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In banca con l'incubo di non trovare i soldi

Banca

Conti all'estero senza reato? Si può

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Paura, forse, non è la parola adatta. Sfiducia, piuttosto. Sfiducia nelle istituzioni, nella politica, nelle banche. E nella capacità del Paese di riprendersi ed uscire dalla situazione di crisi. È per questa sfiducia che i romani tengono gli occhi aperti, soprattutto sui conti correnti bancari. Nessuna fuga, per ora: ma si inizia a fare strada il timore che qualcosa, ai soldi in banca, possa succedere. Alcuni - pochi, a dire il vero - pensano che possa esserci un collasso del sistema bancario nazionale. Altri, invece, hanno il timore ben più concreto che, come avvenuto ai tempi di Giuliano Amato, lo Stato possa tentare il «colpo di mano» e operare un prelievo forzoso sui conti in banca. «Qualcosa sta andando storto», dice Rosa Leonetti, pensionata, correntista in una filiale di Unicredit. «Io, per non sapere né leggere né scrivere, i soldi ho iniziato a ritirarli. Piano piano, perché adesso ti fanno problemi se prendi cifre sopra i 1500 euro». La paura, spiega Rosa, è che l'Italia «faccia una brutta fine. Io sono anziana, i soldi che ho in banca sono quelli che mi ha lasciato mio marito e mi servono per vivere. Già mi hanno diminuito la pensione di reversibilità, meglio non rischiare. Poi si dice che il Governo voglia prenderli direttamente dai conti dei cittadini per pagare il debito». Però, signora, Giuseppe Mussari, il presidente dell'Associazione Bancaria Italiana, ha detto che possiamo stare tranquilli, che non c'è pericolo che accada. «Non si sa mai, non mi fido molto. Tanto i soldi sono miei: non faccio nulla di male prelevandoli. Inoltre i conti correnti, ormai, non ti danno più interessi sufficienti a coprire le spese». E dove li tiene? «Ho la cassaforte a casa. Sono più al sicuro lì che nel caveau della filiale». Rosa non è l'unica a temere che il Paese possa andare a picco, trascinando con sé quanto messo da parte dai piccoli risparmiatori. «Io sul conto ho lasciato pochissimo», dice Mario Moano, gioielliere, conto corrente all'Unicredit. «Giusto il necessario per non andare in rosso con le spese bancarie. Lo tengo aperto perché può sempre servire, ma i miei soldi li tengo nella cassetta di sicurezza della banca». Crisi di fiducia anche per Alessio Borzo, operaio. Che ha il dente avvelenato con Le Poste, dove ha il conto. «A gennaio mi hanno proposto un investimento legato alle prestazioni del Paese. Ho accettato. Vuoi sapere il risultato? Ho perso quasi 500 euro dall'inizio dell'anno. È colpa mia, certo, che non mi sono informato». E cosa farai con quello che ti rimane? «Lo lascio sul conto, per ora, perché credo che tenere i soldi a casa sia pericoloso. Una cosa è certa, però: non li investo più. E comunque adesso guardo ogni giorno il telegiornale, così se vedo le brutte li ritiro». «Secondo me facciamo la fine dell'Argentina», è invece convinta Elena Cevoli, impiegata agli aeroporti di Roma, che ha un conto alla Cariparma Crédit Agricole. «Ma con me cadono male: in banca tengo giusto il necessario per pagare le bollette». Non li ritiri? «No, il conto corrente è utile, senza devi pagare tutto in contanti». Sulla stessa linea Simona Nardi, maestra, cliente Unicredit. «Io il conto corrente lo tengo, mi serve per ricevere lo stipendio e per la carta di credito. Fra parentesi, non credo che il Paese possa fallire, non stiamo messi così male. Però, certo, ho un po' paura che prima o poi ci mettano le mani in tasca».   Ed è proprio lo spettro del prelievo forzoso, a preoccupare i romani. Anche se l'ipotesi è stata smentita, per ora, rimane il dubbio che sia stata allo studio. Come ultima carta da giocare, insomma, se la situazione dovesse diventare più difficile di quanto già non sia. «Io non credo che il pericolo di un prelievo forzoso sia del tutto passato», dice Matteo Gasparri. «Basta farsi due conti: hanno alzato le tasse, hanno abbassato la soglia dell'antiriciclaggio, hanno intenzione di modificare l'età pensionabile e hanno già aumentato l'Iva. La situazione, però, non si è risolta. Prima o poi ci sarà bisogno di un intervento più forte ancora, e francamente non mi sembra che rimangano altre strade oltre al prelievo diretto sui conti correnti, come fece nella stessa situazione Giuliano Amato. Lo farà anche Berlusconi, lo hanno già annunciato». Veramente, alla fine l'ipotesi è stata smentita. «Lo so, ma secondo me ci pensano seriamente. Volevano solo tastare il terreno, vedere la reazione della gente», dice. Matteo, quindi, ha già iniziato a pensare a misure alternative. «Io ho un conto deposito online, che per adesso mi sembra sicuro e mi dà anche qualche interesse. In caso vedessi le brutte, farei subito un versamento sul mio conto online PayPal. Così i miei soldi non li possono toccare». Anche Armando Cari, libero professionista e correntista di Montepaschi, teme la lunga mano dello Stato. «Io chiuderei il conto corrente solo per evitare un furto simile a quello perpetrato nel 1992». Una misura d'emergenza, via. «No,no, fu un furto vero e proprio. Perché una cosa è costringerti a versare un'addizionale, un'altra è infilarsi nei conti correnti, a sorpresa, magari di notte. Per il resto, non ho paura di questa crisi: ne abbiamo affrontate altre in passato e le abbiamo superate. In più ho poco da temere: sono un piccolo risparmiatore. Per questo mi sembra una cosa stupida ritirare i soldi dal conto corrente: sia perché le leggi del credito tutelano fino a 100.000 euro, sia perché sono convinto che le nostre banche siano solide. E poi, non si offenda, ma sono fondamentalmente convinto che il problema siate voi giornalisti: vi piace dipingere la realtà in modo più drammatico di quanto realmente sia».

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