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Casini ruba due deputati al Pdl

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L'ultimo voto alla Camera 14 ottobre quando il governo chiese la fiducia

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Meno due. La maggioranza alla Camera perde due deputati del Pdl che passano all'Udc, Alessio Bonciani e Ida D'Ippolito. Defezioni che inguiano Berlusconi, perché al momento il centrodestra arriva a quota 314, cioè sotto la maggioranza assoluta, pur mantenendosi sopra l'opposizione. Il centrosinistra e il terzo Polo, infatti, all'ultima fiducia il 14 ottobre sono riusciti a raggiungere quota 301 voti, pur contando 306 parlamentari. E con i nuovi acquisti di Pier Ferdinando Casini arriverebbe a 308. Cioè sempre sotto il centrodestra. Un vantaggio comunque risicato per la coalizione di Berlusconi, appeso a pochissimi deputati. E che vedrà la prima vera prova a metà della settimana prossima quando in aula arriverà il rendiconto economico dello Stato. L'intenzione del governo è quella di mettere la fiducia martedì e poi votarlo mercoledì. E in questi cinque giorni il Pdl cercherà di recuperare qualche parlamentare. Da ieri pomeriggio Denis Verdini l'uomo che ha in mano tutte le trattative si è messo al lavoro per verificare quali sono le reali intenzioni degli esponenti della maggioranza. E per sondare i malumori del partito. Molte proteste nascono infatti da situazioni di rivalità interne, da lotte per la conquista di segreterie provinciali o comunali. E su questi «mal di pancia» sta lavorando alacremente Pier Ferdinando Casini. Il leader dell'Udc avrebbe, ad esempio, contattato i ribelli che hanno firmato la lettera di Roberto Antonione. E a loro avrebbe offerto la possibilità di costruire insieme il «dopo-Berlusconi». Isabella Bertolini, berlusconiana di ferro e ora tra i «ribelli», conferma: «Sì ho sentito Casini, così come ho avuto tanti contatti in questi giorni così frenetici». Anche Fabio Gava, raccontano, sarebbe stato sentito dall'Udc, ma lui smentisce: «Non c'è nessuna Opa da parte di altri partiti su di noi. La lettera è un'iniziativa che riguarda solo gli azzurri della prima ora, ci sarà un motivo. Le nostre richieste a Berlusconi sono fatte con il cuore, non siamo dei traditori». Ieri è stata comunque una giornata ad alta tensione. Oltre alla coppia «fuggita» dal Pdl, in tre hanno lasciato il gruppo di Popolo e Territorio – Amerigo Porfidia, Elio Belcastro e Arturo Iannaccone – e hanno costituito, all'interno del gruppo Misto, una componente autonoma dal nome «Noi per il partito del Sud-Lega Sud». Però hanno assicurato che confermeranno la fiducia al governo. Altra campanella di allarme quella suonata da Pippo Gianni, anche lui deputato di Popolo e Territorio, che in un primo momento ha minacciato il suo no al maxiemendamento del governo. «Voterò la fiducia solo dopo aver visto il decreto – ha spiegato intervistato al programma di Radio2 "Un giorno da pecora" – Se conterrà delle norme sull'occupazione nel meridione e nel centro-sud lo voterò, altrimenti no. Io non sono stato nominato da Berlusconi e non vengo dalla maggioranza...». Dichiarazioni che lo stesso Pippo Gianni si è affrettato però ad «annacquare» poco dopo: «La mia era soltanto una battuta scherzosa fatta in una trasmissione simpatica. Non immaginavo certo che ci fosse un rilancio in rete nazionale e che facesse tanto clamore». Allo stato, comunque, i numeri danno ancora ragione al premier: la maggioranza conta su 314 parlamentari: 212 del Pdl (esclusi Alfonso Papa agli arresti domiciliari e Pietro Franzoso assente per motivi di salute), 59 della Lega, 25 di Popolo e Territorio. Oltre ai sette deputati di Grande Sud di Gianfranco Miccichè, nel gruppo Misto Berlusconi può contare su Mario Pepe, Luca Barbareschi, Aurelio Misiti, il leader di Pri, Francesco Nucara, Giancarlo Pittelli, gli ex Fli Adolfo Urso, Andrea Ronchi, Pippo Scalia e i tre di «Noi Sud» che ieri hanno formalizzato l'uscita da Popolo e Territorio, Elio Belcastro, Arturo Iannaccone e Americo Porfidia. L'opposizione, invece, resta a quota 306: 25 di Fli, 22 di Idv, 200 del Pd, 6 Radicali, 5 Api, 2 Libdem, 4 Mpa, 3 minoranze linguistiche, Giancarlo Giulietti e Giorgio La Malfa. Inoltre il 14 ottobre scorso non hanno partecipato alla fiducia, ma non hanno ancora mai votato contro il governo sei deputati: Calogero Mannino, Luciano Sardelli, Antonio Buonfiglio, Santo Versace, Giustina Destro e Fabio Gava. Un aiuto a Berlusconi starebbe per arrivare dal sottosegretario Enzo Scotti il quale potrebbe portare in dote qualche deputato di «Noi Sud» e almeno un centrista. Altro «territorio di caccia» è il gruppo di Futuro e Libertà, dal quale un parlamentare (le voci in Transatlantico dicono Carmine Patarino) potrebbe migrare verso la maggioranza. E poi c'è l'incognita del gruppetto dei sei radicali che si sono autosospesi dal Pd. I contatti con il Pdl ci sarebbero ma bisogna vedere fino a che punto il partito di Pannella è disposto ad arrivare. Al voto di fiducia del 14 ottobre i sei parlamentari hanno sfidato il diktat dell'opposizione rimanendo in aula durante il discorso di Berlusconi. Ma hanno poi votato contro la fiducia.

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