Napolitano convoca i leader
Vigile attenzione, consultazioni informali, presa d'atto delle rispettive posizioni per calibrare l'azione delle prossime settimane, il tutto entro l'alveo delle competenze istituzionali e costituzionali. Giorgio Napolitano ha osservato, ascoltato, sentito e soppesato. Ha ricevuto al Quirinale le delegazioni del Terzo Polo e del Pd, ha rinviato a domani gli incontri con quelle della Lega e del Pdl. Per far fronte alla crisi e ai raid speculativi contro l'Italia, non basta più turarsi il naso e votare i provvedimenti del governo. "Il problema ormai è la credibilità di Berlusconi che rende inutile ogni misura", è la posizione che Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini esprimono nell'incontro con il presidente della Repubblica. L'opposizione si dichiara indisponibile a sostenere in Parlamento l'esecutivo mentre è pronta ad entrare in un governo di emergenza che si assuma la responsabilità di fare i sacrifici necessari a far uscire il Paese dal tunnel. Napolitano convoca le opposizioni. Dopo i contatti telefonici di ieri, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha voluto incontrare formalmente al Quirinale leader e capigruppo prima del Terzo Polo e poi del Pd. Non ha ricevuto, invece, la chiamata, almeno fino a sera, il leader Idv Antonio Di Pietro che in passato non ha risparmiato critiche al Colle per non aver staccato la spina al governo. Anche oggi, come racconta al termine del colloquio il leader Api Francesco Rutelli, Napolitano ha ribadito il suo ruolo di "garante delle regole della nostra democrazia parlamentare". Sì a larghe intese. In questa veste il capo dello Stato ha chiesto alle opposizioni fino a dove si può spingere la propria responsabilità davanti alla crisi dell'Italia. Ma, a differenza dei mesi scorsi, l'opposizione non è più disposta a dare corsie preferenziali alle misure dell'esecutivo. "I sacrifici necessari - sostiene Casini - rischiano di essere inutili se non si rimuove il macigno principale rappresentato dalla mancanza di credibilità di Berlusconi nella comunità internazionale". "Un esecutivo serio di larghe intese" con una guida credibile e anche con il Pdl, si spinge a ipotizzare Massimo D'Alema, è la discontinuità indicata anche dal Pd. Bersani, dopo aver riunito i vertici del partito, incontra per quasi un'ora Napolitano e dichiara che i democratici sono "pronti" a un governo di transizione, retto da una personalità stimata a livello internazionale. E Mario Monti è l'identikit profilato dalle opposizioni anche se, assicura Casini, "nessuno ha fatto nomi". Una "scossa visto che siamo al passaggio più difficile per l'Italia dal dopoguerra ad oggi", chiede Bersani che sabato spera di riempire di bandiere italiane piazza S. Giovanni per dimostrare che "con un cambiamento l'Italia ce la farà". Per Il Terzo Polo serve un governo d'emergenza."Per affrontare seriamente i problemi del Paese serve un governo di emergenza nazionale anche perché - spiega Casini - molti nella maggioranza sono disponibili a lasciare perché hanno capito che il problema è Berlusconi". Non esclude un governo tecnico, ma mette paletti come barricate, il leader Idv Antonio Di Pietro che non darebbe mai il via libera ad un esecutivo chiamato a "riforme che facciano macelleria sociale per far quadrare i conti", come, a suo avviso, è la lettera della Bce. Per questo, dopo aver in parte aperto alle larghe intese, in serata l'ex pm torna a chiedere che si vada al più presto alle elezioni. In Quirinale anche il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Domani toccherà al Pdl (in rappresentanza di via dell'Umiltà ci saranno il segretario Angelino Alfano e i capigruppo Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri) e alla Lega.