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La giornata surreale sul pianeta Italia

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La crisi esplode ma maggioranza e opposizione si mostrano impreparate

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Anchese a prima vista potrebbe sembrarlo. È la surreale giornata che il nostro Paese ha vissuto mentre, intorno, l'Europa crollava. Tutto comincia lunedì. La situazione è già oltre il livello di guardia. Lo spread ha superato i 400 punti e l'italiano medio ha ormai imparato che, se succede, c'è da preoccuparsi. I nostri politici evidentemente no. Il centrosinistra litiga e dibatte di primarie mentre Pier Luigi Bersani pensa alla manifestazione del 5 novembre. Il governo resta fermo. È festa, c'è tempo per preoccuparsi. Poi in serata ecco apparire dal nulla il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Il numero uno di via XX Settembre si presenta alla Festa della zucca di Pecorara (Piacenza). Con lui Umberto Bossi. Per i due è una tradizione. Prima la messa poi la zuppa con qualche battuta ai militanti leghisti. E se Tremonti resta sul filosofico («sta venendo il tempo di mettere la ragione e il cuore al posto del saggio di interesse»), il Senatùr spara sul Sud: «Servono le gabbie previdenziali. Ognuno deve ottenere per quello che paga». E nel Mezzogiorno, va da sé, pagano meno e ottengono di più. Al risveglio la zucca non c'è più. Ma il pianeta Italia continua a girare in un'orbita tutta sua. Le Borse sono in caduta libera. Tremonti, avverte una nota, «come sempre, sta seguendo l'andamento dei mercati con attenzione». Silvio Berlusconi fa sapere che anticiperà il rientro a Roma. Il ministro dello Sviluppo Paolo Romani, dall'India, assicura: «Siamo perfettamente in grado di sostenere i tassi che paghiamo per il nostro debito». Che continuano a salire. E gli altri? Pier Luigi Bersani si attacca al telefono. Sente Giorgio Napolitano e offre la disponibilità delle opposizioni a un processo di transizione per fronteggiare la crisi. Cioè, se Berlusconi se ne va, noi ci siamo. Bella scoperta. Poi telefona a Pier Ferdinando Casini e Antonio Di Pietro. «È una delle giornate più drammatiche che l'Italia abbia mai vissuto» è la sua analisi. In effetti non se ne era accorto nessuno. Ma non preoccupatevi: oggi il Pd ha convocato una riunione urgente sull'evolversi della crisi. Se era così urgente perché non farla subito? Forse perché a tenere banco tra i Democratici sono ancora le primarie per la leadership. E non va meglio nel Pdl dove, da metà mattinata in poi, si fa a gara per commentare lo straordinario successo del tesseramento: un milione di iscritti. Lo spread sale e le Borse calano, pazienza. Anche le parti sociali ci mettono del loro. Il leader della Cisl Raffaele Bonanni invoca un governo istituzionale, la Cgil spinge per le elezioni e il leader della Fiom Giorgio Cremaschi loda il referendum antieuro della Grecia: «Una scelta di democrazia che dovremmo fare anche in Italia». E pensare che basterebbe fare bene e subito le riforme elencate nella lettera a Bruxelles. Magari con il sostegno dell'opposizione. In serata ci pensa Napolitano a chiedere «velocità» e «coesione». A Palazzo Chigi qualcosa si muove. Forse è tornata un po' di normalità.

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