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Italia accerchiata nell'Eurogruppo

Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti

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«All'Italia non abbiamo chiesto un governo di unità nazionale, come abbiamo fatto per la Grecia, perché non fa parte di un programma» di sostegno all'economia, precisa il presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker in serata, ma - indipendentemente da chi si trova al governo - gli impegni assunti con la Ue vanno mantenuti, attuati rapidamente. L'Eurogruppo ieri è stato chiaro con il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Che il governo sia sull'orlo delle dimissioni o no per la Commissione europea fa poca differenza. L'importante è il rispetto degli impegni presi. I ministri dell'euro riuniti ieri a Bruxelles, hanno bersagliato Tremonti di domande sulle mosse del governo per assicurare l'attuazione delle misure di consolidamento del bilancio e di riforma strutturale. Tremonti è stato stretto d'assedio appena arrivato a Bruxelles. «Troppo generiche le misure ora bisogna entrare nel dettaglio, indicare i tempi» gli è stato chiesto. Italia e Grecia sono stati i due dossier all'esame del vertice. Il portavoce del commissario europeo, Olli Rehn, ha fatto intendere che Bruxelles intende mantenere la pressione indipendentemente dall'agenda politica del nostro Paese. Il commissario ha rinnovato a Tremonti la richiesta che vengano prese «decisioni più coraggiose per stimolare la crescita». Rehn ha confermato che la missione della Commissione Ue partirà per l'Italia «già questa settimana» per incontrare le autorità e ottenere chiarimenti e dettagli sulle misure anticrisi decise dal governo in base alla lettera d'intenti inviata all'eurosummit del 26 ottobre. Il portavoce, Amadeu Altafaj, ha precisato che «un questionario è stato inviato alle autorità italiane», e che la missione di monitoraggio della Commissione Ue è indipendente da quella di verifica trimestrale dell'Fmi, richiesta dallo stesso governo italiano. «Sono complementari e servono entrambe a rafforzare fiducia nelle misure italiane. E naturalmente siamo in contatto costante con l'Fmi: siamo autonomi ma coordinati», ha spiegato il portavoce. La missione di monitoraggio della Commissione a Roma chiederà, in base al questionario per le autorità italiane «chiarimenti e dettagli sul maxiemendamento della manovra finanziaria, sul calendario e sui piani di attuazione delle misure», ha detto ancora ancora Altafaj, precisando che «la valutazione dei dati raccolti verrà sottoposta al commissario Rehn, che la presenterà poi, insieme a un rapporto politico, all'Eurogruppo». Gli scopi del doppio monitoraggio della Commissione e dell'Fmi, ha spiegato il portavoce, «sono molto chiari: serviranno a rafforzare la fiducia sulla capacità dell'Italia di rispondere alla crisi con misure che la rimettano sul cammino della crescita e della sostenibilità, di conseguire entrambi gli obiettivi, quello di bilancio e quello delle riforme strutturali». Il ministro delle Finanze tedesco Schaeuble, ha spezzato una lancia a favore dell'Italia dicendo che non si trova in una situazione paragonabile a quella della Grecia. E poi: «I dati dell'economia reale italiana non giustificano il nervosismo» dei mercati. Ergo se l'Italia attuerà gli impegni di riforma per i quali si è impegnata, «ci sarà un recupero della fiducia dei mercati». Secondo il ministro tedesco «l'Italia è troppo grande per essere salvata dall'Efsf (il fondo salva Stati) ma non avrebbe in ogni caso bisogno del suo sostegno». All'Eurogruppo era presente anche il neopresidente della Bce Mario Draghi. Diversa la situazione in Grecia. Schaeuble ha parlato di «sviluppi da cataclisma giacchè lo scenario cambia ogni giorno». Nessuna decisione è stata presa dall'Eurogruppo sul rafforzamento del fondo salva-stati (Efsf) per portarlo da 440 a mille miliardi di euro. Se ne riparlerà nel prossimo Eurogruppo del 17 novembre. L'aumento del fondo servirebbe a fronteggiare tre emergenze: il sostegno del debito sovrano nei mercati primario (attraverso l'assicurazione del 20% dei titoli emessi) e secondario, la ricapitalizzazione delle banche. L'obiettivo è frenare il contagio della crisi ai Paesi core dell'Eurozona (in prima battuta all'Italia). La situazione viene giudicata urgente dal momento che i tassi ai quali l'Italia si sta finanziando si avvicino pericolosamente al 7% sui dieci anni, proprio il livello che ha costretto Irlanda, Portogallo e Grecia a ricorrere agli aiuti europei. Nessun commento dall'Eurogruppo è venuto sulla crisi politica italiana e sull'ipotesi che Berlusconi si dimetta. Il ministro delle Finanze belga, Didier Reynders ha scritto sul suo sito internet che «non spetta ai Paesi europei dire se il presidente del Consiglio dei ministri italiano, che è stato eletto dal popolo, debba dimettersi o no». A Bruxelle i fari erano accesi anche sulla Grecia. Lo sblocco delle sesta tranche di 8 miliardi del prestito ad Atene è subordinato al chiarimento politico che arriverà con la formazione del nuovo governo di unità nazionale. In ogni caso tutto è pronto per il negoziato sul secondo prestito da 100 miliardi (più 30 miliardi per l'intervento a sostegno delle banche) contestuale all'operazione riscadenzamento del debito ellenico con la partecipazione delle banche. Ma lo scenario politico di Atene è ancora nebuloso anche se sarebbe stato raggiunto un accordo sul nome del premier.

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