Bini Smaghi sale al Colle ma non si dimette
Il tempo è quasi scaduto: il primo novembre Mario Draghi lascerà la Banca d'Italia per insediarsi ufficialmente alla presidenza della Bce. Sostituirà il francese Jean Claude Trichet. Ma quel giorno Lorenzo Bini Smaghi potrebbe ancora sedere nel comitato esecutivo della Banca centrale europea. L'intesa tra il governo italiano e quello francese, che punta ad assegnare un posto a un rappresentante transalpino, è stata mandata all'aria da Bini Smaghi che, come ha chiarito più volte, non ha intenzione di lasciare. Ieri il banchiere ha incontrato il Capo dello Stato, con cui avrebbe parlato una quarantina di minuti. Era previsto già da qualche giorno. Sono state smentite le indiscrezioni secondo cui Napolitano avrebbe fatto pressing sul banchiere. Piuttosto, si legge in una nota del Quirinale, l'incontro ha avuto un «carattere riservato e personale». Infine si assicura che «non è stato esercitato alcun pressing nei confronti del dottor Bini Smaghi». Ma la Francia non sta a guardare. Anzi lo stallo sulla Bce peggiora i rapporti tra Roma e Parigi. Due giorni fa il presidente francese Sarkozy ha detto: «Se avessimo lasciato cadere la Grecia, dopo sarebbe toccato all'Italia». Ieri il ministro degli Esteri Frattini è tornato ad evocare «il serio problema delle banche» francesi. Ma la partita per la poltrona alla Bce è ancora aperta e l'Eliseo cerca di mettere all'angolo Bini Smaghi per spingerlo a lasciare. Anche se, in base ai Trattati, il suo mandato scade solo nel 2013 ed è irrevocabile. Sarebbe una questione di tempo. Tempo che Bini Smaghi avrebbe chiesto al premier Berlusconi. Tempo che il banchiere vorrebbe dalla Francia. Lo ha confermato il quotidiano Le Monde, secondo cui, sulla base degli impegni presi con il presidente dell'Ue Herman Van Rompuy, l'italiano «lascerà entro la fine dell'anno». Bini Smaghi - ha attaccato Le Monde facendo da amplificatore alle pressioni di Parigi - «si aggrappa» al suo incarico «contro gli impegni assunti da Berlusconi nei confronti di Sarkozy, che, di conseguenza, si mostra gelido con il suo omologo». Fonti diplomatiche francesi hanno fatto sapere che Bini Smaghi è chiamato ad andarsene «entro la fine della settimana», o comunque «al più presto possibile». La voce del banchiere si è sentita soltanto per un equivoco, in una telefonata nella quale ha risposto a David Parenzo, che si è spacciato per Umberto Bossi nella trasmissione «La Zanzara» su Radio 24. Nel colloquio Bini Smaghi ha spiegato che chiedere pubblicamente le dimissioni «di una persona che in teoria deve andare fino a fine mandato poi gli rende difficile poterlo fare. Queste cose vanno fatte in modo discreto». Ma poi apre: «Comunque penso che alla fine il presidente Berlusconi troverà una soluzione». Per ora le trattative sono in alto mare. Chi sperava che potesse essere decisivo l'incontro con il presidente della Repubblica è rimasto deluso. Dunque tutto resta fermo. Del resto il banchiere fiorentino è da sempre convinto che il passo indietro possa essere giustificato solo di fronte a un nuovo incarico all'altezza del precedente. Proprio perché in questo modo sarebbe tutelato, formalmente e sostanzialmente, il principio di autonomia di Francoforte, prerogativa essenziale per chi ha incarichi di vertice. Bini Smaghi è stato vicino alla poltrona di governatore di Bankitalia, ma le sue chances sono sfumate quando è prevalsa la soluzione interna con la promozione di Ignazio Visco. Le trattative proseguiranno nei prossimi giorni. Intanto il governo tedesco elogia Berlusconi e, soprattutto, Napolitano. «Ci sono stati domenica buoni colloqui fra la cancelliera Angela Merkel e il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi, anche alla presenza di Nicolas Sarkozy» ha detto il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert. Poi ha citato il presidente della Repubblica, intervenuto nei giorni scorsi sulla crisi, aggiungendo di confidare che anche il governo italiano la pensi come lui. Infine, anche ieri il presidente della Repubblica è tornato sui temi dell'economia. In un messaggio inviato al congresso del Pdci, Napolitano ha ricordato ancora i «lavoratori meno garantiti» e i «giovani». A loro vanno date «risposte convincenti e tempestive», ha detto, perché sono loro che vedono «messe in discussione le prospettive del proprio futuro». Oggi è questa la «sfida per tutti ineludibile». E ha insistito sulla coesione: in questa fase è auspicabile «una collaborazione tra forze politiche diverse intorno a possibili obiettivi comuni di interesse generale». In mattinata il presidente della Repubblica aveva ricevuto altre personalità centrali nel mondo dell'economia. Prima è salito al Colle il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, che ha informato il Capo dello Stato dell'attività svolta dal Comitato economico finanziario dell'Unione Europea, da lui presieduto. Poi Napolitano ha incontrato anche l'amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, e il presidente del Consiglio di Gestione di Intesa San Paolo, Andrea Beltratti.