Incontro Bossi-Tremonti. Nuovo vertice Pdl

Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha lasciato Montecitorio dopo l'incontro con il leader della Lega Umberto Bossi. Il confronto tra i due si è protratto per circa un'ora. Il ministro del Tesoro, lasciando la Camera dei deputati, non ha voluto rilasciare dichiarazioni ai giornalisti ed è subito salito in auto. Alle 12,30 è iniziato invece il vertice del Pdl a Palazzo Grazioli che potrebbe allargarsi al Carroccio.    Ieri sera la fazione "montiana" del Pdl e chi si oppone all'idea di un esecutivo tecnico si sono confrontati fino a tarda notte. A palazzo Grazioli il premier Silvio Berlusconi ha soprattutto ascoltato i vertici della maggioranza e del governo, ha osservato lo scontro interno al Pdl, ma l'orientamento che il Cavaliere ha lasciato trapelare è stato quello di accettare la "carta Monti". Poiché il Pdl si mostra lacerato come non mai, a via dell'Umiltà Angelino Alfano sta vagliando anche la possibilità di convocare un organismo di partito (direzione nazionale o ufficio di presidenza, più difficile che siano investiti i gruppi) per consentire un dibattito interno che porti alla ratifica della soluzione Monti senza strappi. Ma i tempi stringono e si cerca di individuare uno spazio fra i voti di Camera e Senato sul Ddl stabilità per convocare la riunione. L'ipotesi più probabile è che il partito possa essere convocato venerdì sera, o al limite sabato sera, comunque prima di domenica quando potrebbero tenersi le consultazioni a seguito delle dimissioni di Berlusconi. Intanto, per discutere di questa e di altre ipotesi il premier ha riconvocato per oggi alle 12.30 un nuovo vertice con alcuni dei big della maggioranza. Le tensioni interne alla maggioranza sono esplose stanotte a palazzo Grazioli. Oltre alla netta presa di posizione di Umberto Bossi, infatti, davanti al premier si è composto il quadro dei favorevoli e dei contrari all'operazione. L'idea Monti è sostenuta da larga parte dei ministri e dei dirigenti provenienti dall'ex Forza Italia, da Cicchitto a Fitto fino a Frattini e Quagliariello. Favorevoli anche big azzurri di peso come Lupi e Formigoni. Ma anche ex An come Alemanno e Augello. Non ostile, riferiscono, sarebbe anche Gasparri. Molti dubbi sono invece stati espressi da La Russa. Apertamente contrari Matteoli, Meloni, Rampelli, ma anche azzurri come Sacconi, Brunetta e Romani. Nel corso dell'incontro sono circolate anche soluzioni alternative, in particolare quella di Domenico Siniscalco, ex ministro dell'Economia. Ma preso atto dell'orientamento di Berlusconi, volto a sostenere Monti, altri hanno proposto la "carta Siniscalco" per il Tesoro. Gli effetti di un eventuale confronto interno al Pdl, nel corso di una riunione dell'organismo interno, potrebbe certificare la spaccatura, anche se difficilmente porterà a clamorosi strappi. Più probabile, infatti, che si arrivi alla decisione di sostenere un esecutivo tecnico a maggioranza.