La roulette delle Commissioni
Anchese riuscissimo a ottenere un'eventuale fiducia alla Camera, non potremmo comunque far niente: il problema ormai sono le commissioni». Il voto sul rendiconto dello Stato ha appena fissato il tachimetro di Pdl e Lega a quota 308, Silvio Berlusconi è al Quirinale per dire a Giorgio Napolitano che si dimetterà non appena il parlamento avrà approvato la legge di stabilità e un deputato Pdl, in Transatlantico, spiega uno dei motivi di questa decisione. «Il problema sono le commissioni» dice, e non ha tutti i torti. Le defezioni di ieri hanno in molti casi ribaltato gli equilibri tra maggioranza e opposizione. Il caso più eclatante è forse quello della commissione Giustizia. La maggioranza può contare su 21 voti (14 del Pdl, 5 della Lega e 2 di Popolo e territorio). Contro ci sono i 23 delle opposizioni (15 Pd, 4 Udc, 2 Idv, 2 Fli) a cui nella votazione di ieri si sono aggiunti anche quelli di Calogero Mannino e Giancarlo Pittelli, del gruppo Misto, che si sono astenuti sul rendiconto dello Stato. Daniela Melchiorre, dei Liberal Democratici, ieri era in missione ma anche qualora decidesse di votare a favore della maggioranza, il suo parere non sarebbe decisivo: 25 a 22 è il verdetto. Lo sanno bene i Democratici, che gongolano: «Dopo le ultime defezioni, la maggioranza non ha più i numeri neanche nella commissione Giustizia, con buona pace di Berlusconi e dell'avvocato Ghedini - attacca Pina Picierno componente della II commissione di Montecitorio - Ormai il capogruppo Enrico Costa veste i panni dell'ultimo giapponese. Oggi era solo a rappresentare il Pdl: altro che problemi di numeri: questa è la conferma che la maggioranza è finita». Anche nella commissione Affari esteri le cose non vanno bene per Berlusconi è compagni. A conti fatti finirebbe 24 a 21 per l'opposizione che può contare sui 15 voti del Pd, i 4 dell'Udc, i 2 dell'Idv, i 2 di Fli, il voto di Api e quello del Repubblicano Giorgio La Malfa. Vincono di misura le opposizioni anche in commissione Cultura: "finirebbe" 24 a 23, dopo i voti di Mario Pepe e Elio Belcastro che ieri hanno appoggiato il governo e quello di Luciano Sardelli (gruppo misto) che invece ha votato contro. Dopo il "mal di pancia" dell'onorevole Francesco Stagno D'Alcontres, eletto con il Pdl ma appartenente dallo scorso 4 ottobre al gruppo misto, andrebbe alle opposizioni, stavolta per due voti, anche la commissione Affari sociali. 22 voti ha la maggioranza (16 del Pdl, 4 della Lega e 2 di Popolo e territorio) e 23 ne hanno le opposizioni (14 Pd, 3 Udc, 2 Idv, 2 Fli, 1 Api, 1 Mpa e , appunto, Stagno D'Alcontres). Finirebbe in pareggio, invece, in commissione Bilancio e tesoro. Al voto di Giuseppe Fallica (Forza Sud) che ieri ha assicurato il suo appoggio al governo si aggiungono i 16 del Pdl, i 5 del Carroccio e i 2 di Popolo e territorio, per un totale di 24 preferenze. Le opposizioni possono contare, invece, su 15 deputati Pd, 3 Udc, 2 Idv, 2 Fli, 1 Api e - almeno in teoria - sul deputato Mpa Carmelo Lo Monte, anche se ieri era in missione. Stessa sorte - e sempre garantita da Carmelo Lo Monte - per la commissione Finanze. Finirebbe 22 pari, ma a influire sul risultato anche l'ex Pdl Santo Versace, passato al gruppo misto lo scorso 29 settembre. L'accusa di «tradimento» però non gli va giù: «Prima di tutto una premessa: io me ne sono andato il 29 settembre quando la maggioranza era a quota 320 e il governo era in assoluta sicurezza. Poi un ragionamento: il programma del Pdl era la riduzione della pressione fiscale e della spesa pubblica; la riforma della giustizia; l'abolizione delle Province; investimenti e rilancio del Sud e in generale crescita del Paese. Quante di queste cose sono state fatte? Nessuna. Quindi il vero traditore è a Palazzo Chigi!», replica. Alcune commissioni dove Pdl e Lega mantengono la maggioranza ci sono, ovviamente. È il caso della prima, quella per gli Affari costituzionali: i numeri dicono che la maggioranza può contare fino a ieri su 26 voti a favore (17 Pdl, 5 Lega, 2 Popolo e territorio e 1 Forza Sud) contro i 25 delle opposizioni (15 Pd, 2 Idv, 2 Fli, e 2 gruppo misto). A garantire il precario equilibrio sono però tre dei malpancisti degli ultimi giorni: Isabella Bertolini, Gaetano Pecorella e Giorgio Stracquadanio. I tre, schierati tuttora tra le fila del Pdl, ieri - pur dopo aver firmato lettere dissidenti o manifestato disagi nei confronti del governo - hanno votato sì al rendiconto.