L'ultima di Pd e Udc: sfiducia costruttiva
Mentrel'Udc, grande manovratore in questi ultimi giorni di crisi, recupera al suo gruppo due «ribelli» del Pdl, il leader di Fli e presidente della Camera non ha dubbi nel dire che «il governo non ce la fa più» e che «ha i giorni contati». Un fronte compatto che vede anche il Pd prenderne atto facendo scattare l'ennesima allerta con un più convinto «teniamoci pronti». Il conto alla rovescia per lo scacco matto al governo Berlusconi è iniziato e la prima mossa potrebbe già avvenire martedì, quando la Camera dovrà votare il rendiconto generale dello Stato. Il fronte dell'opposizione si dividerà tra chi voterà contro e chi, anche tra le ormai tante frange di «malpancisti», si asterrà. Il provvedimento, la cui approvazione è richiesta dalla Costituzione ed è indispensabile per la stabilità dei conti pubblici, sarà comunque «responsabilmente» approvato. Ma il risultato del voto - almeno nei desiderata delle opposizioni - sarà tale da mostrare plasticamente che la maggioranza il governo non c'è l'ha più. A quel punto, come afferma la presidente del Pd, Rosy Bindi, se il presidente del Consiglio non ne prenderà atto annunciando un suo passo indietro, «ci sarà un atto parlamentare di fronte al quale trarremo le conseguenze che noi chiediamo da tempo: o un governo di responsabilità nazionale o le elezioni». E lo strumento, l'atto parlamentare che potrebbe essere utilizzato, dovrebbe essere una mozione di sfiducia. Una sfiducia, però, «costruttiva» che, anche se non è prevista nel nostro ordinamento, mostri la volontà politica di sfiduciare l'esecutivo attuale per avviarne uno nuovo in grado di varare le misure anticrisi e fare le riforme. Il piano che le voci del Palazzo vedono come il risultato di un capillare lavoro di tessitura affidato alla cura del leader centrista Pier Ferdinando Casini, conta sul progressivo smottamento dei numeri della maggioranza che avanza giorno per giorno. Dopo l'outing della lettera dei sei «dissidenti» del centrodestra ieri stesso due deputati del Pdl sono passati direttamente all'Udc mentre tre ex parlamentari «responsabili» hanno aderito al gruppo Misto, pur assicurando che «al momento» sono ancora vincolati al progetto del centrodestra di Berlusconi. Altri segnali di allontanamento dalla maggioranza arrivano poi dal gruppo dei quattro ex Fli, Urso, Scalia, Buonfiglio e probabilmente anche Ronchi.