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Licenziamenti facili, Cgia: più disoccupati

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Occupazione giovanile, un ragazzo guarda gli annunci di lavoro  davanti a un'agenzia interinale

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Botta e risposta fra la Cgia di Mestre e il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi sugli effetti dell'introduzione di norme più "morbide" in materia di licenziamenti. Misure che l'Italia ha incluso nella "lettera di intenti" inviata e approvata a Bruxelles. Un tema, quello dei licenziamenti, su cui si registra anche un 'attaccò del presidente della Camera Gianfranco Fini. "Se si tende solo a favorire la possibilità di licenziare - ha detto infatti Fini - c'è il rischio di veder moltiplicare il tasso di disoccupazione che da qualche anno a questa parte sta crescendo e che riguarda in particolare un'area del Paese". Rischio disoccupazione all'11%. Secondo la Cgia se una normativa che rendesse più semplici i licenziamenti fosse stata applicata durante gli anni della crisi economica il tasso di disoccupazione in Italia sarebbe salito all'11,1%, anzichè essere all'8,2% attuale, con quasi 738 mila persone senza lavoro in più rispetto a quelle conteggiate oggi dall'Istat. Per il segretario Giuseppe Bortolussi, in un "un puro esercizio teorico ottenuto ipotizzando di applicare le disposizioni previste dal provvedimento sui licenziamenti per motivi economici a quanto avvenuto dal 2009 ad oggi", il numero dei lavoratori dipendenti che tra l'inizio di gennaio del 2009 e il luglio di quest'anno si sono trovati in Cig a zero ore. Vale a dire i lavoratori che per ragioni economiche sono stati costretti ad utilizzare questo ammortizzatore sociale del quale, con il nuovo provvedimento potranno disporre probabilmente solo a licenziamento avvenuto. Pertanto, se fosse stata applicabile questa misura segnalata nei giorni scorsi dal Governo all'Ue, negli ultimi due anni e mezzo, questi lavoratori, che hanno usufruito della Cig, si sarebbero trovati, trascorso il periodo di "cassa", fuori dal mercato del lavoro. E secondo la stima della Cgia, sommando le Ula (Unità di lavoro standard) che hanno utilizzato la Cig a zero ore nel 2009 (299.570 persone), nel 2010 (309.557) e nei primi 7 mesi di quest'anno (128.574), si ottengono 737.700 potenziali espulsi dal mercato del lavoro che in questi ultimi due anni e mezzo avrebbero fatto salire il tasso di disoccupazione relativo al 2011, all'11,1%. Immediata la risposta del ministero guidato da Sacconi secondo il quale l'ipotesi della Cgia, "guidata dal candidato del centrosinistra alla Presidenza della Regione Veneto" è "destituita di ogni fondamento". Anzi, le simulazioni sulla maggiore flessibilità in uscita anche realizzate a livello internazionale "danno più occupazione". "Ciò che l'Ue chiede all'Italia - ricorda il ministero - è una combinazione di maggiore flessibilità nella risoluzione del rapporti di lavoro e di maggiore protezione del lavoratore. Tutte le ipotesi di adempimento di questa richiesta sono quindi rivolte a consolidare il sistema di ammortizzatori sociali, a partire da tutte quelle situazioni nelle quali può essere conservato il posto di lavoro attraverso la cassa integrazione e gli accordi collettivi che è intenzione del governo ancor più incoraggiare". Sacconi è stato al centro della polemica politica. Il leader della Cisl Raffaele Bonanni, si schiera con la Cgia e si dice sicuro che, facilitando i licenziamenti "salirebbe la disoccupazione" e che sarebbe una sorta di "liberi tutti per licenziare chi si vuole". Per il Pd Cesare Damiano "Sacconi è paradossale: dopo aver reintrodotto il lavoro a chiamata e lo staff leasing, forme di lavoro precario cancellate dal governo Prodi, e dopo aver abolito la tutela per le giovani madri dal licenziamento in bianco, in questo caso introdotta dal precedente governo, ora finge una conversione sulla via di Damasco denunciando l'abuso dei contratti a progetto e dei tirocini da lui stesso favoriti". Il ministro "continua a nascondere le intenzioni del governo di distruggere i diritti fondamentali dei lavoratori", ha rincarato il responsabile lavoro e welfare dell'Idv, Maurizio Zipponi. Tutte critiche definite "pretestuose e determinate da pure ragioni ideologiche" dal presidente dei deputati Pdl, Fabrizio Cicchitto, mentre il senatore Pdl Maurizio Castro, scagliandosi contro le opposizioni, giunge a citare Biagi, D'Antona e Tarantelli che il terrorismo ha "abbattuti nel nome della resistenza violenta alla modernizzazione delle relazioni industriali italiane".  

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