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"Elezioni o staremo all'opposizione"

Umberto Bossi, della Lega Nord

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«Noi vogliamo il voto». La strategia della Lega è chiara e a tracciarla è Umberto Bossi che, anche di fronte all'ipotesi di un esecutivo guidato dal ticket Alfano-Maroni ribadisce: «Noi tendenzialmente vogliamo andare al voto». Poi il piano «b». Napolitano aveva appena annunciato la nomina di Mario Monti a senatore a vita. Una sorta di promozione nei confronti di un uomo che sarebbe in pole position per la carica di premier in un ipotetico governo tecnico. E, di fronte a questa eventualità, Bossi mette subito le cose in chiaro: «È bello stare all'opposizione, è più divertente». In altre parole, nel caso le forze politiche presenti in Parlamento trovassero i numeri per sostenere un governo di transizione il Carroccio non ne farà parte. Una mossa che, come ha spiegato ai suoi il Senatùr permetterà al movimento nordista di «rifarsi la verginità». Niente più compromessi. Niente più sostegno a decisioni impopolari come quelle che il governo ha dovuto prendere per dare seguito alle richieste dell'Europa e che, soprattutto, dovranno prendere i componenti del prossimo esecutivo. Basta con tutto questo. Ora la Lega vuole tornare ad essere quel partito di "lotta" che la base continua a chiedere. Una linea che molti tra i maroniani avevano già ipotizzato nei giorni scorsi anche se, dopo le dichiarazioni di ieri di molti leghisti, sembrava essere stata accantonata. Il primo a ribadire l'illegittimità di qualsiasi governo diverso da quello attuale è stato Roberto Calderoli: «La Lega non sosterrà mai, ribadisco mai un governo tecnico, di unità nazionale, di tregua, di maggioranze allargate o come diavolo lo si voglia chiamare che altro non sono che "pastrocchi" di Palazzo. Il popolo con il voto ha scelto questo governo e se questo governo cade la parola deve tornare al popolo il prima possibile». Linea sulla quale si erano posizionati anche il capogruppo nordista alla Camera Marco Reguzzoni e il sottosegretario alla salute Francesca Martini. Il primo sostenendo che «i governi sono politici. Per noi non c'è nessuna opzione di appoggio a un governo tecnico». Mentre la Martini rincara la dose: «Mi sento di esprimere la posizione della Lega Nord contro ogni ipotesi di un esecutivo tecnico-natalizio che mi fa tanto pensare ad una versione invernale di quei governi balneari in stile Prima Repubblica» sostenendo inoltre che l'unica alternativa a «un nuovo governo che sia espressione della maggioranza uscita dalle urne è il voto», per dar vita «all'unico esecutivo che può esprimere un Paese democratico». Tutte dichiarazioni che non lasciano spazio a dubbi. Eppure il fatto che queste venissero solo da esponenti molto vicini a Bossi e non da chi è più in sintonia con il ministro dell'Interno Roberto Maroni aveva dato adito a diversi possibili scenari. E così, supportati dal punto fermo che «solo la maggioranza uscita dalle urne nel 2008 può andare avanti e ricompattarsi sul nome di Angelino Alfano», alcuni parlamentari del Carroccio avrebbero continuato ad invitare Silvio Berlusconi a creare le condizioni per la successione del neo segretario del Pdl a palazzo Chigi. Una linea che stava prendendo piede dopo che martedì sera, durante il vertice a palazzo Grazioli, il Pdl aveva "aperto" all'ipotesi di un esecutivo di emergenza nazionale. In realtà il premier è ancora convinto di voler andare alle urne, ma - questo il ragionamento che si fa nella Lega - Napolitano tenterà sicuramente la strada dell'esecutivo tecnico o politico. Con questa prospettiva il timore sarebbe che il Pdl si spacchi in mille pezzi, visto che una vasta area del partito di via dell'Umiltà è per un governo di larghe intese. Per questo motivo la mossa che dovrebbe intraprendere il premier, si sostiene nel partito di via Bellerio, è quella di ricompattare il Pdl e la maggioranza sul nome di Angelino Alfano. Ma se l'ipotesi fosse quella di affidare l'incarico a Monti allora la musica cambia e sono gli stessi maroniani a mettere in chiaro le cose: «Se davvero sarà lui, avremo un anno per far dimenticare l'esperienza Berlusconi, un anno per consolidare il nostro peso nel partito, e molto probabilmente una nuova legge elettorale che a differenza del "Porcellum" non consentirà epurazioni». Epurazioni che invece potrebbero esserci se si andasse a elezioni ora dato che le liste saranno composte dal Senatùr che potrebbe estromettere tutti i dissidenti. Ma proprio il nuovo sistema di voto è l'unica incognita per la Lega in caso di governo tecnico: «Se si dovesse celebrare il referendum e si tornasse il "Mattarellum", comunque non saremmo svantaggiati. Ma rischiamo una legge che ci faccia fuori, ad esempio il modello simil-ungherese che propone il Pd». Proprio questo rischio, ragionano in ambienti Pdl, «potrebbe far propendere per un appoggio esterno del Carroccio». Ipotesi però scartata dai leghisti che ieri sera riuniti a Palazzo Grazioli hanno voluto ribadire il loro secco «no» ad ogni governo di transizione. E mentre a Roma si discute, al Nord ci si prepara alla campagna elettorale. Soprattutto il Movimento dei giovani padani: «La nostra certezza si chiama Lega Nord e il nostro segretario Umberto Bossi. Noi siamo pronti: manifesti, colla, volantini, auto, gazebo, tutto è pronto. Quando Bossi darà il via, il Movimento giovani padani come sempre sarà in prima linea».

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