Berlusconi: legge Stabilità poi lascio
Il Rendiconto generale dello Stato è stato approvato con 308 voti a favore del centrodestra e un'astensione. Alla votazione hanno preso parte infatti solo 309 deputati. In 320, oltre al presidente della Camera, non hanno preso parte alla votazione. Fra questi il deputato Pdl Alfonso Papa, agli arresti domiciliari. 308 sì, un astenuto e 321 non votanti. Sono questi i numeri attesi da giorni da parte dell'aula della Camera. E' da registrare che dai 321 (il presidente Fini non vota) andrebbe tolto Gennaro Malgeri, Pdl, che è giunto in ritardo al voto ma ha spiegato in aula che avrebbe votato a favore. Berlusconi controlla i tabulati Il premier resta in aula con Maroni, Brambilla e i fedelissimi circondato da alcuni deputati del Pdl e dai sottosegretari Laura Ravetto e Bruno Cesario intento a controllare il tabulato della votazione sul rendiconto generale dello Stato che ha certificato che la sua maggioranza è ferma a 308 deputati: è questa l'immagine in aula alla Camera subito dopo la sospensione della seduta da parte del presidente della Camera Gianfranco Fini. Hanno lasciato invece immediatamente l'aula i ministri Roberto Calderoli e Umberto Bossi e il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Vertice immediato fra Berlusconi e Bossi subito dopo il voto. I due si stanno vedendo nella Sala del Governo a Montecitorio. Poco dopo la riunione si è allargata con quasi tutti i membri del governo che erano presenti a Montecitorio per il voto sul Rendiconto. Nella sala del governo sono infatti arrivati anche Giulio Tremonti, Roberto Maroni, Franco Frattini, Altero Matteoli e Maria Stella Gelmini. Partecipano alla riunione anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti e il segretario del Pdl, Angelino Alfano. Il Cav ai suoi: c'è un problema di numeri. "È chiaro ed evidente che c'è un problema di numeri, ora serve subito una riflessione per decidere sul da farsi" avrebbe detto il premier Silvio Berlusconi parlando con alcuni parlamentari del Pdl prima di lasciare Montecitorio. Il deputato Malgieri non ha votato per un contrattempo e ha preso la parola scusandosi per il ritardo che gli ha impedito il voto a favore del rendiconto. Ad astenersi un altro deputato Pdl, Franco Stradella. Il pidiellino Malgieri fermato da un contrattempo, è il firmatario oggi di un articolo di commento su Libero dedicato ai "malpancisti" che stanno abbandonando la maggioranza e intitolato "Non chiamiamoli traditori per loro è un complimento" si è poi giustificato chiedendo al presidente Gianfranco Fini di poter parlare brevemente in aula: "Volevo chiedere scusa a lei e all'assemblea - ha detto - per essere stato assente in un momento così importante e vorrei ribadire che se avessi potuto avrei votato a favore". Berlusconi in Quirinale. Prima riunione con i dirigenti di governo e maggioranza a palazzo Chigi per fare il punto della situazione dopo il voto sul Rendiconto dello Stato. Poi il Cav si è recato in Quirinale per un colloquio con il Capo dello Stato. Il premier da Napolitano ma non si dimetterà. E' salito al Colle senza alcuna intenzione di rassegnare le dimissioni. Così almeno riferiscono fonti di governo, pur rilevando che alcuni dei massimi esponenti della maggioranza gli avrebbero però consigliato la soluzione opposta, e cioé quella di cedere il passo. Al massimo, riferiscono le stesse fonti, Berlusconi potrebbe offrire le dimissioni del governo in cambio di elezioni anticipate, senza governi di transizione. Il Quirinale chiede una "soluzione rapida". Secondo fonti di maggioranza, informalmente il vertice dell'esecutivo sarebbe avvertito del fatto che, di fronte al delicato momento politico ed economico, il Quirinale sarebbe orientato a favorire una soluzione senza tentennamenti o dilazioni temporali. Verifica della maggioranza o un'altra strada, di certo la situazione di instabilità non deve protrarsi più di qualche giorno. Il premier, nonostante l'amarezza e anche la rabbia per l'esito dei numeri ottenuti a Montecitorio, viene descritto da diversi deputati del Pdl determinato a "non mollare". Certo, avrebbe ammesso Berlusconi, c'è un problema di numeri, ma ora verifichiamo e decidiamo insieme cosa fare. Le ipotesi di Berlusconi per restare al governo. Tra le ipotesi avanzate dallo stesso premier durante il breve vertice nelle stanze del governo a Montecitorio prima di andare a palazzo Chigi (dove erano presenti tra gli altri anche Bossi, Tremonti e Maroni), c'è l'intenzione di chiedere la fiducia alla Camera. Il ragionamento svolto da Berlusconi, riferiscono le stesse fonti, è che la maggioranza finché non viene sfiduciata con un voto ufficiale va avanti. Quindi, per il premier è dirimente un voto in aula. Tra le ipotesi analizzate da Berlusconi con i suoi, c'è anche quella di presentarsi in Parlamento e chiedere la fiducia sul programma di misure anti-crisi contenute nella lettera consegnata alla Ue. Nel caso in cui, segue ancora il ragionamento che avrebbe espresso il Cavaliere ai suoi, il voto di fiducia dovesse decretare la caduta del governo, allora l'unica strada resta quella delle elezioni. Per Berlusconi, infatti - spiegano sempre le stesse fonti - non esiste alternativa a questo governo e non esiste la possiblità di un governo tecnico che avalli un ribaltone per sovvertire il voto popolare. Berlusconi, viene infine spiegato, potrebbe nel chiedere la fiducia anche prospettare l'allargamento della maggioranza, come richiesto dai "malpancisti" del Pdl (e recuperare così 5-6 voti). Ma su quest'ultimo punto resterebbe il "no" della Lega. Berlusconi: dimissioni dopo l'approvazione della legge di Stabilità Il Quirinale dopo l'incontro con il Presidente del Consiglio annuncia che Berlusconi rimetterà il mandato dopo l'approvazione parlamentare della legge di stabilità. "Il Presidente della Repubblica Napolitano - si legge in un comunicato del Quirinale - ha ricevuto questa sera il Presidente del Consiglio, on. Silvio Berlusconi, accompagnato dal sottosegretario dott. Gianni Letta. All'incontro ha partecipato il segretario generale della presidenza della Repubblica, consigliere Donato Marra. Il Presidente del Consiglio ha manifestato al Capo dello Stato la sua consapevolezza delle implicazioni del risultato del voto odierno alla Camera. Egli ha nello stesso tempo espresso viva preoccupazione per l'urgente necessità di dare puntuali risposte alle attese dei partner europei con l'approvazione della legge di stabilità, opportunamente emendata alla luce del più recente contributo di osservazioni e proposte della Commissione europea. Una volta compiuto tale adempimento, il Presidente del Consiglio rimetterà il suo mandato al Capo dello Stato, che procederà alle consultazioni di rito dando la massima attenzione alle posizioni e proposte di ogni forza politica, di quelle della maggioranza risultata dalle elezioni del 2008 come di quelle di opposizione".