Parte il "Servizio pubblico" di Santoro
Sceglie Vasco Rossi e "Noi siamo i soliti" come sigla per la sua nuova trasmissione Michele Santoro, ed elegge Enzo Biagi e Indro Montanelli propri numi tutelari, "anche se siamo diversi so che siete in apprensione e ci seguite". Parte così il primo appuntamento di Servizio Pubblico, esperimento di trasmissione multipiattaforma che il suo ideatore chiama "rivoluzione civile", retta dal peso (e dal contributo economico di 10 euro cadauno) di "centomila persone", che "hanno acceso noi" ma che adesso possono accendere "tutto quello che vogliono". E allora, via a elencare Daniele Luttazzi, Adriano Celentano, Serena Dandini "e la stessa Rai che si sta spegnendo", arrivando così a dar vita a "un vero servizio pubblico". Poi, preso l'abbrivio, sermoncino sulla libertà d'informazione "e su quanto è costato al nostro Paese il non aver fin da subito detto la verità sulla crisi finanziaria". Quindi, parola a Marco Travaglio, che segna il suo rientro sul piccolo schermo con una difesa di Antonio Ingroia, il "pm partigiano sì, ma della Costituzione, che - dice Travaglio - ha indagato sei volte Berlusconi per mafia e sei volte ne ha chiesto l'archiviazione perché non aveva abbastanza prove". Infine, Vauro, entrato in scena come "padre indignato", con tanto di saio, cui "girano a tal punto i cordoni da aver dato vita alla Santa Indignazione". Nel prologo della trasmissione, il piatto forte: intervista a Valter Lavitola in ambientazione spiaggia sudamericana, inframezzata da audio di intercettazioni tra il premier e l'ex direttore dell'Avanti!. E ancora l'ingresso del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. "Non c'è antipatia tra me e Di Pietro. Siamo due persone diverse, ma ci stimiamo e siamo legati umanamente", ha detto. "