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Silvio: "Vado avanti, meglio se da solo"

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Il premier Silvio Berlusconi

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Si mette l'abito dello statista. Si guarda allo specchio e si compiace. Silvio Berlusconi si gode questi giorni in cui può governare con la benedizione dell'Ue. Regge l'asse con ilQuirinale. Tiene anche la collaborazione con Mario raghi. Si gode una vittoria da solo. Senza Tremonti e senza nessun altro però. Via anche i collaboratori più stretti. Il Cavaliere ha fatto tutto da solo. Sembra passata un'era geologica da quando Angela Merkel gli rifilò una battuta che lo gelò. Qualcosa del tipo: «Ma perché non ti fai aiutare da Mario Monti?». Fu un in quel momento che Berlusconi capì che non solo nel suo governo ma anche tra i suoi c'era chi stava preparando un esecutivo tecnico, di larghe intese guidato dall'ex commissario europeo. Tutto sparito. Svanito. Evaporato. Se la ride anche per la lettera del malpancisti, che era pronta da settimane. E ora che è venuta fuori, giusto il giorno dopo della piena promozione europa, è rimasta senza partenità: «Nessuno ha il coraggio di dire che l'ha firmata - commenta con chi l'ha visto ieri -. Avete visto che ridere. Tutti a dire: "Io? No, non l'ho firmata". E quell'altro: "Non sapevo neanche che ci fosse"». Infine la sentenza: «È tutta gente che non verrà ricandidata, che è alla fine della sua carriera. Firmare un documento del genere con il quale si chiede a me di fare un passo indietro significa chiudere con la politica». È un Berlusconi talmente gonfio di buon umore che a sera si mette pure a fare due passi nel centro, a visitare qualche negozio, e fare un po' di shopping. Nel suo intervento agli Stati generali del commercio estero torna a darsi uno spazio temporale d'azione sino alla fine della legislatura: «Andiamo avanti lo stesso. Abbiamo diciotto mesi davanti con la novità assoluta di una nuova maggioranza e per poter cambiare la situazione». D'altro canto, di primo mattino aveva partecipato alla Telefonata con Belpietro e aveva smentito accordi con la Lega per andare al voto nella prossima primavera: «Non esiste alcun patto con la Lega. L'Italia ha bisogno di stabilità, tornare alle urne sarebbe contro gli interessi del Paese». «Al primo posto delle riforme c'è quella della Costituzione, ma intanto guardando al pacchetto di misure chieste dall'Europa per la lotta alla crisi il presidente del Consiglio ribadisce il suo appello all'opposizione perché «riesca a sceverare tra le soluzioni controproducenti per i loro interessi e quelle producenti per l'interesse di tutti gli italiani». Si fa aulico: «Mi piacerebbe moltissimo lasciare ma se penso ad aziende, colleghi, amici e figli in mano ad una sinistra così divisa mi sento la responsabilità di tenere e mandare avanti il nostro governo». E allo stesso tempo chiama la sinistra alle sue responsabilità: «Provvederemo a lavorare in questi 18 mesi fino al termine della legislatura e sono convinto che anche l'opposizione, dopo aver visto che il governo tiene, dovrà adeguarsi a questa esigenza di tutto il paese e ci renderà più facile la vita in Parlamento». Poi, come ormai consuetudine, una battuta scatena una polemica. La frase è questa: «C'è un attacco all'euro che come moneta non ha convinto nessuno, perché non è di un solo Paese ma di tanti che però non hanno un governo unitario nè una banca di riferimento e delle garanzie». «L'euro è un fenomeno mai visto ecco perchè c'è un attacco della speculazione - sottolinea ancora - ed inoltre risulta anche problematico collocare i titoli del debito pubblico». Piovono dichiarazioni di protesta del Pd al punto che il premier deve poi correggere con una nota scritta: «Come al solito, si cerca di alzare pretestuose polemiche su una mia frase interpretata in maniera maliziosa e distorta. L'euro è la nostra moneta, la nostra bandiera. È proprio per difendere l'euro dall'attacco speculativo che l'Italia sta facendo pesanti sacrifici», afferma il capo del governo. Che aggiunge: «Il problema dell'euro è che è l'unica moneta al mondo senza un governo comune, senza uno Stato, senza una banca di ultima istanza. Per queste ragioni è una moneta che può essere oggetto di attacchi speculativi».

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