Fini ammette: "Il mio ruolo politico è un'anomalia"
Le idee costano.Gianfranco Fini incontra gli elettori viterbesi, ma per ascoltarlo bisogna pagare 20 euro da versare sotto forma di sottoscrizione a «Libertiamo», l'associazione promotrice, insieme al web magazine «Il Futurista» di Filippo Rossi. Il dettaglio organizzativo non è passato inosservato e ha inasprito ulteriormente il clima, già molto teso, all'interno del locale gruppo di Fli, il cui coordinamento provinciale ha mantenuto le distanze dall'evento organizzato da Filippo Rossi. Un prezzo poco «politico», come già la scelta di far pagare un biglietto di ingresso che in tempi di crisi deve aver contribuito a scoraggiare il pubblico delle grandi occasioni: solo un centinaio le persone presenti ieri mattina ad ascoltare l'intervento del presidente della Camera. Un discorso, il suo, incentrato sulla figura del premier Silvio Berlusconi e il governo. «La maggioranza – ha detto Fini – non esiste più in termini politici e forse nemmeno numerici. Berlusconi è chiuso nel palazzo a contare i propri parlamentari insieme ai suoi fedelissimi. Ma anche se avesse un voto in più potrebbe solo galleggiare prolungando l'agonia. L'Italia sta vivendo una crisi di credibilità. Il presidente del Consiglio deve fare un passo indietro, o laterale se preferisce, ma deve farsi da parte indicando al Capo dello stato il suo sostituto. È un suo diritto. Il dopo Berlusconi non deve essere un governicchio del ribaltone, bensì una coalizione che deve comprendere il Pdl, ma anche sapersi aprire a chi ha la volontà e la capacità di mettere in atto la lettera della Bce», continua il presidente della Camera. «Berlusconi – ha detto ancora - non ha la percezione di quanto sta accadendo nel Paese. È sordo anche al grido di Confindustria. Non mi stupisce che abbia detto che i ristoranti sono pieni». Il governo «di responsabilità o salute nazionale» auspicato da Fini dovrebbe anche occuparsi di riformare la legge elettorale e la giustizia ma «non per uscire dai propri procedimenti» precisa. Riguardo alla sua uscita dal Pdl ribadisce: «Sono stato cacciato». Poi il presidente della Camera ammette: «Riconosco che il mio ruolo politico spinto è anomalo, soprattutto rispetto al passato. Ma si tratta della classica pagliuzza nel mio occhio confrontata con la trave negli occhi degli altri». Io tento di svolgere al meglio il ruolo di presidente della Camera avendo come stella polare il regolamento»