Sì ai domiciliari per Papa
«Alfonso sta arrivando. Mi ha appena chiamato mia nuora per darmi la bella notizia. È un momento di grande emozione, mi tremano le mani». Alfonso Papa ha da poco lasciato il carcere di Poggioreale e sta per tornare a casa, al Vomero, da mamma Rosita. I giudici, dopo 103 giorni di carcere, hanno concesso al deputato Pdl accusato di concussione, corruzione ed estorsione nell'ambito dell'inchiesta sulla P4, gli arresti domiciliari. Il primo via libera alla scarcerazione arriva dal tribunale di Napoli: non è ravvisabile «alcun concreto pericolo di inquinamento probatorio» scrivono i magistrati della I sezione penale, non credendo a quanto invece scritto dai pm Henry John Woodcock e Francesco Curcio secondo i quali Papa, da detenuto, avrebbe avuto contatti con l'esterno allo scopo di «modificare a suo favore la portata degli elementi probatori». La scarcerazione si avvicina, ma per l'esecuzione del provvedimento bisogna attendere ancora la pronuncia del Tribunale di Roma in quanto, per una ipotesi di concussione, Papa è indagato anche a piazzale Clodio. Il sì del Gip arriva nel giro di poche ore. Papa potrà lasciare il carcere e andare a casa dei genitori, non potendo trascorrere i domiciliari nella sua abitazione perché la moglie, Tiziana Rodà, è indagata nello stesso processo a Napoli. L'auto della polizia giudiziaria arriva a destinazione, in via Cilea, intorno alle ore 17. Il deputato Pdl scende, concede un sorriso ai fotografi e sale in casa. Non ha più la tuta indossata il giorno dell'udienza, la settimana scorsa. È di nuovo in giacca e cravatta, come siamo abituati a vederlo nelle fotografie che lo ritraggono in Parlamento. Ha ancora la barba lunga, però. «La taglierà presto - assicura mamma Rosita - Vorrei rivederlo subito in sesto, sistemato, come era prima». I genitori lo accolgono con le lacrime agli occhi. Lui si chiude in casa e dopo un po', da dietro la finestra, fa un cenno con la mano ai fotografi, in segno di saluto. Di vittoria. Poi abbassa le tapparelle e si ritira. Mamma Rosita è al settimo cielo, ma non nasconde la confusione del momento. «Il destino ha voluto - ammette - che io stamattina sia stata tutto il tempo in mano ai medici, dovevo fare un'ecografia. Così ho il frigo vuoto, non ho comprato niente. Penso di preparargli una bistecchina. O qualsiasi cosa lui vorrà. Non pensavo di ritrovarmi in questa situazione, ma mi organizzerò». È una bella giornata. Anche Tiziana Rodà è raggiante: «Ce l'abbiamo fatta - spiega - Ero molto preoccupata per le sue condizioni di salute». «Finalmente un giudice ha guardato le carte e ha deciso secondo giustizia», commenta invece l'avvocato Giuseppe D'Alise che, insieme a Carlo di Casola, ha combattuto a lungo per la scarcerazione. Eppure una nota di tristezza rimane. La legge che disciplina gli arresti domiciliari consente al detenuto di avere rapporti solo con i «soggetti conviventi». Papa potrà relazionarsi solo con i suoi genitori, quindi. Rosita è preoccupata: «Mi dispiace molto per i bambini. Allo stato attuale non possono vederlo. Dobbiamo aspettare di capire quali sono le disposizione del giudice. Sa, per noi è un capitolo della vita del tutto nuovo. Non sappiamo bene come comportarci», ammette. Anche la moglie Tiziana è stata colta impreparata: «Pensavo di mandare i bambini dai miei suoceri. Almeno per ricostituire un minimo di famiglia. Alfonso ha scritto moltissime lettere ai ragazzi, loro non vedono l'ora di vederlo e per lui è la stessa cosa». L'avvocato D'Alise studia il da farsi: «Aspettiamo giovedì per capire cosa dicono i giudici. Secondo me si può allargare, non dico alla moglie che è coindagata, ma per lo meno ai figli la possibilità di vedere il detenuto. Altrimenti si verificherebbe il paradosso che gli avvocati possono vederlo e i figli, minorenni, no», spiega. Intanto il processo continua. «Saremo presenti a tutte le udienza - spiega la Rodà - per dimostrare nelle sedi opportune la nostra totale estraneità ai fatti. Il patteggiamento chiesto da Bisignani non ci tocca minimamente», precisa. Già, Bisignani. Ieri il faccendiere milanese è tornato in libertà. Il gip di Napoli Luigi Giordano ha depositato nel pomeriggio l'ordinanza con la quale ha annullato il precedente provvedimento di arresti domiciliari. Sull'istanza di remissione in libertà anche Curcio e Woodcock avevano espresso parere favorevole. I pm chiedevano che per Bisignani venisse applicato solo l'obbligo di firma, ma il giudice ha deciso per la libertà senza alcuna restrizione. Decisiva, appunto, la scelta di Bisignani di patteggiare. Essa per il giudice «segna un'evidente discontinuità nei comportamenti dell'imputato rispetto a quelli nel cui ambito sono maturati i fatti». Gli altri elementi che hanno indotto il gip ad accogliere l'istanza sono il periodo trascorso da Bisignani ai domiciliari (circa 4 mesi) e la decisione di rispondere alle domande dei pm, tanto che «una parte consistente del compendio indiziario a suo carico è stata desunta proprio dalle sue risposte». Tra qualche giorno verrà fissata davanti al gip Maurizio Conte l'udienza per definire il patteggiamento (la proposta è di 1 anno e 8 mesi complessivi per tutti i capi di imputazione).