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Crisi, Napolitano: l'Italia è consapevole

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Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

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{{IMG_SX}}"Tutti sanno che il momento è serio, tutti sanno che risanamento e sviluppo sono improrogabili, tutti sanno che ognuno sarà responsabile delle proprie scelte". Giorgio Napolitano chiude due giorni di consultazioni informali (anche se lui precisa che non le si possono definire tali), fa sapere di avere ben chiaro il quadro e, in conclusione, avverte: sulla base dei prossimi sviluppi parlamentari deciderò come muovermi.   Appello del Colle alla responsabilità. Se due giorni fa aveva preso atto dell'emergere di un blocco sociale e politico per affrontare la crisi, oggi lascia intendere che il governo dovrà fare la sua parte fino in fondo per uscire dal tunnel. Anche le opposizioni sono chiamate ad una prova di responsabilità, ma l'essenza della lunga nota diramata nel primo pomeriggio dal Colle pare essere questa: un inciampo in Parlamento e sarà chiaro che l'attuale maggioranza non ce la fa più. Anche perché, rispetto a 24 ore fa, il Pdl si trova alle prese con una nuova grana, impersonificata dai sei firmatari (solo tre dei quali già in uscita) di una lettera in cui si chiede al premier un passo indietro. Il quale premier, al momento, è a Cannes per il G20, ad assicurare l'Europa e il fronte interno riguardo a due cose. La prima: sulla legge di stabilità ed il maxiemendamento varato ieri dal consiglio dei ministri verrà posta la fiducia (quindi tempi brevi e un difficile coinvolgimento delle opposizioni). La seconda: verrà aperto un confronto con i sindacati sulla riforma del mercato del lavoro. Situazione che rischia di farsi contorta, ad ogni modo, soprattutto alla luce del fatto che tra i dissidenti spiccano i nomi di alcuni (ex) fedelissimi come Stracquadanio e Bertolini, per non parlare di Antonione (ma di lui già si sapeva). Quanto basta per far dire ad un deputato non certo accusabile di intelligenza con le opposizioni, come Giuliano Cazzola, che è giunto il momento per Berlusconi di trattare la resa onorevole, che a farsi schiacciare non c'è alcun titolo di merito. Questi gli umori di buona parte della base del Pdl. Per Alfano "non c'è altra alternativa che questo esecutivo". Ai vertici del partito i segretario fa sapere di aver detto a Napolitano che non c'è alcun governo all'infuori di questo, e che i numeri per arrivare al 2013 sono ancora là, ben fissati agli scranni di Montecitorio. Per Bossi è meglio il voto che un esecutivo tecnico. Il leader leghista che ieri letteralmente spernacchiava l'ipotesi di Mario Monti alla guida di un esecutivo tecnico, oggi con maggior stile ribadisce che ad un governo non politico lui preferisce il voto. Ma ormai è troppo tardi, fa sapere Gianfranco Fini: "il governo non ce la fa più". Lo si vedrà in Parlamento, mentre qualcuno dal Colle osserva attentamente".  

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