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Licenziamenti, l'allarme di Sacconi: "Si rischia il ritorno del terrorismo"

Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi

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"Ho paura ma non per me perché io sono protetto, bensì per le persone che potrebbero non essere protette e diventare bersaglio di violenza politica che nel nostro Paese non si è del tutto estinta". Ospite a Sky Tg24, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi parla apertamente di un nuovo rischio terrorismo nel paese, nello stile che nel 2002 ha ucciso il giuslavorista Marco Biagi. Parole che infiammano il dibattito in corso sulla riforma del lavoro, già acceso sulle nuove regole e maggiore flessibilità per i licenziamenti promesse dal governo nella lettera d'intenti consegnata all'Ue mercoledì scorso. Amara la risposta della Cgil. "Mi auguro che Sacconi parli perchè ha elementi e non per inquinare un clima difficile", dice Susanna Camusso ospite a In Mezz'ora su Raitre. "Questi argomenti vanno trattati con grande cautela, sennò poi si rischia di invocare le cose...". Se ci sono elementi, ha continuato la leader della Cgil, "è giusto che la politica discuta e il Parlamento decida cosa fare". Netta anche la reazione dell'Idv: "Sacconi ha innescato la bomba, a cominciare dall'articolo 8 sui licenziamenti inserito in Finanziaria, e ora grida aiuto...", sottolinea il responsabile Welfare del partito, Maurizio Zipponi. Il ragionamento di Sacconi alimenta un rimescolamento di posizioni tra maggioranza e opposizione, al di là del dibattito sui "nuovi-vecchi" allarmi, sulla riforma del lavoro. Il ministro si dice d'accordo con la proposta del senatore Democratico Piero Ichino, che oggi ha lanciato un appello al governo, sulle pagine del quotidiano 'Libero', per "riformare insieme" l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, in modo da stabilire regole di flessibilità in uscita dal posto di lavoro e tutele per chi viene licenziato. E con Sacconi, tutto il Pdl accoglie l'offerta del senatore del Pd. Il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri chiede al partito di avviare un "immediato confronto" con il senatore del Pd. Il presidente dei deputati pidiellini Fabrizio Cicchitto invita a dare subito attuazione all'agenda delle riforme stabilita dal governo (oggi un calendario sul Corsera) e a seguire i suggerimenti di Ichino e Alberto Bombassei, vicepresidente di Confindustria che chiede più flessibilità in uscita per stimolare le assunzioni. Netta la differenza di impostazione con il segretario del Pd e con la Cgil, che invece concede di potersi sedere al tavolo con il governo solo se si abbandonerà il tema dei licenziamenti e si sposterà la discussione sulla precarietà. Altrimenti, dice Camusso, sarà sciopero generale, concordato con gli altri due sindacati Cisl e Uil. Quanto a Pierluigi Bersani, il leader dei Democratici parla così: il governo "spenga la miccia" che ha acceso sul tema del lavoro e dei licenziamenti facili e "inizi a ragionare seriamente" per evitare che sia messa a rischio la coesione sociale. Appello di Ichino al Pdl: cambiamo insieme l'art. 18. Il senatore del Pd, Pietro Ichino, lancia un appello a Silvio Berlusconi per cambiare insieme l'articolo 18 e il Pdl apprezza. In una lettera pubblicata su 'Libero', l'economista del Partito democratico dice si' ad una riforma delle norme sui licenziamenti evidenziando la volonta' espressa dal premier di far suo il progetto di riforma contenuto in un ddl presentato due anni fa proprio dal senatore Ichino insieme ad altri 45 esponenti dell'opposizione.  "Se il governo fa sul serio e resta in piedi, cose entrambe delle quali e' lecito dubitare, questa - scrive ichino - potrebbe essere una vera grande riforma bipartisan, di quelle di cui il nostro paese ha enorme bisogno" perché, sostiene l'esponente Pd, "la vecchia protezione forte contro il licenziamento, il famoso articolo 18 dello Statuto del 1970, è molto difettosa". Una riforma, chiarisce ancora l'economista, che coniughi "la massima possibile flessibilità delle strutture produttive con la massima possibile sicurezza per i lavoratori nel emrcato del lavoro". In pratica, sintetizza, devono esistere per tutti i lavoratori le garanzie essenziali ma "nessuno e' inamovibile". Su questa strada, sostiene Ichino, "il governo andrebbe appoggiato". Governo e Pdl raccolgono l'appello. Per il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, si tratta di una "proposta interessante" e rilancia: "Proseguiamo su questa strada e non su quella delo scontro imboccata dai sindacati". Per Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl, "a sinistra c'e' chi, come il senatore Ichino, da sempre sostiene tesi importanti e apprezzabili in materia di lavoro. Quale spazio hanno le sue tesi nella sinistra di Bersani, Vendola e Di Pietro? Il Pdl deve aprire un immediato confronto tra le proprie tesi e quelle di Ichino, molto vicine tra loro. Per creare lavoro e non per licenziare". Secondo Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, anche "il contributo di Ichino deve costituire il retroterra da tradurre in equilibrate iniziative leghislative". Polemizza, invece, il Pdl sulle dichiarazioni del magistrato Antonio Ingroia che dal congresso del Pdci a Rimini ha detto che bisogna "difendere la Costituzione, come fate voi in questo congresso, anche a costo di essere investito da polemiche. Un magistrato deve essere imparziale ma so da che parte stare ogni qual volta qualcuno vuole distruggerla". Per Gasparri "sono gravi e inquietanti le parole di Ingroia che confermano l'animo militante di alcuni settori della magistratura". Per Gaetano Quagliariello va bene difendere la "Costituzione e le sue leggi attuative" ma a cominciare "da quelle che vietano ai magistrati il coinvolgimento nell'attivita' di partiti politici. Sarebbe un bene per tutti".

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