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Pd e Terzo Polo pronti a salire al Colle "Sì al governo di unità nazionale"

Quirinale

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I tempi rapidi li hanno ottenuti. Sabato si chiude con il ddl stabilità. Già domenica potrebbero partire le consultazioni. Pd e Terzo Polo daranno al presidente Giorgio Napolitano la disponibilità a sostenere un governo di unità nazionale, dai numeri solidi e guidato da una personalità di alto profilo e credibilità internazionale. Se il Colle chiederà una rosa di nomi in testa ci sarà Mario Monti, che oggi ha fatto il primo passo in Parlamento: Napolitano lo ha nominato in serata senatore a vita. Una nomina letta da molti come un'investitura. Monti premier in pectore e già si inizia a ipotizzare la lista dei ministri che rappresenteranno i partiti del governo di emergenza. Con un tecnico all'Economia. Si fa già il nome di Fabrizio Saccomanni. Ma queste sono solo ipotesi. Per ora, sul tavolo c'è solo il pressing di Pd e Terzo Polo per il governo di unità. L'Idv invece non si sbilancia. Antonio Di Pietro vuol capire quale esecutivo e per fare cosa, prima di dare il via libera. «Per ora non c'è un nuovo esecutivo e con i se non si va da nessuna parte», dice Di Pietro. I 'sè, del resto, restano ancora molti. A partire da cosa farà il Pdl. Lo smottamento di una parte o l'intero partito che avalla il governo di transizione? Pier Luigi Bersani mette in chiaro che il sì del Pd sarà condizionato dalla solidità della nuova maggioranza: «Diciamo governo di emergenza o di transizione», ma «non intendiamo un ribaltone o un aggiustamento con qualche transfuga». Bersani, che pure avrebbe potuto avere una convenienza ad andare a votare subito come probabile candidato premier del centrosinistra, vede la strada per le elezioni più insidiosa rispetto alle settimane scorse quando diceva che il Pd era pronto sia al governo di emergenza che al voto. «Fino a qualche tempo fa il voto anticipato avrebbe potuto avere un effetto positivo sui mercati, come è avvenuto in Spagna. Ora siamo fuori tempo massimo», è il ragionamento del segretario del Pd. La preoccupazione, dopo la drammatica mattinata di oggi sui mercati, è altissima. Bersani non l'ha nascosta durante la riunione dei gruppo Pd alla Camera. Anche per questo il segretario del Pd (e anche Pier Ferdinando Casini) ha sentito il presidente Napolitano per denunciare i ritardi della maggioranza sul maxiemendamento al ddl stabilità. L'iter rapido è stato ottenuto. Si chiude sabato. E sul dopo, la linea è questa: «Adesso diciamo governo di emergenza o di transizione per dare un volto credibile all'Europa e ai mercati. Dopo si vede. Se non ci saranno le condizioni per un altro governo, che noi non intendiamo nè di ribaltone nè di aggiustamento con qualche transfuga, si vada a elezioni». Quanto a Idv e Sel, il segretario del Pd osserva: «Non mi risulta fin qui che nè Vendola, nè Di Pietro abbiano detto qualcosa di diverso. Se non Di Pietro con la preferenza per le elezioni anticipate. Se Di Pietro ha cambiato idea, lo dirà al capo dello Stato. C'è la politica ma prima c'è l'Italia». Stasera ci sarà la riunione dei big del Pd al partito. Una riunione che sarà aperta dalla relazione di Enrico Letta. La vittoria di ieri sul rendiconto, quella di oggi sui tempi rapidi per il ddl stabilità e quindi la posizione del Pd alle prossime consultazione: sì a un governo di unità nazionale guidato da una figura 'tecnicà, nessuna continuità con il governo Berlusconi. Queste le linee guida della discussione. «Umanamente capisco -dice un dirigente del Pd- che Bersani avrebbe preferito il voto anticipato. Gli avrebbe dato la chance di essere lui il candidato premier del centrosinistra. Ma in questo momento serve altro. Serve un governo di emergenza che ci porti fino alla scadenza della legislatura». Serve un premier non politico per fare quello che serve per arginare la crisi. Di questo è convinto Pier Ferdinando Casini. «Nessuno vuole fare governi dei ribaltoni» ma, spiega, «c'è lo spazio per un governo di responsabilità collettiva. Lo dico da mesi, noi corriamo il rischio di fare la fine della Grecia. Qui non c'è spazio per fare giochini politici, bisogna prendere misure vere, impopolari. Avere una corresponsabilità delle forze maggiori, dico Pdl e Pd. E penso che alla fine Berlusconi rifletterà sulla responsabilità» che si assume di fronte alla possibilità «di salvare il paese».  

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