico europeo. Secondo squillo del giorno, ore 10.05: «Serve un governo Monti subito, un esecutivo di tecnici». È un giornalista che si occupa di economia. Terzo squillo, ore 12.00: «Siamo già al bivio. O si va al voto anticipato o sosteniamo un governo tecnico». È un parlamentare con tutti i neuroni a posto. In questi tre episodi c’è il senso di una giornata drammatica. Ieri per tutto il giorno mi sono interrogato: ma chi decide le sorti di un Paese? La politica, il Parlamento, i cittadini che votano o i fondi di investimento e gli speculatori? Dove si ridisegnano lo scenario del post-Berlusconi e il destino di una nazione e di un sistema politico? Nelle urne o dentro i caveau delle banche? La politica vacilla sotto i colpi dei mercati. La crisi finanziaria del 2008 aveva fatto squillare il campanello d’allarme e i governi avevano promesso di cambiare le regole della turbofinanza. Tre anni dopo siamo non solo punto e a capo, ma assistiamo inermi alla frantumazione dell’Europa, la più grande area economica del mondo, con la moneta più forte e con più giustizia sociale. Francia e Germania discutono sulla creazione di meccanismi per prevedere l’uscita di un Paese dall’Euro. Il partito della Cancelliera Angela Merkel, la Cdu, sta preparando una bozza da discutere alla prossima conferenza sull’Eurozona. Come avevamo anticipato, siamo a un passo dal breakup, dalla rottura di Eurolandia. Complimenti a Parigi e Berlino. E a Roma che accade? Si cerca di rimettere insieme i cocci. Il presidente Napolitano pensa che un governo Monti sia la soluzione giusta e Berlusconi è sulla stessa linea del Quirinale, un governo di emergenza sostenuto da tutti i partiti che ci stanno. Si chiama realpolitik. Per calmare i mercati si fanno mosse da war game. Vedremo la loro efficacia. Per ora sappiamo che le furbizie di Berlino e Parigi stanno affamando la Grecia, mentre i partiti del Belpaese stanno firmando il loro suicidio di massa. Speriamo si salvi almeno l’Italia.