Cento idee per il Big Bang di Renzi
Nessun elemento di divisione, solo idee. Parola di "rottamatore". Il sindaco di Firenze Matteo Renzi taglia il nastro di Big Bang, la convention alla Stazione Leopolda giunta alla seconda edizione, promettendo sorprese, ma soprattutto ponendo al Pd un interrogativo: «Se davvero toccherà a noi del centrosinistra governare il futuro cosa facciamo, una riedizione dell'altra volta?». Una scenografia choc per gli affezionati alle manifestazioni di partito: un salotto come quello di casa è allestito sul palco dove gli ospiti (attesi tra gli altri Parisi e Chiamparino, ma non Bersani impegnato a Napoli con altri giovani) si alterneranno fino a domenica. Accanto le immagini di grandi dinosauri, quelli che «si sono estinti da soli» ed il cui ingresso è «vietato» nella vecchia stazione granducale dismessa dove sono state sistemate 1.200 sedie per il pubblico - ma stasera sono già circa duemila i presenti - per ascoltare, ma anche per partecipare, alle cento idee con le quali Renzi vuole cambiare la politica, lanciate poi in un confronto online in una sorta di "Wiki-Pd", per varare una «rivoluzione delle idee» nel Pd. Cento idee sono forse un po' troppe, chiosa il presidente della Toscana Enrico Rossi, ricordando le 200 pagine del programma dell'Unione, all'origine di un'esperienza non finita bene, che pone l'accento su quella che pare la vera posta in palio: la candidatura di Renzi alle primarie. Il sindaco rottamatore ha tuttavia spesso detto che «candidate saranno le idee», senza però arretrare un passo rispetto alla promessa di candidare un giovane. Un candidato, è stato fatto spesso osservare, che difficilmente potrebbe avere un nome diverso dal suo. «Renzi faccia il sindaco, ma se, sbagliando, si vuole candidare è sbagliato stopparlo», dice ancora Rossi, favorevole a primarie di coalizione dove, ha ribadito, il candidato del Pd è Bersani. Da parte sua Renzi ha giudicato positivamente il fatto che Bersani abbia spiegato «che si può correre liberamente alle primarie: ne ho mai dubitato», dice, anche perché «il Pd senza le primarie non è il Pd». «Mi aspetto che in questi tre giorni si parli di questo, non di polemiche, coalizioni, alleanze. Parliamo delle questioni vere, degli italiani», dice Renzi. E i primi temi cominciano ad emergere: abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, abolizione del valore legale del titolo di studio, una discussione sugli ordini professionali, l'idea che l'Italia «possa ripartire scommettendo sulle questioni ambientali». La sfida, insomma, è sulle proposte oltre che sul rinnovamento del Pd e di chi lo guida. Anche se, dice, «non mi sento un guastafeste del Pd. Noi crediamo nel Pd». La festa, invece, vorrebbero guastarla a Renzi i suoi detrattori fiorentini, come i lavoratori dell'Ataf, l'azienda di trasporto pubblico a "rischio" privatizzazione e del Maggio musicale impegnati con il sindaco-presidente della loro fondazione in un braccio di ferro. Per domani hanno convocato una manifestazione di protesta proprio davanti alla Leopolda: «Non sa fare il sindaco di Firenze, figuriamoci il Paese...»