La Nato lascia Tripoli. Scatta l'ora delle vendette

Fine missione. Alla mezzanotte di oggi, la Nato chiuderà la missione «Unified protector» a tutela della popolazione libica. I nuovi governanti dovranno dimostrare di poter andare avanti da soli. La morte del tiranno, Muammar Gheddafi, ha messo fine alla guerra civile, ma non ai regolamenti dei conti. Le milizie dei vincitori stanno eliminando i lealisti. I ribelli conducono attacchi di rappresaglia contro abitanti sfollati originari della città di Tuarga, una roccaforte dei sostenitori di Muammar Gheddafi. Anche se ora le armi tacciono a Tripoli, ci vorrà del tempo prima che la vita riprenda il suo corso normale in Libia. E il tema del disarmo delle milizie è cruciale per cementare una stabilità ancora fragile, in un paese dove le lotte di potere abbondano. In attesa della formazione del governo che dovrà guidare il Paese alle elezioni, rimane spazio alla resa dei conti tra le varie anime della resistenza anti Gheddafi. Gli ex fedelissimi del raìs, non solo quelli combattenti, ma anche funzionari statali vengono pasati per le armi.Sirte è una città fantasma dove le milizie continuano a setacciare le case in cerca degli ultimi sostenitori del vecchio regime. Un problema grave sottolineato dal presidente del Parlamento europeo in missione inLibia. «Avete vinto la guerra contro Gheddafi, ora è tempo di passare ad una transizione basata sul rispetto dei diritti umani, sulla pace e sulla giustzia»:ha detto Jerzy Buzek, al termine dell'incontro con Abdul Jalil, capo del Cnt, a Tripoli. Il presidente del Parlamento Ue ha espresso le inquietudini dell'Europa in merito alle dichiarazioni sulla sharia e al trattamento dei prigionieri di guerra, ma ha anche assicurato il sostegno per aiutare la Libia a gettare le basi di nuove istituzioni democratiche. Il procuratore capo del Tribunale Penale Internazionale ha reso noto che sono in corso contatti indiretti con Seif al-Islam Gheddafi, il figlio del Colonnello ancora alla macchia, perché si consegni a L'Aja.Il procuratore, Luis Moreno-Ocampo, ha detto di non sapere dove si trovi, né ha rivelato chi siano le parti che lo tengono «in contato» con Seif e neanche chi abbia avviato le trattative ma ha garantito che Seif avrà un processo equo. È probabile che Seif abbia paura: lo sfrontato giovane che appena poche settimane fa sbeffeggiava il Tpi, liquidandolo come uno strumento nelle mani delle potenze occidentali, adesso -dopo le immagini della cattura del padre (brutalizzato e poi ucciso quando catturato alle porte di Sirte ndr) potrebbe aver cambiato idea. Una delegazione Usa, formata da funzionari governativi e da militari, sarebbe giunta ieri ad Agadez, nel Niger, per colloqui con le autorità locali.InNiger è rifugiato SaadiGheddafi e forse anche Seif.