L'economia globale «è entrata in una nuova e difficile fase».
L'allarmeè contenuto nella bozza di comunicato finale del G20 ancora in via di definizione. Secondo il documento, «l'incertezza sulla sostenibilità dei livelli del debito pubblico in alcune economie avanzate è aumentato e il riequilibrio della domanda dal settore pubblico a quello privato e dal settore esterno a quello domestico non è materializzato». Contro tali rischi i Venti Grandi hanno messo a punto un Piano di Azione in sei punti per «sostenere la ripresa nel breve termine e restaurare la stabilità finanziaria». Il G20 discute la possibilità di aumentare le risorse a disposizione del Fondo monetario internazionale per aiutare gli Stati in difficoltà. In particolare nell'ambito delle linee di credito per salvaguardare i paesi a rischio speculazione ci sarebbero contatti tra Fmi e Italia. Opportunità che Roma non sarebbe intenzionata a sfruttare. Alla base della riluttanza, spiegano fonti europee, vi sarebbero le condizioni dell'estensione del monitoraggio da parte del Fmi sui Paesi a rischio della zona euro. Il problema, riferiscono le stesse fonti, è infatti soprattutto politico: gli ispettori, con gli accresciuti poteri di monitoraggio, potrebbero rilevare la necessità di un intervento del Fondo tramite l'apertura di una linea di credito in favore dell'Italia. "Aiuto" che l'Italia non vuole perché, spiegano le fonti europee, teme di dare l'impressione di un "commissariamento" da parte di Washington sulla gestione delle finanze pubbliche. Ma Francia e Germania sembrano determinate. «Siamo impegnati attivamente a trovare il modo di combattere la speculazione, specialmente contro l'Italia», ha detto non a caso il ministro delle Finanze tedesco, Wolfang Schaeuble. Le banche centrali, si legge nella bozza, «continueranno a essere pronte a fornire liquidità alle banche». I Governi dell'area dell'euro «si impegnano ad adottare tutte le misure e le azioni necessarie per assicurare la stabilità dell'euro». E a questo proposito vengono ricordati gli accordi del 26 ottobre scorso. «Un particolare sforzo in termini di consolidamento fiscale sarà compiuto da quegli Stati membri dell'area dell'euro che stanno sperimentando tensioni sui mercati del debito sovrano». L'Italia, in particolare, «si impegna a raggiungere un rapido calo del rapporto tra debito e Pil a partire dal 2012». Altri impegni vengono assunti dagli Stati Uniti e dal Giappone. Washington dovrà «realizzare tempestivamente un pacchetto di misure di breve periodo per sostenere la ripresa». Tokyo dovrà invece «realizzare speditamente misure fiscali per la ricostruzione dopo il terremoto» dai costi stimati pari ad almeno 19.000 miliardi di yen. Nei Paesi dove «le finanze pubbliche rimangono relativamente forti», tra cui la Germania, saranno lasciati operare gli stabilizzatori automatici e, nel caso in cui le condizioni economiche globali dovessero materialmente peggiorare, saranno prese «misure discrezionali per sostenere la domanda domestica».