"Pronti al diaologo con Berlusconi"
C'è chi li vorrebbe fuori dal centrosinistra, chi invece preferirebbe accoglierli nella maggioranza. Anche a costo di vedere il loro leader storico, Marco Pannella, ministro della Giustizia. Roba da miracolo? Più che altro incubo da caduta del governo. I numeri del centrodestra sono talmente in bilico che lo sguardo dei berluscones s'è rivolto verso i sei deputati radicali che, in rotta col Pd, potrebbero essere decisivi. Il segretario del partito, Mario Staderini, conferma la volontà di dialogare col premier ma avverte: «Non voteremo la fiducia al governo». Segretario Staderini, crede che sia possibile un avvicinamento dei Radicali a Berlusconi? «Il nostro metodo è sempre stato quello di dialogare con tutti e giudicare i provvedimenti nel merito». Dunque se nel maxiemendamento che presenterà il governo ci fossero provvedimenti che condividete voterete a favore? «Valuteremo le proposte del governo norma per norma. Certo se il governo Berlusconi o qualsiasi altro presentasse il progetto di legalizzare le droghe leggero lo voterei subito». Cos'è che non la convince del maxiemendamento? «Mancano tante cose. Innanzitutto non c'è nulla sulla questione giustizia, che invece è uno dei punti indicati dalla Bce al governo italiano. Poi rispetto alle norme ipotizzate sui licenziamenti non ci sono forme di tutela al di là della cassintegrazione. Piuttosto dovremmo arrivare a un welfare delle persone e non delle imprese». Quale sarebbe il maxiemendamento dei Radicali? «Tagliare la spesa pubblica, a cominciare dal finanziamento ai partiti, i soldi al Vaticano e le spese militari. Poi si potrebbero privatizzare tante società statali: ottenere 5 miliardi di euro dalle dismissioni del patrimonio pubblico mi sembra irrisorio». E se il governo, a sorpresa, inserisse qualcuna di queste proposte nel provvedimento? «Lo voteremmo. Ma non voteremo mai la fiducia a questo governo, che è un atto politico». A destra le sirene del Pdl, a sinistra le critiche del Pd. Voi radicali non vi sentite tra l'incudine e il martello? «Lo siamo. Non è un caso che parliamo di due gambe della partitocrazia. Secondo una ricerca che abbiamo fatto fare solo il 15 per cento degli italiani sa che noi abbiamo sempre votato contro la fiducia a Berlusconi. Ancora oggi ci sono siti internet d'informazione che scrivono il contrario». Lo fanno per nuocervi? «C'è qualcuno che non ci vuole alleati col centrosinistra, com'è invece successo storicamente, e punta a farci passare per collaborazionisti di Berlusconi». Come la presidente del Pd Rosy Bindi? «Bè l'area clericale vorrebbe liberarsi di noi perché mettiamo in difficoltà il Pd». Che consiglio darebbe al segretario dei Democratici Bersani? «Di incalzare gli alleati e presentare un'alternativa di governo invece di aspettare che cada Berlusconi». E al premier, invece, cosa chiederebbe? «Gli direi che se è in grado di fare la rivoluzione liberale che ha promesso sedici anni fa la realizzi, scusandosi con gli italiani di aver fatto altro per tutto questo tempo».