L'incubo continua Crolla Piazza Affari
Il referendum greco spaventa i mercati Milano -6,8%. Spread ai massimi storici
Moltovicini», commenta a caldo un banchiere che ieri ha interrotto la giornata di riposo per tornare di corsa in ufficio. Inchiodato davanti al monitor a seguire il tracollo delle banche, l'impennata dello spread e dei rendimenti dei Titoli di Stato. Una seduta drammatica, quella vissuta ieri da tutte le principali Borse europee. Parigi ha ceduto il 5,3%, Francoforte il 5%, Madrid il 4,2%, Zurigo il 2,49% e Londra il 2,33%. Solo Atene, tra i listini minori, ha fatto peggio con un calo del 6,9 per cento. A soffrire di più, anche ieri, è stata Milano dove il FtseMib è arrivato a perdere più di sette punti percentuali per poi archiviare il martedì nero con un -6,8 %. Pericolosamente vicino al record negativo stabiliti meno di un mese dopo il crac di Lehman Brothers (era il 6 ottobre 2008, e Piazza Affari perse l'8,24%) e più del 7,24% lasciato sul terreno in seguito alla tragedia dell'11 settembre. Totale dei danni: 22 miliardi andati in fumo in giorno solo. Ad accendere la miccia ieri è stato il referendum sul pacchetto di aiuti internazionali alla Grecia, lanciato a sorpresa dal premier Papandreou, che ha fatto riemergere i timori per il rischio sovrano, temporaneamente sopiti con il summit Ue. Secondo l'agenzia di rating Fitch, infatti, questo rischia di sfociare in una bancarotta e una fuoriuscita di Atene dall'euro. Lo stesso Papandreou oggi terrà a margine del G20 di Cannes una riunione con la cancelliera tedesca, Angela Merkel, il presidente francese, Nicolas Sarkozy, col nuovo presidente della Bce, Mario Draghi, e con il direttore dell'Fmi, Christine Lagarde. All'incontro saranno presenti anche il presidente della Ue, Herman Van Rompuy, il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, e il presidente dell'Eurogruppo, Jan-Claude Juncker che ieri si è sbilanciato anche più di Fitch, non escludendo il rischio di bancarotta per Atene se gli elettori greci rigetteranno il piano di aiuti. L'azzardo greco ha dunque gettato benzina sul fuoco della speculazione che già aveva approfittato del clima festivo caratterizzato da volumi sottili e dunque di un mercato più vulnerabile per appiccare l'incendio. Le prime a bruciare sono state le banche: sul listino milanese Intesa Sanpaolo ha perso quasi il 16% seguita da Unicredit (-12,4%) e più volte sospesa per eccesso di ribasso nell'arco della seduta. Sul Nymex, il mercato delle materie prime di New York, il barile di greggio è precipitato sotto quota 90 dollari. Giù anche l'oro, che fino a qualche mese fa veniva usato come bene rifugio e tendeva a salire quando le Borse crollavano: ieri invece l'oncia ha perso più di 40 dollari sul mercato di Chicago, finendo a 1.688 dollari. Ovviamente a soffrire ieri è stato anche l'euro: la moneta unica passata di mano a 1,36 dollari, contro la quotazione Bce di lunedì di 1,40 dollari. Lo spread del Btp a 10 anni sul Bund di pari scadenza è arrivato al massimo storico dall'introduzione dell'euro con punte di 476 punti base. Il rendimento del decennale di riferimento ha stazionato a quota 6,338%, non così lontano dalla soglia di rischio del 7% che, secondo uno scenario dell'agenzia di rating Fitch del luglio scorso, farebbe schizzare gli interessi sul debito al livello non sostenibile di circa 110 miliardi nel 2015 dai 75 previsti nel 2011 se fosse permanente. Banche e investitori internazionali si sbarazzano insomma del titolo decennale, percepito come "tossico" in una fase di crisi politica, economica e istituzionale come quella che sta colpendo l'Italia. C'è poi un elemento molto più allarmante: la Bce sarebbe intervenuta nuovamente a sostegno dell'Italia acquistando buoni del Tesoro a cinque anni. L'intervento è stato deciso dopo il nuovo record dello spread del Btp decennale sul Bund tedesco a 436,3 punti con il rendimento che è salito vicino al record di 6,397% toccato in agosto. La percezione sui mercati è che Roma sia l'anello debole e stia mettendo in pericolo la stessa tenuta dell'Europa e dell'euro. Non è nemmeno certo che l'Italia sia «too big to fail», cioè troppo grande per fallire, come ha ammonito ieri l'Ocse. Il fatto è che se il nostro Paese si avvicina alla zona default, cioè al punto di non ritorno, l'intero sistema bancario e finanziario europeo e mondiale viene messo a repentaglio.